Rimborsi elettorali: Grillo li rifiuta, ma non ne ha mai avuto diritto
Si può rinunciare a qualcosa di cui non si ha diritto? No, evidentemente, ma è quello che starebbe accadendo in questi giorni con il Movimento 5 Stelle, che ha riportato all'attenzione generale la battaglia sull'azzeramento dei rimborsi elettorali ai partiti politici, vantando il loro rifiuto a ogni tipo di sostegno pubblico. Secondo Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle avrebbe diritto teoricamente a oltre 42milioni di euro. Ma è vero? Sembrerebbe di no, visto che a regolare la questione è una legge, in particolare la n.96/2012 che reca norme in materia di "riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al governo per l’adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l’armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali”.
L'articolo 5 è quello più interessante, e recita testualmente:
1. I partiti e i movimenti politici, ivi incluse le liste di candidati che non siano diretta espressione degli stessi, qualora abbiano diritto ai rimborsi per le spese elettorali o ai contributi di cui alla presente legge, sono tenuti a dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto, che sono trasmessi in copia al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente della Camera dei deputati entro quarantacinque giorni dalla data di svolgimento delle elezioni. L'atto costitutivo e lo statuto sono redatti nella forma dell'atto pubblico e indicano in ogni caso l'organo competente ad approvare il rendiconto di esercizio e l'organo responsabile per la gestione economico-finanziaria. Lo statuto deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti.
2. I partiti e i movimenti politici, ivi incluse le liste di candidati che non siano diretta espressione degli stessi, che non trasmettano al Presidente del Senato della Repubblica o al Presidente della Camera dei deputati gli atti di cui al comma 1, nel termine ivi previsto, decadono dal diritto ai rimborsi per le spese elettorali e alla quota di cofinanziamento ad essi eventualmente spettante.
Come è noto, il Movimento5Stelle non possiede uno statuto ufficiale, bensì soltanto un "Non Statuto" il cui primo articolo recita: "Il MoVimento 5 Stelle è una ‘non Associazione'. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it". Ergo, il Movimento5Stelle non rispetta i requisiti minimi per avere diritto al rimborso elettorale. Quello di Beppe Grillo quindi non va considerato un rifiuto, bensì la normale conseguenza di un "mancato adempimento burocratico", cioè la registrazione dello Statuto. Certo, si potrò dire che si è trattato di una scelta ben precisa e non casuale, ma in tal caso Grillo e i militanti farebbero meglio a non parlare di "rifiuto", bensì di un diritto mai acquisito.