Riforma Giustizia, governo accelera dopo la morte di Berlusconi: in arrivo stretta su intercettazioni
Dopo la morte del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi il governo accelera sulla riforma della Giustizia. Il ddl targato Nordio, che secondo una bozza è di soli 8 articoli – "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento giudiziario"- arriverà in Cdm domani, alle 18. Cancellazione del reato di abuso d'ufficio, limitazione del reato di traffico di influenza, stretta sulle intercettazioni, inappellabilità delle sentenze, sono alcune delle misure che verranno discusse al pre-Consiglio dei ministri convocato per questa mattina.
I fari sono puntati soprattutto sul reato d'ufficio, al momento la linea è quella dell'abrogazione del reato, nonostante alcune perplessità della Lega che potrebbe eventualmente cercare di modificare il testo in Parlamento. Il Guardasigilli però vuole cancellare del tutto l'articolo 323 del codice penale, che punisce gli abusi degli amministratori locali, costretti a dimettersi e a finire bruscamente la loro carriera, anche se poi i numeri dicono che il 95% delle contestazioni viene archiviato. Nella relazione nella relazione che accompagna la bozza del ddl giustizia si specifica che il numero delle iscrizioni nel registro degli indagati resta "ancora alto: 4.745 nel 2021 e 3.938 nel 2022; di questi procedimenti, 4.121 sono stati archiviati nel 2021 e 3.536 nel 2022". Solo 18 invece le condanne in primo grado nel 2021.
Per quanto riguarda le intercettazioni, non si potranno pubblicare se non sono contenute letteralmente in uno dei provvedimenti del giudice. Interventi anche sul reato di traffico di influenze, per il quale è prevista la "Riduzione dell'ambito applicativo". Il reato viene "limitato a condotte particolarmente gravi". Nella bozza viene aumentata anche la pena minima per questo reato: le pene previste che vanno da un anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi. Scatterà la "non punibilità" se chi ha commesso il reato collabora con la giustizia
Riguardo all'inappellabilità delle sentenze, secondo la bozza il pm non potrà più presentare appello contro le sentenze di assoluzione "relative a reati di contenuta gravità". Restano appellabili da parte del pubblico ministero le decisioni di assoluzione per i reati più gravi, compresi tutti quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale, tra i quali sono ricompresi i reati cosiddetti da codice rosso, come spiega la relazione allegata al ddl.
"Ci aspettiamo che il governo porti avanti le battaglie di Berlusconi e che il dna di FI non venga tradito. La riforma della giustizia deve essere fatta anche per lui", hanno detto fonti azzurre.
La riforma della Giustizia che sarà domani sul tavolo del Consiglio dei ministri conterrà anche "la limitazione del potere di appello dei Pm avverso talune sentenze di assoluzione". Un limite che "fa il paio con quello posto alla difesa dalla riforma Cartabia, per riequilibrare le posizioni tra accusa e difesa", ha spiegato il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto a Rai News24, ribadendo che la riforma procederà per step e la prospettiva finale sarà la riforma costituzionale per la separazione delle carriere.
Il testo, ha detto Sisto, contiene "norme di grande rilievo che incidono nei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione e tra amministratori e giudice penale. L'obiettivo è quello di creare fluidità nel rapporto tra chi amministra e chi esercita l'azione penale, evitando la paura della firma. C'è inoltre la volontà di dare più sicurezza ai terzi che non c'entrano nulla con le intercettazioni da pubblicare e di restituire all'informazione di garanzia il suo carattere, appunto, di garanzia".
Tra gli altri interventi, rientrano "la custodia cautelare decisa in maniera collegiale in caso di misura carceraria e l'introduzione dell'interrogatorio di garanzia prima della misura cautelare per i reati meno gravi . La prospettiva è quella di "creare la stessa distanza tra accusa-difesa e il giudice. Questo, sia chiaro – ha ribadito – è solo un primo step, ce ne sarà poi un secondo nella seconda parte del 2023 per arrivare, infine, alla riforma costituzionale per la separazione delle carriere".