Dopo il naufragio del tentativo di mediazione (voto finale a settembre in cambio della rinuncia alla stragrande maggioranza degli emendamenti ed alla battaglia sul voto segreto sull'elezione diretta dei senatori), dopo la fine delle trattative con i sette senatori di Sinistra Ecologia e Libertà (che hanno presentato la quasi totalità degli emendamenti al ddl costituzionale Renzi – Boschi), resta solo il braccio di ferro fra la maggioranza (o meglio, parte di essa con l'aggiunta di parte di Forza Italia e con la collaborazione più o meno efficace del presidente Grasso) e l'opposizione. Il menù odierno prevede dunque l'ennesima giornata di polemiche e contestazioni, formali e sostanziali, e tutto lascia presagire che si tratterà di una giornata interlocutoria, in attesa del colpo di scena in grado di chiudere la questione.
Il punto è che, malgrado la determinazione sbandierata ai 4 venti, lo stesso Renzi sa benissimo che non ha molto senso continuare su questo binario, con il lento stillicidio di emendamenti, risse verbali e giochetti procedurali al Senato. Allo stesso tempo però, accettare un compromesso al ribasso in questo momento potrebbe rappresentare un pericoloso precedente in vista delle altre 3 discussioni parlamentari del controverso (e, nel merito, discutibilissimo) ddl di riforma costituzionale.
Staremo a vedere, intanto la grana odierna si chiama "canguro", il meccanismo di votazione in base al quale ieri sono decaduti oltre mille emendamenti all'articolo 1. Si tratta sostanzialmente di una norma che "raggruppa emendamenti molto simili fra loro": quando il primo di questi viene bocciato, decadono automaticamente tutti gli altri. Sotto accusa vi è la modalità di accorpamento e Grasso, in apertura di seduta, è stato costretto a convocare la capigruppo per spiegare come intende continuare ad operare. È scontato che la questione solleverà altre polemiche e contestazioni alla ripresa dei lavori, come anticipato dai capigruppo di opposizione.
Parallelamente, dagli iscritti certificati al blog di Grillo, è arrivato il via libera al nuovo Aventino: i senatori grillini, dunque, abbandoneranno i lavori del Senato per una serie di manifestazioni, il Parlamento in piazza (non è chiaro se rientreranno nel caso di votazioni delicate a scrutinio segreto). Del resto, è sul numero legale che potrebbe riaprirsi la partita numerica, anche in considerazione dei tanti mal di pancia interni a Forza Italia. Malumori esplicitati da Minzolini, chiarissimo in Aula: "Renzi più che un Cesare sembra il cesaretto dell'osteria di via della Croce".