Riforma del lavoro e Articolo 18. Susanna Camusso: “Intesa col governo resta lontana”
L’intesa tra Cgil e governo, in tema di riforma del lavoro, è ancora lontana. A sottolinearlo è il leader del sindacato, Susanna Camusso, intervistata da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Materia del contendere è sempre quella: l’articolo 18, che l’esecutivo vorrebbe modificare. Secca la risposta della Camusso: “E’ una norma di civiltà. Che ci sia stato un carico ideologico nella sua formulazione è innegabile, ma l’articolo 18 non si può cambiare nella sua sostanza perché dice che non si può licenziare senza giustificato motivo”. Secondo il segretario nazionale della Cgil, un’eventuale modifica non comporterebbe “una maggiore efficacia economica, ma contribuirebbe solo a far passare il messaggio ‘potete fare quello che volete’”.
“CAMBIARE I PROCESSI, NON L’ARTICOLO 18” – Un modo per modificare in positivo i rapporti fra l’azienda e il lavoratore, a beneficio di entrambi, passerebbe, secondo la Camusso, da una modifica dei procedimenti giudiziari connessi ai licenziamenti: “Oggi durano in media 6 anni. Un’incertezza eccessiva, sia per il lavoratore che per l’impresa. Non bisogna cambiare l’articolo 18, ma trovare procedure più veloci per risolvere in tempi rapidi questi contenziosi”. Altro provvedimento cui il leader del sindacato di Corso Italia dice no è l’ipotesi di cancellazione della Cigs, Cassa integrazione straordinaria: “Quello che vogliamo è un’indennità universale e possibilmente più lunga. Quando il governo dice di voler cancellare la cassa integrazione straordinaria dice una cosa sbagliata, perché la cassa favorisce anche la reindustrializzazione”. Infine, la Camusso ha concluso sulle retribuzioni e sulle pensioni: “Penso che sopra un certo reddito, per una quota, debbano essere pagate in titoli di Stato. Questo farebbe tornare il debito nel nostro Paese, senza lasciarlo alla speculazione”.
DA VELTRONI A BONANNI: LE ALTRE OPINIONI – Molti gli esponenti politici che, in questi giorni, hanno rilasciato dichiarazioni sull’articolo 18. Ad inaugurare le danze (e le polemiche) è stato Walter Veltroni. L’ex segretario nazionale del Pd, citando Freud, ha invitato la Sinistra italiana a non avere “Totem e Tabù” sull’Articolo 18, affermando la necessità di non “fermarsi davanti ai santuari del no che hanno paralizzato l’Italia per decenni”. Posizione non condivisa da Antonio Di Pietro, leader dell’IdV, che sottolinea come le posizioni di Veltroni contraddirebbero quelle di Bersani. Sulla stessa linea anche il segretario del Prc, Paolo Ferrero, che rileva come “Veltroni faccia la corte a Monti, per sostenere un’asse bipartisan contro i lavoratori”. Raffaele Bonanni della Cisl, infine, afferma che “la cosa più importante è come si dà il lavoro. Noi siamo disposti a incontrare il governo a metà strada, ma anche il governo deve incontrare a mezza strada noi”. Posizione molto piccata quella del sindacato di via Po, che su twitter rileva come la Rai escluda in maniera “scientifica e reiterata” qualsiasi membro della Cisl dalle interviste televisive nella trasmissione di Fazio.