Rinnovato contratto nazionale del Terziario, come cambiano stipendi con aumenti e bonus una tantum
È arrivato l'accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del terziario, della distribuzione e dei servizi. L'intesa riguarda più di tre milioni di lavoratori in Italia, e porterà un aumento (a regime, quindi non da subito) di 240 euro al mese per chi è al quarto livello. In più, ci sarà un'erogazione una tantum da 350 euro divisa a metà in due mensilità: 175 euro a luglio 2024 e 175 euro a luglio 2025.
Le trattative per il nuovo contratto sono durate circa quattro anni, e hanno attraversato fasi complesse, tra rotture e scioperi. Al tavolo c'erano da una parte Confcommercio e Confesercenti e dall'altra i sindacati Ficams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. L'accordo sarà valido retroattivamente, dal 1° aprile 2023 al 31 marzo 2027. I 240 euro lordi riconosciuti al quarto livello comprendono anche i soldi che erano arrivati con il protocollo straordinario approvato a dicembre 2022, una sorta di accordo temporaneo per dare un primo aumento ai lavoratori in attesa che le trattative si concludessero. Da aprile 2024 arriverà la prima tranche da 70 euro.
Ci sono poi altri cambiamenti tecnici. La classificazione del contratto ora dipendenti dell’e-commerce, del terziario avanzato e della comunicazione. L'indennità annua della clausola elastica del part-time si alza da 120 a 155 euro all'anno. Confcommercio ha annunciato anche che ci sono dei miglioramenti per quanto riguarda le politiche di genere aziendali, e che si prevedono congedi aggiuntivi per le donne vittime di violenza. In più, si rafforza l'assistenza sanitaria integrativa. Infine, si inseriscono nel contratto collettivo le novità legislative previste per quanto riguarda i contratti a tempo determinato, che potranno essere usati per assumere i dipendenti stagionali.
L'accordo passerà al voto delle assemblee dei lavoratori. Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, ha definito l'accordo "il frutto delle lotte dei lavoratori". Per Confcommercio, la vicepresidente confederale Donatella Prampolini ha detto che "l'iter contrattuale si è dovuto confrontare con i profondi impatti economici e sociali dell’emergenza pandemica, dei conflitti geopolitici e del ritorno dell’inflazione". Confesercenti ha commentato con una nota: "Il risultato raggiunto è frutto di una volontà condivisa dalle parti trattanti di contrastare il fenomeno del lavoro povero con misure specifiche e dare una adeguata risposta economica e normativa a milioni di lavoratori".