Riforma della giustizia, com’è andato l’incontro tra Meloni e l’Anm

È terminato, dopo oltre due ore, la riunione a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e la giunta dell'Associazione nazionale magistrati, guidata da Cesare Parodi. Dopo lo sciopero dello scorso 27 febbraio, i vertici dell'Anm hanno incontrato il governo per discutere della riforma della giustizia. Al centro del tavolo, la separazione delle carriere tra pm e giudici, uno dei pilastri del disegno di legge portato avanti dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Per l'occasione erano presenti, oltre al Guardasigilli, anche i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. A margine dell'incontro il presidente dell'Anm ha detto di aver chiesto al governo "un maggiore rispetto per i magistrati, che vengono spesso accusati di produrre dei provvedimenti non giurisdizionali ma ideologici. Io ho chiesto con forza che questo atteggiamento possa essere modificato. I magistrati sono i primi a rifiutare evidentemente questa logica", ha dichiarato.
Alle istanze di Parodi, Meloni "ha risposto che la politica a sua volta sente di essere attaccata in qualche misura", ha detto. "Io ho ribadito che i giudici e i magistrati possono sbagliare, non c'è dubbio, che accettiamo le critiche perché possiamo sbagliare come tutti – ha aggiunto – ma che siamo profondamente avviliti e feriti quando queste critiche hanno per oggetto non i nostri provvedimenti ma la nostra posizione ideologica che avrebbe, secondo la politica, condizionato le nostre scelte".
Rispetto al clima di attacco che il governo sostiene di subire da parte dalla magistratura, Parodi ha replicato: "noi l'avvertiamo dall'altra parte. Speriamo che forse essendoci visti in faccia si cominci a dubitare di questa malafede che in qualche modo viene ipotizzata, perché non fa bene a nessuno, non fa bene alla magistratura, non fa bene al Paese, non fa bene alla politica. Il Paese ha bisogno di una magistratura credibile, di una politica serena e di una collaborazione fra tutti gli organi istituzionali", ha sottolineato.
Dal canto suo il governo "ha ribadito la volontà di proseguire con determinazione e velocità nel percorso di attuazione della riforma costituzionale, auspicando la sua approvazione in tempi rapidi", si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi, che definisce l'incontro "franco e proficuo".
La presidente del Consiglio "ha ringraziato l'Anm per le osservazioni e gli spunti emersi nel dibattito e ha annunciato la disponibilità di aprire un tavolo di confronto sulle leggi ordinarie di attuazione della riforma e sul documento in otto punti presentato dall'Anm, che riguarda l'amministrazione della giustizia", si legge ancora.
Attualmente il disegno di legge si trova all'esame del Parlamento e il governo ha già fatto trapelare la sua intenzione di andare avanti verso l'approvazione, prevista entro il 2026. Con ogni probabilità dunque, i pilastri della riforma – come la separazione delle carriere, i due Csm e l'Alta corte disciplinare – non verranno toccati. "In tutta sincerità, non mi aspettavo di più e non lo considero un fallimento. Lo considero un momento di chiarezza per la prosecuzione della nostra attività, per la nostra volontà di arrivare alla gente, di farci capire. In qualche modo ci aiuta perché sappiamo perlomeno che questo processo è destinato ad andare avanti, legittimamente, perché è una procedura costituzionale che noi rispettiamo e nella quale ci inseriremo come cittadini nel dibattito democratico", ha spiegato Parodi.
Tuttavia, anche sulle possibili modifiche di cui si era parlato gli scorsi giorni – il sorteggio temperato dei membri del Csm o le quote rosa – non sembrano esserci molti margini. "Non abbiamo parlato di sorteggio temperato", ha commentato il presidente. "Ero assolutamente certo che nulla sarebbe arrivato, anche per una ragione di tempi. La riforma non può tornare indietro se il governo vuole approvarla in questa legislatura. Allora evidentemente non può neanche fare una piccola correzione perché sapete che altrimenti dovrebbe ripartire da capo alle camere e i tempi non ci sono. Forse è meglio così, chiarezza per tutti, rispetto per tutti, noi andiamo avanti con serenità e se la riforma sarà approvata saremo i primi evidentemente ad applicarla", ha concluso.