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“Rinviare il referendum per il terremoto”: la proposta fa discutere la politica

L’idea, rilanciata dall’ex parlamentare Castagnetti, arriva dal deputato di Civici e Innovatori Librandi secondo cui si potrebbe votare la prossima primavera per “”svelenire il clima politico” e “a far sì che l’attenzione di tutti sia focalizzata sul post-terremoto”. Aperture dalla minoranza Pd, mentre per Forza Italia il referendum è un impiccio che blocca il Paese da troppo tempo”.
A cura di C. T.
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Rinviare il referendum costituzionale del 4 dicembre alla primavera del 2017, "magari abbinandolo con il turno delle elezioni amministrative". La proposta viene da Gianfranco Librandi, deputato di Civici e Innovatori, secondo cui basta "un impegno condiviso da tutti i partiti presenti in Parlamento" per attuare un'idea che contribuirebbe a "svelenire il clima politico" e "a far sì che l'attenzione di tutti sia focalizzata sul post-terremoto", oltre a "destinare alla ricostruzione i circa 300 milioni di euro necessari all'organizzazione del referendum". Si tratta di "una proposta che avevo già lanciato ad agosto e che, purtroppo, conserva tutta la sua attualità", ha dichiarato Librandi, che ha aggiunto: "Abbiamo, come classe dirigente e come Paese, un compito storico cruciale: ricostruire i luoghi colpiti, trovare una sistemazione rapida e sicura ai tantissimi sfollati, avviare un processo di messa in sicurezza di tutto il territorio italiano. Gli esperti ci avvisano che l'energia del terremoto potrebbe non essere ancora stata completamente dissipata. Nella vita bisogna operare sulle priorità: questa è la nostra priorità assoluta, il referendum può attendere".

L'idea del rinvio del referendum ha ricevuto l'appoggio dell'ex parlamentare Pierluigi Castagnetti, che l'ha rilanciata: "Sono tre regioni coinvolte. Decine di migliaia di sfollati. Non riesco a immaginare in quali luoghi si possa votare all'interno delle zone terremotate e con quali scrutatori". Un'apertura è arrivata anche dalla minoranza Pd, con Federico Fornaro che, seppur a titolo personale, ha mostrato disponibilità: "Quella di Castagnetti non può essere considerata una posizione strumentale. Certo, bisogna vedere se esistono le condizioni normative". Qui, ha aggiunto, "non si tratta di collocazioni tra i partiti e dentro i partiti. Castagnetti  pone in evidenza una un'emergenza nazionale, viste le caratteristiche degli eventi sismici di quest'anno che sono intensi ma non isolati e che ricordano altri terremoti accaduti in passato nella storia d'Italia". In tempi recenti, ha proseguito ancora Fornaro, non si ricordano "terremoti con queste specificità, ed è chiaro che si pone un problema reale di fronte ad un'emergenza senza precedenti".

Dall'altro lato, Stefano Esposito, della maggioranza Pd, ritiene che in un paese "normale" se ne potrebbe discutere, ma si mostra scettico: "Capisco, è un tema fondato e in un Paese normale sarebbe una discussione all'ordine del giorno, senza il rischio di polemiche e di caccia ai fantasmi. Ma siccome non siamo un Paese normale, credo sia più opportuno che ci occupiamo di soccorrere le persone colpite dal terremoto, dar loro un posto al caldo, e soltanto dopo riprendere la questione…". Per il presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, "potrebbe essere utile una decisione straordinaria come il rinvio del voto referendario non solo per i problemi conseguenti alle migliaia di sfollati ma anche per l'esigenza di evitare in questa fase un ulteriore motivo di lacerazione quale si produrrebbe addirittura sulla Carta fondamentale. Si potrebbe così sostituire subito la campagna elettorale con una stagione di responsabilità repubblicana".

Secondo il capogruppo al Senato di Forza Italia Paolo Romani è indispensabile rispettare la scadenza del 4 dicembre, "un impiccio che blocca il Paese da troppo tempo", anche "per responsabilità del governo che non ha fissato una data più vicina". Nonostante sia "evidente che la situazione dell'Italia centrale è fonte di enorme preoccupazione", il referendum "è un'altra cosa: è un impiccio di cui dobbiamo liberarci".

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