La sintesi migliore e più efficace è paradossalmente quella fornita dai parlamentari del Movimento 5 Stelle: "Abolizione del Senato? Bocciato! Elettività del Senato? Bocciato! Riduzione del numero dei parlamentari? Bocciato! E poi ancora no, no, no. Sono oltre 2000 i no che questa maggioranza ha detto agli emendamenti presentati al Senato per la riforma costituzionale. E non è ancora finita. Questo è il metodo di Renzi, "l'uomo del dialogo"? Parla davanti alle telecamere di apertura; dice che le riforme si fanno in maniera condivisa e che non si sbattono in faccia all'opposizione, e poi agisce nel segreto delle stanze di Palazzo per bloccare ogni proposta". Un'analisi che, al di là della valutazione di merito sul contenuto della riforma, ha il merito di inquadrare con precisione il comportamento della maggioranza in questi primi giorni di discussione parlamentare: le riforme costituzionali non si fanno a maggioranza, ma del testo abbiamo discusso già in Commissione, dunque…
Una lettura che ha portato il Governo a blindare il provvedimento in Aula e ad ingaggiare un lungo braccio di ferro con il presidente del Senato Grasso, il quale, dopo qualche comprensibile resistenza, si è praticamente "consegnato" alla volontà dei capigruppo di maggioranza. Tempi contingentati, canguro in azione e "resistenza" al voto segreto, il vero problema della maggioranza, molto più dell'ostruzionismo delle opposizioni. Sul punto, in effetti, le forze politiche che si oppongono alla riforma Renzi – Boschi hanno mostrato tutti i loro limiti.
Sel ha presentato migliaia di emendamenti, alcuni molto ben costruiti e decisamente insidiosi per la maggioranza, ma è rimasta vittima delle sue contraddizioni di "forza non più di Governo – ma nemmeno tanto di opposizione – (ex) alleata del Partito Democratico", nonché di una serie di enormi problemi interni, che hanno limitato la diffusione della battaglia alla sola Aula del Senato. Tant'è che la "base" discute in modo serrato sulla necessità di rompere completamente i ponti (quel che resta, insomma) con Renzi.
Il Movimento 5 Stelle ha messo in campo uno sforzo notevole di proposta politica e di "ragionevolezza" nell'elaborazione delle richieste migliorative al provvedimento, trovando il muro ostinato del Governo e la conferma della chiusura dei canali di dialogo con il Partito Democratico (e poco o nulla resta del percorso intrapreso da Di Maio e Toninelli sulla legge elettorale). A contorno dell'azione politica, ma ormai non è una novità, le solite sceneggiate inutili in Aula (canguri di peluche, senatori che si imbavagliano, altri che saltano sui tavoli, polemiche al limite del ridicolo e via discorrendo). Meno efficace stavolta, la mobilitazione in Rete sui "pericoli della svolta autoritaria", vuoi per la complessità del tema, vuoi per il solito eccesso di retorica, vuoi perché è agosto ed in effetti l'attenzione degli italiani cala in maniera drammatica. La stessa scelta dell'Aventino, ratificata dagli iscritti al blog, se è giustificabile data la manifesta indisponibilità del Governo alla discussione (e l'assurda decisione di utilizzare strumenti limitativi del dibattito), appare comunque debole, quasi controproducente dal punto di vista comunicativo.
La Lega Nord è sempre l'oggetto misterioso di contese del genere. Se c'è un concetto di cui non si ha traccia in casa leghista è quello della "chiarezza delle posizioni". Il Carroccio, che ha avuto in Calderoli un'arma importante in Commissione, ha sì presentato gli emendamenti più spinosi (e l'unico sul quale la maggioranza è andata sotto…manco a dirlo a scrutinio segreto) e si è certamente battuto contro il contingentamento dei tempi e le limitazioni al dibattito (fino alla solita gazzarra in Aula), ma continua a lavorare su più tavoli, lasciando porte aperte a mediazioni e compromessi (in ambienti parlamentari si dà quasi per scontato che alla fine i leghisti "non daranno problemi" sull'Italicum, ad esempio).
La minoranza del Partito Democratico (così come la fronda interna a Forza Italia) si è invece sciolta di fronte alla necessità di metterci la faccia, salvo rare eccezioni. Finendo col legittimare le accuse renziane di "vigliaccheria" e "sabotaggio per fini politici" e restituendo all'opinione pubblica (con il generosissimo aiuto di gran parte dei mezzi di informazione) l'immagine del dualismo tra il Governo del fare in fretta e la palude dei conservatori. E, a proposito, c'è qualcuno che ha una vaga idea del motivo per il quale l'imperativo del Governo sia quello di chiudere entro i primi giorni di agosto?