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Riforma del Senato, via al voto sui 581 sub-emendamenti: restano i nodi immunità ed elettività

Da oggi in Commissione Affari Costituzionali il voto sulla valanga di emendamenti al ddl di riforme della maggioranza. E restano i nodi immunità ed elettività dei senatori.
A cura di Redazione
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È cominciato in queste ore nella Commissione Affari Costituzionali del Senato il voto sui 581 subemendamenti al disegno di legge sulla riforma del Senato (che in realtà, sarebbe il ddl "Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione"). Si tratta dell'analisi delle oltre 700 pagine di emendamenti alle modifiche al testo base del Governo presentate dai relatori Finocchiaro e Calderoli, con i subemendamenti presentati dalle diverse componenti politiche di maggioranza e opposizione.

Il calendario resta comunque fitto, dal momento che il testo è atteso in aula per il 3 luglio e che le opposizioni sembrano non avere alcuna intenzione di procedere al ritiro degli emendamenti più controversi. Come vi abbiamo raccontato in questi giorni, le perplessità maggiori vertono su due punti, decisamente controversi: quello del Senato elettivo e quello dell'immunità per i membri di Palazzo Madama (che nelle intenzioni del Governo dovrebbero essere Sindaci, consiglieri regionali e Governatori di Regione). Sull'elettività del Senato potrebbe addirittura crearsi una nuova maggioranza, dal momento che si tratta di un punto in comune fra la proposta della minoranza del Partito Democratico e quella dei dissidenti di Forza Italia (Minzolini conferma di aver raccolto oltre 30 firme intorno alla sua proposta di modifica) e non è da escludere un appoggio "tattico" del Movimento 5 Stelle (teso cioè a mettere in minoranza il Governo su un punto centrale del progetto Renzi – Boschi).

Sulla questione dell'immunità permane poi grande incertezza. Teoricamente non c'è un gruppo politico che voglia assegnarsi la paternità di una norma fortemente impopolare, ma nelle stanze di Palazzo Madama la proposta è giudicata tutto fuorché balzana: del resto, è opinione comune, che se fossero confermate funzioni di controllo e garanzia per il nuovo Senato, allora lo strumento dell'immunità sarebbe scelta obbligata…

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