Riforma della giustizia arriva in Aula alla Camera, cosa cambia e i prossimi passi verso l’approvazione
Si avvicina un passo decisivo per la riforma della giustizia, varata dal governo Meloni a maggio dell'anno scorso e poi rimasta per mesi ferma in Parlamento. Oggi per il ddl Nordio inizia l'esame alla Camera: i deputati discuteranno gli emendamenti al testo, poi si passerà alle votazioni. Una volta raggiunto il primo via libera – cosa che non dovrebbe essere complicata, anche perché sul tema le opposizioni si sono divise – il testo passerà poi al Senato. Il ddl contiene la separazione delle carriere dei magistrati, ma non solo.
Cosa c'è nella riforma della giustizia del governo Meloni
Il punto più noto della riforma Nordio della giustizia è proprio la separazione delle carriere: chi fa il pubblico ministero non potrà mai diventare giudice nel corso della sua carriera, e viceversa. Il cambio di carriera oggi è consentito una sola volta, e solo nei primi dieci anni di attività. Non a caso, una percentuale bassissima di magistrati lo utilizza. Ma il governo Meloni ha comunque deciso di renderlo del tutto impossibile.
A questo cambiamento però se ne accompagnano anche molti altri. Ci saranno due diversi Consigli superiori della magistratura, uno per i pm e uno per i giudici. E le questioni disciplinari non saranno più affidate al Csm ma a una nuova Alta corte, creata appositamente. Per di più, i componenti dei Csm scelti dai magistrati saranno sorteggiati, e non più eletti. Tutte novità che possono sembrare semplicemente cambiamenti tecnici, ma che secondo diversi magistrati rischiano di aumentare il controllo della politica sulla giustizia e anche togliere tutele ai cittadini.
Chi è a favore e chi è contrario
Come detto, a sostegno della riforma non c'è solamente il centrodestra, ma anche una parte delle opposizioni. Italia viva, Azione e +Europa sono stati d'accordo con l'iniziativa fin dall'inizio, e a meno di sorprese porteranno i loro voti favorevoli in Aula. Così, la maggioranza avrà la vita ancora più ‘facile' nell'approvazione.
Al contrario, sono decisamente contrari il Partito democratico, il Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra. In commissione Affari costituzionali questi partiti si sono opposti alla riforma, e anche con gli emendamenti in Aula probabilmente proveranno ad apportare delle modifiche al testo, ma con poche speranze di riuscirci.
Il partito che più di tutti ci tiene alla riforma della giustizia è Forza Italia. Nel tacito accordo del centrodestra, infatti, questa è la ‘riforma di FI', mentre per la Lega c'è l'Autonomia differenziata e per Fratelli d'Italia il premierato. "La riforma della giustizia è la priorità di Forza Italia, ma anche degli altri partiti della maggioranza", ha detto pochi giorni fa Antonio Tajani: "In Parlamento lavoreremo perché il testo possa essere approvato nel più breve tempo possibile".
Dal voto alla Camera al referendum, i prossimi passi della riforma
Oggi si voterà la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dall'opposizione, e poi si passerà all'esame degli emendamenti depositati. Il lavoro dell'Aula andrà avanti fino a quando gli emendamenti non saranno tutti stati discussi, poi ci saranno le votazioni. In caso di via libera, il testo passerà al Senato.
Dato che la riforma cambierebbe anche la Costituzione, l'iter per farla entrare in vigore in questo caso è più lungo. Sia la Camera che il Senato devono approvare il testo due volte (invece di una), con almeno tre mesi di tempo tra la prima votazione e la seconda. Perciò, se a Montecitorio il voto favorevole arriverà nelle prossime settimane, poi bisognerà aspettare almeno fino ad aprile o maggio per il secondo voto.
Per di più, c'è sempre la possibilità di un referendum. Se nella seconda votazione di Camera e Senato la maggioranza non è di almeno i due terzi dei parlamentari, infatti, è possibile chiedere che i cittadini siano chiamati in causa. In questo caso, la riforma deve essere approvata dalla maggioranza dei partecipanti al voto (senza quorum), altrimenti viene bocciata definitivamente. È ancora presto, al momento, per capire se il sostegno di Azione, Italia viva e +Europa permetterà al centrodestra di raggiungere la soglia dei due terzi, cosa che comunque sembra improbabile.