Riforma dei Trattati Ue, cosa c’è scritto nella proposta del Parlamento europeo approvata in plenaria
Più voce ai cittadini, un processo legislativo "al passo con le sfide moderne" e più cooperazione in tutti i settori politici: è questo l'obiettivo che dovrebbe avere la Convenzione per la revisione dei Trattati Ue che il Parlamento europeo ha chiesto di convocare – un compito che spetta al Consiglio – già a dicembre. Da mesi ormai gli eurodeputati sono al lavoro per avviare un processo di riforma dei Trattati prima delle prossime elezioni europee di giugno 2024 e nell'ultima sessione plenaria è stata ufficialmente approvata la richiesta.
Una proposta di riforma, che è già stata abbozzata dai relatori dei principali gruppi politici, è il risultato di quanto emerso dai lavori della Conferenza sul Futuro dell'Europa, un esteso esperimento di democrazia partecipativa lanciato dalle istituzioni europee nel 2022. Ora la relazione dei cinque correlatori è stata approvata con 305 voti favorevoli, 276 contrari e 29 astenuti (la risoluzione che l'accompagnava invece con 291 voti favorevoli, 274 contrari e 44 astenuti) e, in sostanza, propone una serie di riforme per rafforzare la capacità di azione dell'Ue su vari fronti, coinvolgendo maggiormente i cittadini.
La proposta di riforma, cosa dicono i gruppi politici
"All'UE servono più convergenza, più capacità di agire e più responsabilità democratica. Vogliamo che siano gli elettori a decidere chi diventerà Presidente della Commissione e il suo programma. Le nostre proposte di riforma creano un'Unione della difesa attraverso appalti congiunti, promuovono l'indipendenza energetica dell'Europa e rafforzano lo Stato di diritto", ha commentato Sven Simon, esponente dei Popolari.
Dai Socialisti, invece, Gabriele Bischoff ha aggiunto: "Il mondo si sta evolvendo, e la nostra architettura istituzionale e i nostri processi decisionali nell'UE non sono più adatti, se intendiamo ancora far rimanere l’UE come attore globale rilevante. Dobbiamo modificare i trattati dell'UE per aumentare la sua capacità di azione, tra cui il passaggio dai principi dell'unanimità al voto a maggioranza qualificata, oltre all'aggiunta di nuove competenze per affrontare le sfide globali emergenti".
Guy Verhofstadt, esponente di Renew, ha affermato: "Pressioni geopolitiche, migrazione, una guerra alle porte, pandemie, digitalizzazione, questioni legate all'allargamento… Quando il mondo cambia, l'Unione europea deve aggiornarsi. Con questa relazione, che individua nel dettaglio gli ambiti in cui la nostra politica e le nostre istituzioni hanno bisogno di riforme, il Parlamento traccia la strada da seguire. Non ci sono più scuse: il Consiglio europeo deve convocare una convenzione, per dare il via a un dibattito aperto che porti a miglioramenti concreti".
Daniel Freund, dei Verdi, da parte sua ha sottolineato: "Le modifiche dei trattati renderanno la democrazia europea più forte e più resiliente. Tali modifiche apporteranno gli aggiornamenti necessari per rendere l'Unione europea pronta per il prossimo ciclo di allargamento. I veti nazionali rappresentano un rischio per la sicurezza dell'Europa. Dobbiamo, dunque, porvi una fine. Questo voto è storico. Ora l'obbligo spetta agli Stati membri dell'UE di avviare finalmente una convenzione dell'UE".
Infine, il correlatore per il Gruppo della Sinistra, Helmut Scholz, ha detto: "I cittadini chiedono che l'UE agisca sulle politiche sociali e approfondisca l'aspetto dell’integrazione. La nostra proposta dà seguito agli impegni del Parlamento, presi durante la Conferenza sul futuro dell'Europa. Una convenzione renderebbe i trattati dell'UE adatti alle sfide che ci attendono, promuovendo la trasformazione democratica verso un'economia sostenibile e anche verso il potenziale allargamento. Le politiche esterne devono basarsi su un approccio onnicomprensivo ridefinito in materia di sicurezza, che comprenda la lotta ai rischi ambientali e sociali a livello globale".
La proposta del Parlamento Ue
Il pacchetto di proposte del Parlamento Ue è articolato, ma può essere riassunto in cinque punti chiave. In primis, gli eurodeputati suggeriscono di passare a un sistema bicamerale "per evitare situazioni di stallo" che proceda attraverso il voto a maggioranza qualificata e una procedura legislativa ordinaria. In secondo luogo, si chiede di riconoscere al Parlamento pieno diritto di iniziativa legislativa e, quindi, il ruolo di colegislatore per il bilancio a lungo termine dell'Ue.
Il terzo punto riguarda invece una revisione delle norme sulla composizione della Commissione (che verrebbe rinominata "esecutivo europeo". Per prima cosa, contrariamente a quanto avviene oggi, il presidente della Commissione verrebbe nominato dal Parlamento per poi essere approvato dal Consiglio, e avrebbe la facoltà di scegliere i propri commissari in base alle preferenze politiche, pur sempre tenendo conto di equilibri geografici e demografici. Infine, il presidente della Commissione deterrebbe anche la possibilità di presentare una mozione di censura sui singoli commissari.
Nella proposta di riforma presentata dal Parlamento è stata anche inserita la pubblicazione delle posizioni degli Stati membri su questioni legislative, "per garantire una maggiore trasparenza in seno al Consiglio". Infine, il quinto e ultimo punto riguarda la "creazione di meccanismi di partecipazione adeguati e il rafforzamento del ruolo dei partiti politici europei, per dare più voce ai cittadini".
Maggiori competenze e più collaborazione tra Stati e Ue
Gli eurodeputati chiedono inoltre, a livello generale, di vedere riconosciute maggiori competenze per quanto riguarda diverse materie, per prima quella ambientale. Ma non solo: anche per quanto riguarda la salute pubblica – "in particolare le minacce per la salute a carattere transfrontaliero, compresa la salute sessuale, riproduttiva e i relativi diritti" – la protezione civile, l‘industria e l'istruzione, il Parlamento chiede competenza condivisa.
Nel pacchetto dei relatori, infine, si parla anche di come assicurare una maggiore collaborazione tra le istituzioni dell'Unione, anche in quegli ambiti dove in realtà le competenze sono già condivise come energia, affari esteri, sicurezza esterna e difesa, politica delle frontiere esterne e infrastrutture transfrontaliere.
Cosa succede ora
Ora la parola passa agli Stati membri, quindi al Consiglio europeo. Spetterà ai capi di Stato e di governo della Ue convocare una convenzione sulla revisione dei Trattati e stabilirne le tempistiche. In particolare, toccherebbe alla Spagna, che detiene la presidenza di turno, presentare le proposte del Parlamento al Consiglio Ue di dicembre.