Rincari bollette, riforma del fisco e concorrenza: cosa salta se si torna al voto
Il caro-bollette, la guerra in Ucraina, il nuovo aumento di contagi di Covid-19. E soprattutto le riforme della concorrenza e del fisco, che il governo Draghi aveva fissato come elementi fondanti della propria azione. Sono vari i dossier che resteranno sospesi in caso di conferma delle dimissioni del presidente del Consiglio e quindi di un ritorno al voto. Con risvolti imprevedibili. Tra questi ci sono riforme che da tempo avevano iniziato il loro cammino con l’intento di chiuderlo prima delle elezioni. Senza dimenticare un ulteriore nodo istituzionale: Camera e Senato non hanno ancora provveduto ad approvare i nuovi regolamenti interni, necessari per garantire il loro funzionamento dopo il taglio del numero dei parlamentari che sarà esecutivo nella prossima legislatura. A Palazzo Madama, il testo dovrebbe approdare in Aula nella prossima settimana per ricevere l'ok. Mentre a Montecitorio si è un po’ più indietro: il rischio è che il processo debba subire un’accelerazione per evitare di far insediare i nuovi deputati con un regolamento inapplicabile.
Al netto di questi ingorghi nei Palazzi, spicca un problema con conseguenze dirette sulla vita degli italiani: il ddl Concorrenza potrebbe non vedere più la luce, confermando quanto sia difficile approvare questo tipo di provvedimento che teoricamente dovrebbe avere una cadenza annuale. Ma dal 2009 a oggi, in 13 anni, è stato licenziato una sola volta dal Parlamento, nel 2017 peraltro con un ritardo di oltre due anni dalla prima presentazione. Il ddl è per sua natura complesso, perché prevede interventi in tanti settori dell’economia, anche se l’attenzione politica si è soffermata in particolare sulla questione delle concessioni ai balneari e della liberalizzazione dei taxi. Una vicenda che negli ultimi giorni ha provocato le proteste dei tassisti a Roma. Draghi ha sempre considerato la sua approvazione una priorità, anche sulla spinta delle richieste dell’Unione europea. A maggio ha accelerato per ottenere il via libera al Senato, minacciando di porre la questione di fiducia, senza ulteriori compromessi. Così il semaforo verde a Palazzo Madama, giunto proprio il 31 maggio, ha spostato il dibattito alla Camera per la seconda lettura. Il tutto con le annesse polemiche sull’articolo 10, quello che deve riscrivere le norme sui taxi e le auto a noleggio con conducente.
Il disegno di legge sulla Concorrenza va a braccetto con un altro maxi intervento: la delega fiscale che avrebbe dovuto ridisegnare il fisco italiano. Si tratta di un altro testo che per mesi ha diviso la maggioranza. Dopo una lunga indagine conoscitiva, in commissione Finanze alla Camera, è partito l’iter ufficiale, culminato nella spaccatura sulla questione del catasto. Al termine di una serie di incontri e di una complicata mediazione, il testo è stato approvato in Aula a Montecitorio lo scorso 23 giugno. Nemmeno il tempo di essere incardinato al Senato, che potrebbe finire nel dimenticatoio, a causa del ritorno al voto. Diventando l’ennesimo tentativo fallito di realizzare una riforma fiscale. Sono questi i due macro provvedimenti destinati a finire su un binario morto con un risvolto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza: sono due riforme che Bruxelles ha chiesto all’Italia per erogare i fondi previsti. Così resta indefinita, nel suo complesso, la modalità di attuazione del Pnrr, e la serie di scadenze in agenda.
Tante altre misure potrebbero condividere lo stesso destino. Basti pensare all’ulteriore contenimento dei costi delle bollette e del carburante, visto che ad agosto scade lo sconto di 30 centesimi introdotto a fine maggio. Era infatti al vaglio degli uffici di Palazzo Chigi, in accordo Ministero dell’economia e delle finanze, un intervento per abbattere i prezzi e prevedere così un argine all’emergenza energetica, visto che per l’autunno prende forma un possibile razionamento per i consumi domestici oltre che per le attività produttive. Dunque, si pensava a un decreto Aiuti bis per alleviare gli affanni delle famiglie alle prese con il caro bollette. D’altra parte la misura potrebbe essere estesa da un governo in carica anche solo per il disbrigo di affari correnti. Considerando la natura straordinaria della situazione sarebbe un passaggio comprensibile.
Altro capitolo che viene rinviato è quello delle pensioni: entro la fine del 2022 è necessaria la riscrittura delle norme della previdenza italiana, perché a dicembre scade la formula di Quota 102. La tensione internazionale, con la guerra in Ucraina, è un altro tema che non può essere derubricato a cuor leggero: l’Italia ha rappresentato un alleato fondamentale per Kyiv con l’invio di equipaggiamenti militari, e non solo. Così come la fine della legislatura rappresenterebbe il de profundis per due progetti di legge che di recente hanno infiammato il dibattito a Montecitorio: la legge sulla cannabis e la riforma della cittadinanza, lo ius scholae. Difficilmente, visto l'ostruzionismo del centrodestra, sarebbero passate. Ma con il ritorno alle urne si dovrebbe ripartire, ancora una volta, da zero.