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Rigopiano, avvocato di uno degli assolti a Salvini: “Parla di vergogna, ma sul processo non sa nulla”

L’avvocato di uno degli imputati assolti nel processo per la tragedia di Rigopiano ha scritto a Matteo Salvini, dopo il suo commento sulla sentenza. “Se un Ministro della Repubblica sente di dover pubblicamente denunziare una vergogna, nel suo caso abbia scelto quella sbagliata”, ha scritto.
A cura di Annalisa Girardi
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Gian Domenico Caizza è l'avvocato dell'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, una delle 30 persone che erano imputate nel processo per la tragedia di Rigopiano. Vicenda che si è conclusa, dopo sei anni, con 25 assoluzioni e cinque condanne, tra le proteste dei familiari delle 29 vittime. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, è intervenuto per commentare la sentenza, affermando: "Tutti assolti o quasi. Vergogna, questa non è giustizia". Proprio per queste dichiarazioni Caizza, che rappresenta uno degli assolti, ha deciso di scrivere al ministro.

"Le parole sono pietre, ma quelle di un uomo pubblico, autorevole Ministro della Repubblica, sono macigni: se un Ministro parla e ragiona così -pensa tanta gente- è così che è legittimo parlare e ragionare", ha iniziato Caizza. Per poi continuare"Tralascio di considerare il fatto che Lei, di questo processo, non sappia nulla. Non perché non sarebbe di per sé decisivo, ma perché è ormai diventata una regola, alla quale dobbiamo evidentemente rassegnarci: dei processi si parla senza averne letto una sola pagina. Questa sì che è una vergogna, ma che dire? Pazienza, ormai la cosa funziona così. Ma la lapidaria crudezza del suo giudizio mi sollecita alcune riflessioni, che mi permetto di rassegnarLe".

Per prima cosa l'avvocato contesta al ministro la frase sulle assoluzioni: "Dobbiamo dedurne -mi corregga se sbaglio- che, dati, per dire, 30 imputati, maggiore è il numero dei condannati, più saremo rassicurati che giustizia è stata fatta. All’inverso, più cresce il numero degli assolti, più cresce la vergogna. Un’idea, come dire, statistica della Giustizia. È una idea che trova proseliti, visto che leggo oggi sulla gran parte dei giornali che la vicenda si sarebbe conclusa senza individuazione di alcun responsabile; il che è semplicemente falso".

Caiazza ha quindi sottolineato che non è vero che un'assoluzione rappresenta il naufragio della giustizia e la condanna il suo trionfo. "L’implicazione successiva di questo modo di ragionare, che è evidentemente il Suo signor Ministro, è che il buon giudice sia colui che fa proprie le idee della Pubblica Accusa. Il giudice sta lì non per valutare se l’Accusa sia fondata, ma per asseverarla incondizionatamente. Lei pensa questo, Ministro Salvini? Basta dirlo con chiarezza. Se invece non è questo il suo pensiero (e glielo auguro di tutto cuore, anche perché Lei sta vivendo l’amaro calvario dell’imputato che rivendica la propria innocenza, sicché poi dovremmo capire, nel Suo caso, quale sarebbe la “vergogna” conclusiva della Sua vicenda, se l’assoluzione o la condanna), allora arriviamo al punto della questione", ha proseguito il legale.

Infine, commentando quanto accaduto al tribunale, Caiazza ha concluso: "A noi hanno insegnato che le aule di giustizia sono luoghi sacri. Indossiamo una toga per potervi mettere piede. Parliamo se e quando autorizzati dal giudice, vincolati ad un uso riguardoso e controllato delle parole. È stato uno spettacolo che ha umiliato, non quel magistrato, ma la Giustizia ed il prestigio della giurisdizione. Mi sbaglierò, ma io penso che se un Ministro della Repubblica sente di dover pubblicamente denunziare una vergogna, nel suo caso abbia scelto quella sbagliata".

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