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Riforma riscossione, cosa ha deciso il Consiglio dei ministri: le nuove misure

Via libera definitivo dal Consiglio dei Ministri al decreto legislativo che riordina il sistema di riscossione dei tributi. Lo ha annunciato ieri in conferenza stampa il viceministro dell’economia, Maurizio Leo. Si tratta, ha detto, del “decimo decreto attuativo delle delega che è approvato e operativo”. Ecco le novità.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri in via definitiva il decreto delegato di riforma della riscossione. L'obiettivo del governo è quello di intervenire gigantesco magazzino fiscale, con cartelle esattoriali arrivate a sommare debiti per 1.200 miliardi, per snellirne l'incasso e l'estinzione.

Si tratta del decimo decreto attuativo della riforma fiscale. Due le misure principali: l'allungamento dei tempi per saldare i debiti con il fisco, con il passaggio graduale dalle attuali 72 ad un massimo di 120 rate mensili su un orizzonte di 10 anni, e quello che il viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, ha definito "il cuore" del provvedimento, ovvero il discarico automatico delle cartelle non riscosse entro 5 anni.

Le novità

Il provvedimento dispone l'allungamento dei tempi per saldare i debiti con l'erario, fino ad massimo di 120 rate mensili per coloro che si trovano in una situazione di difficoltà economica e devono restituire cifre superiori a 120mila euro. I procedimenti di riscossione e di rimborso fiscale al 31 dicembre 2023 vedono il magazzino delle entrate occupato da 170 milioni di cartelle: il 28% sono state notificate prima del 2010, il 27% tra il 2011 e il 2015, più di 20 milioni sono di contribuenti gli atti che annualmente vengono notificati.

Il 20% delle cartelle viene regolarizzato nel periodo successivo alla notifica; il 25% nei successivi 4-5 anni; il restante 55% viene sanato marginalmente e rimane nel magazzino in quanto manca una prassi di cancellazione dei debiti arretrati e/o inesigibili. Del primo gennaio 2025 scatta il discarico automatico delle cartelle entro 5 anni, al termine dei tentativi annuali di riscossione sarà restituita all'ente che l'ha generata. Per i carichi affidati nel 2025, il discarico avverrà al 31 dicembre 2030. Con un meccanismo a scalare per gli anni successivi. "Il cuore della riforma della riscossione è il cosiddetto discarico, dopo i rilievi parlamentari, potrà avvenire anche la cartolarizzazione dei crediti", ha spiegato il vice ministro dell'Economia, Maurizio Leo, al termine del Cdm.

Funziona così: dopo cinque anni di tentativi (fallimentari) di riscossione, l'agente restituirà la cartella all'ente che l'ha emessa. Per i carichi che saranno affidati nel 2025, il discarico automatico opererà al 31 dicembre 2030, per quelli che saranno affidati nel 2026 opererà al 31 dicembre 2031, e così via. A quel punto l'ente creditore potrà cercare di incassarli per conto suo, magari affidandosi a enti privati di Riscossione e cartolarizzando – qui la novità introdotta dopo l'esame parlamentare – il credito. Sull'arretrato viene invece attuata "un'operazione verità", ha spiegato ancora Leo, con l'istituzione di una commissione ad hoc che "procede all'analisi del magazzino" e successivamente relaziona al ministro dell'Economia, proponendogli le possibili soluzioni con precise scadenze.

Dal Cdm sono arrivate anche novità anche per le imprese. Si tratta di un nuovo sistema di controlli, con un cambio di paradigma: prevenzione al posto di verifiche ex post.

Con il via libero definitivo al decreto legislativo in attuazione della legge annuale per la concorrenza, i controlli sulle attività economiche diventano più semplici, nell'ottica di una maggiore collaborazione. Le imprese più virtuose riceveranno un bollino di basso rischio, viene reso impossibile procedere in contemporanea a ispezioni diverse sullo stesso operatore e viene introdotto un periodo di ‘franchigia' di 10 mesi per chi ha superato positivamente un controllo. "Dalla logica sanzionatoria si passa alla prevenzione degli illeciti sulla base di una fiducia reciproca che incentiva i comportamenti virtuosi in un'ottica di premialità", ha spiegato il ministro della Pa Paolo Zangrillo.

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