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Riforma della scuola: tornano i voti in lettere e niente più bocciature alle elementari

La bozza di legge delega al vaglio dell’Esecutivo prevede l’introduzione di numerose modifiche all’esame di maturità, di terza media e delle scuole elementari. Accreditata l’ipotesi di un ritorno della commissione totalmente interna. Il fine della “mini-riforma” è quello di uniformare il più possibile il metodo di valutazione in tutta Italia, per scongiurare l’assegnazione di voti alti troppo facilmente.
A cura di Charlotte Matteini
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In arrivo una vera e propria rivoluzione per gli studenti di scuole elementari, medie e superiori. Attualmente al vaglio del Governo ci sarebbe una bozza di legge delega relativa alla cosiddetta Buona Scuola che prevede l'introduzione di numerose novità, tra cui una modifica radicale dell'esame di maturità per gli studenti di quinta superiore.

Secondo le prime indiscrezioni, la legge delega prevede la scomparsa della "terza prova", lasciando invece intatti il tema d'italiano e la seconda prova specifica per ogni indirizzo scolastico. Allo studio ci sarebbero anche alcune modifiche relative alla suddivisione dei punteggi che contribuiscono a creare la votazione finale di ogni studente all'esame di maturità: il punteggio verrà sempre calcolato in centesimi, ma il curriculum studiorum pregresso non varrà più solo 25 punti ma 40 e alle due prove scritte rimanenti la commissione potrà attribuire fino a un massimo di 20 punti ciascuna, contro i 15 punti attuali. Altri 20 punti saranno invece attributi per il colloquio finale, che invece ora prevede una votazione massima di 30.

Per quanto riguarda la commissione d'esame, l'ipotesi più accreditata è il ritorno alla commissione interna, con la reintroduzione del presidente esterno, anche se in realtà al vaglio ci sarebbe anche una proposta che prevede di non modificare l'attuale commissione, mantenendo quindi i 3 membri interni e i tre esterni per ogni classe, con un presidente esterno valido per tutte le classi della scuola esaminata. La bozza al vaglio del Governo si propone, in sostanza, di creare un modello di valutazione che possa essere quanto più uniforme possibile in tutto il Paese, cercando quindi di appianare il divario presente tra Nord e Sud e di far emergere le incongruenze e le valutazioni troppo generose assegnate dagli insegnanti. A questo scopo verrà introdotto un nuovo test Invalsi al quinto anno di superiori, che servirà a testare le competenze degli studenti in italiano, matematica e inglese. Il test non influirà sul voto di maturità, ma contribuirà a formare il giudizio che verrà riportato nella scheda di valutazione di fine anno.

Numerosi cambiamenti in arrivo anche per gli studenti di medie ed elementari. Come già anticipato nel giugno scorso, la bozza di legge delega prevede l'introduzione di una valutazione in lettere – e, dunque, non più in numero – e l'abolizione della bocciatura durante gli anni di scuola primaria. Al vaglio anche l'ipotesi di semplificazione dell'esame di terza media, che avrà solo due scritti e un colloquio finale e verrà presieduto dal preside dell'istituto scolastico e non più da un membro esterno. Anche in questo caso, il test Invalsi verrà svolto da tutti gli studenti del terzo anno di scuole medie, ma non contribuirà a formare il voto d'esame.

Le valutazioni in lettere andranno dalla A – il voto più alto – fino alla E – l'insufficienza – e cambieranno a seconda del grado di preparazione dell'alunno. Attraverso questa nuova scala di valutazione, gli insegnanti potranno esprimere il proprio giudizio in maniera meno rigida rispetto a quella numerica. La scala numerica, infatti, viene considerata troppo statica per poter essere utilizzata come metro di giudizio per la preparazione di un bambino: secondo gli esperti, infatti, la valutazione in lettere consente di "esprimere meglio l'evoluzione delle conoscenze e delle competenze acquisite dagli alunni nel corso del loro percorso scolastico", mentre il voto numerico invece tende a fornire un quadro piuttosto freddo della preparazione dell'alunno.

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