Riparte il Servizio civile universale: più di 23mila giovani volontari in campo per l’emergenza
Da oggi, 16 aprile, ripartono i progetti del Servizio civile universale, che erano state sospese per l'emergenza coronavirus. Lo aveva anticipato la circolare del Dipartimento per le Politiche Giovanili del 4 aprile scorso: i volontari saranno coinvolti direttamente nella gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, naturalmente, si legge sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, "nel rispetto delle disposizioni del governo e in linea con i principi di precauzione e cautela che il contesto impone".
Fino al 15 aprile gli enti avevano la possibilità di comunicare al Dipartimento la loro adesione, spiegando come intendono dare attuazione alla Circolare. Sono in tutto 23.000 gli operatori volontari di nuovo in attività di ‘cittadinanza attiva'. "Ho ricevuto i messaggi di centinaia di giovani che avevano voglia di continuare la loro esperienza, voglia di mettersi al servizio della comunità – aveva detto il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – Potranno farlo impegnandosi in diverse attività anche al servizio delle amministrazioni comunali che ne avranno bisogno".
"Nelle scorse settimane, grazie all'impegno degli enti di servizio civile e alla volontà dei giovani operatori, l’attività non si era comunque mai del tutto fermata – ha fatto sapere oggi il ministro – in molte aree del territorio, laddove c’erano le condizioni e i progetti erano già incentrati su interventi direttamente connessi alla gestione dell’emergenza, hanno continuato ad operare, anche nei giorni più complicati, oltre 3.200 volontari. Sui canali social del Dipartimento sono state raccontate le loro storie con l’hashtag #noirestiamoconvoi".
Secondo i dati del Dipartimento per le Politiche Giovanili sono quasi 13.000 i giovani che riprendono le attività interrotte per la pandemia, nella stessa forma in cui erano previste nei progetti originari, mentre sono circa 10.000 quelli impegnati in progetti rimodulati, per i quali sono stati rimodulati obiettivi e attività. Gli interventi vanno dal supporto ai comuni e ai centri operativi comunali di protezione civile al sostegno al sistema scolastico, dalla realizzazione di progetti educativi o culturali, ripensati alla luce delle nuove necessità dettate dall’emergenza, al cosiddetto ‘welfare leggero', cioè interventi di assistenza alle persone anziane e ai soggetti più fragili in tutte quelle attività quotidiane per le quali non possono far fronte da sole in questo momento. I volontari verranno impiegati in attività come la consegna della spesa, dei farmaci, di pasti preparati, di libri o di altri beni di necessità; ma saranno anche impegnati a offrire assistenza da remoto, ad esempio attraverso telefonate periodiche dedicate all’ascolto e al conforto di chi in questo periodo soffre la solitudine. Questi giovani potranno anche gestire servizi informativi per la cittadinanza.
In particolare sono poco più di 9.000 i volontari che svolgeranno attività da remoto (il 41% del totale), a fronte di quasi 14.000 che potranno operare sul campo o in modalità mista (rispettivamente il 31% e il 28%), sempre utilizzando dispositivi di protezione e adottando tutte le norme di precauzione necessarie in questo contesto.
Del totale dei giovani del servizio civile oltre 4.000 saranno impegnati presso sedi diverse rispetto a quelle previste nei progetti, per impossibilità di svolgere magari le attività programmate originariamente – e di questi 1.200 circa opereranno presso sedi di organizzazioni, enti, associazioni non iscritti all'albo del servizio civile ma che si sono ‘gemellate', con l’obiettivo comune di fronteggiare la situazione di emergenza.
Tra i 23.000 volontari ci sono anche giovani che avevano scelto di svolgere il servizio civile all'estero e nei Corpi civili di pace e che, che sono stati costretti a rientrare in Italia a causa della pandemia, e che hanno scelto di proseguire l’attività nel nostro Paese nei progetti rivisitati dagli enti. "Sono poco più di un centinaio ma vanno menzionati perché il loro spirito di solidarietà e il sentirsi attori principali nella difesa della Patria li ha motivati a continuare il proprio servizio seppure in modo molto diverso rispetto alle originarie aspirazioni – ha sottolineato il ministro – A loro si aggiungono un altro centinaio di giovani che invece hanno potuto trattenersi all'estero e oggi proseguono le proprie attività di servizio civile in altri Paesi, seppure con molta cautela e per la maggior parte dei casi da remoto".
Sono, infine, circa 6.000 gli operatori volontari che devono necessariamente fermarsi, in quanto gli enti presso cui operano sono stati costretti ad interrompere temporaneamente i progetti. Non appena l'emergenza sarà finita i giovani coinvolti potranno recuperare il periodo di interruzione del servizio.