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Pensioni

Riforma pensioni, il governo Meloni dice che Quota 41 si farà ma l’assegno sarà ridotto

L’obiettivo della Lega di arrivare a Quota 41 per le pensioni – cioè lasciare il lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età – è raggiungibile per il governo Meloni, ma l’assegno dovrà essere tagliato per chi sceglie questa opzione. Lo ha detto Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, spiegando il piano dell’esecutivo.
A cura di Luca Pons
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La riforma delle pensioni su cui il governo Meloni lavorerà, e che potrebbe vedere la luce già quest'anno, si baserà su un taglio degli assegni. O meglio, sul ricalcolo interamente contributivo (che dà un importo mensile più basso) per chi sceglie la pensione anticipata. Con questo meccanismo, già applicato quest'anno a Quota 103 oltre che a Opzione donna, anche l'obiettivo leghista di approvare Quota 41 potrebbe diventare fattibile. A dirlo è stato Claudio Durigon, sottosegretario leghista al ministero del Lavoro, in un'intervista a Repubblica.

La prossima riforma delle pensioni dovrà essere "sostenibile per i conti e per il mercato del lavoro", ha spiegato Durigon, con l'obiettivo di durare per "i prossimi dieci anni". Quota 41 si farà, ha assicurato il leghista. Si tratta di andare in pensione quando si raggiungono i 41 anni di contributi versati, a prescindere dalla propria età anagrafica. Durigon ha aggiunto una parte importante, però: "Quota 41 con il ricalcolo contributivo".

Con questo meccanismo, il periodo lavorato prima del 1996 verrebbe conteggiato con il metodo contributivo (cioè in base ai contributi versati) invece che con quello retributivo (basato sugli stipendi ottenuti). È un ricalcolo che, come avviene già oggi, penalizzerebbe chi va in pensione, portando a ricevere un assegno più basso.

Il sottosegretario ha rivendicato che Quota 41 con il ricalcolo contributivo "è sempre stata la proposta della Lega". E ha specificato che il taglio sarà "minimo, perché nel tempo la porzione retributiva da ricalcolare è sempre più piccola". Insomma, più gli anni passano e meno ci saranno persone che hanno iniziato a lavorare prima del 1996. Chi ha iniziato a versare i contributi solo pochi anni prima, infatti, dovrebbe avere un taglio piuttosto piccolo sulla pensione se sceglie Quota 41.

Durigon ha anche detto abolire la riforma Fornero delle pensioni "rimane il nostro obiettivo politico", anche se finora tutti gli aspetti principali di quella riforma sono rimasti in piedi. "Per cancellarla servirebbero enormi risorse", ha detto il sottosegretario: "Con la riforma che faremo e con il peso via via minore delle pensioni retributive, anche quella legge morirà".

Certo, anche aggiungendo la possibilità di una pensione anticipata con Quota 41 (e assegno ridotto), l'età per andare in pensione di vecchiaia con assegno pieno resterebbe fissata a 67 anni. E nei prossimi anni questa soglia dovrebbe ulteriormente alzarsi, seguendo l'aspettativa di vita in Italia. Il tema dell'aspettativa di vita "va valutato con attenzione", si è limitato a dire Durigon: "Noi della Lega l’abbiamo già bloccata una volta".

E per i settori come quello dei medici, in cui il governo sembra intenzionato ad alzare l'età della pensione piuttosto che abbassarla con Quota 41? "Nei settori, come la sanità, in cui c’è carenza di manodopera dobbiamo incentivare le persone a restare. Quello è un settore con criticità evidenti. C’è stata nel tempo miopia dei governi. È d’obbligo quindi offrire premi alla permanenza", ha concluso il sottosegretario.

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