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Riforme, il ddl Boschi in aula. Renzi: “Mai detto di voler abolire il Senato”

La riforma che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V della Costituzione in Aula a Palazzo Madama. Nonostante gli scontri con le opposizioni, la ministra assicura “Abbiamo i voti”. Renzi ha già confermato la deadline del 15 ottobre per l’ok al Senato.
A cura di Redazione
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Ore 17:40 – Continuano gli interventi sulla riforma della Costituzione, mentre continua il "pressing" sul Presidente del Senato per capire se e in che misura riterrà ammissibili gli emendamenti all'articolo 2, quello che riguarda l'elettività dei nuovi senatori. Non è poi secondaria la questione della tempistica, con i leghisti (ed in particolare Roberto Calderoli) pronti a presentare in Aula le migliaia di emendamenti ritirate in Commissione Affari Costituzionali. Intanto Flavio Tosi spiega che i senatori che fanno riferimento a lui non voteranno la riforma se resterà "così com'è".

Ore 16:30 – A quanto si apprende in queste ore, il Governo prevede di ottenere il via libera al ddl Renzi Boschi entro la serata di mercoledì. la discussione procederà a tappe forzate, con sedute che avranno solo piccole interruzioni.

Ore 15:45 – Il Senato non approva le pregiudiziali di costituzionalità sollevate dalle opposizioni. La maggioranza regge al primo voto parlamentare.

Ore 15:00 – Parla anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi: "A chi dice state facendo troppo veloci rispondo: non per cattiveria, ma sei mesi a lettura non mi sembra correre, poi questa riforma è attesa da 70 anni". Poi si è sbilanciato sulla tempistica: "La riforma andrà in Aula alla Camera a gennaio, poi nell'autunno del 2016 faremo referendum confermativo". E se Grasso ammettesse emendamenti su articolo 2 del ddl? "In quel caso ascolteremo le motivazioni e poi decideremo".

Ore 12:30 – Seconda sospensione della seduta disposta dal Presidente Grasso. Dopo la relazione introduttiva della senatrice Finocchiaro e le questioni pregiudiziali illustrate dalla senatrice De Petris (SEL), da Roberto Calderoli (Lega Nord) e da Vito Crimi (Movimento 5 Stelle) la seduta è stata infatti aggiornata alle 15.

Nel frattempo, Palazzo Chigi ha smentito seccamente i retroscena circolati nelle ultime ore, con un duro comunicato: "L’Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio smentisce la frase “abolisco il Senato e ci faccio un museo”, attribuita oggi al Presidente del Consiglio da un quotidiano. Una frase volgare e assurda che Renzi non ha mai pronunciato né pensato o riferito".

Renzi, intanto, ha fatto l'elenco dei suoi appuntamenti odierni (nulla a che vedere con la discussione in Aula):

"Io non sono per nulla in ansia, non sono preoccupata per i numeri. Se avessimo avuto paura avremmo cercato di fare melina, invece di chiedere un'accelerazione sui tempi per andare direttamente in aula". Intervistata dal Corriere della Sera, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi torna così sulla riforma costituzionale che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V della Costituzione andrà dunque in Aula subito, già oggi, saltando l’esame e il voto in commissione. L'Assemblea lavorerà sul provvedimento dalle 9,30 alle 20 e venerdì dalle 9,30 alle 17. La settimana prossima previste sedute martedì e giovedì dalle 9,30 alle 20 e mercoledì dalle 9,30 senza orario di chiusura.

Riforma al Senato, deadline è il 15 ottobre

E mentre la minoranza dem apre: "Un accordo sulle riforme si può ancora fare, ma dipende da Renzi – ha spiegato Roberto Speranza prima di rivolgersi direttamente al premier -. La prova muscolare in direzione non serve a nulla", la Boschi spiega il perché dell'urgenza di andare in aula anche senza l’intesa: "abbiamo l'esigenza di rispettare la data del 15 ottobre, perché poi dobbiamo presentare la legge di Stabilità. L'Europa ci riconosce spazi finanziari di flessibilità se in cambio facciamo le riforme. La sola clausola delle riforme vale qualcosa come otto miliardi da spendere". La speranza del ministro è che comunque il Pd sia “tutto unito e spero in una soluzione che tenga tutti assieme, magari con un pezzo delle opposizioni". Se sono buoni anche i voti di Verdini, Tosi e Berlusconi? "Sì. Se chi le ha votate le rivotasse, la riforma avrebbe più valore".

Ritirati emendamenti

C’è da dire che ieri pomeriggio era arrivato il colpo di scena con le opposizioni che hanno ritirato gli emendamenti al ddl riforme. Per la Lega l'annuncio è stato fatto dal senatore leghista Roberto Calderoli in Commissione Affari costituzionali. Calderoli ha specificato che conferma appena dieci dei circa 500mila emendamenti da lui presentati. Una mossa volta a lasciare il testo in commissione anziché portarlo direttamente nell’aula del Senato.  Ma la maggioranza e il governo hanno deciso di andare avanti.

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