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Rifiuti, voti e contestazioni: la polveriera Napoli alla vigilia delle elezioni comunali

Manifesti abusivi, tonnellate di rifiuti e scontri tra comunisti e fascisti: ecco come si presenta Napoli alle elezioni comunali 2011. Una lotta all’ultimo sangue tra menzogne, fallimenti, disfatte, promesse e ricatti. Reportage dalla terza città d’Italia.
A cura di Alessio Viscardi
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rifiuti manifesti

Alla vigilia delle elezioni comunali di Napoli 2011, la città si presenta come una polveriera pronta ad esplodere. Non mancano di certo le bocche pronte a soffiare sui fuochi della protesta, così tra rivolte e proteste, immondizia e manifesti abusivi, volge al termine una campagna elettorale fatta di veleni e ombre. La partita è ghiotta: la terza città d'Italia, governata da oltre vent'anni dal centrosinistra, potrebbe cadere nelle mani del Pdl – così da completare l'occupazione da parte del centrodestra di tutte le istituzioni più importanti: Regione, Provincia e Comune del capoluogo. Bisogna tirare le fila della situazione, quindi, e capire – ad un giorno dal voto – come si presenta la città agli occhi degli abitanti e dei turisti.

Si chiama emergenza rifiuti, ma di emergenziale ha ben poco. A cominciare dal 1994, con la nomina del primo commissario di governo, la Campania vive una piaga simboleggiata dall'ammontare di spazzatura non raccolta che rimane per le strade settimane prima di essere raccolta. Con la chiusura di numerose discariche la cui direzione è stata ricondotta a diversi clan della camorra, la Campania ha fronteggiato la cronica assenza di luoghi in cui smaltiregli RSU. In particolare, la Proncia di Napoli – la più piccola e popolosa della regione – non è mai riuscita ad avviare un ciclo virtuoso di raccolta e smaltimento. I motivi sono molteplici, in primo luogo l'istituzione del commissariato si è rivelata soltanto una manovra per speculare sulla drammatica situazione di Napoli. I commissari straordinari di governo, tra cui si annovera anche l'ex-governatore Antonio Bassolino – se avessero instaurato un ciclo virtuoso di gestione della spazzatura, avrebbero smesso di guadagnarci sopra con stipendi e commesse milionari. Soprattutto, sarebbe venuta meno tutta la catena di appalti e sbuappalti che per anni ha pilotato il consenso elettorale in città e provincia.

rifiuti angioino 2

Cosa è successo dall'estate del 2010 ad oggi? C'è stato prima il braccio di ferro interno al Pdl, tra la cricca di imprenditori vicina a Guido Bertolaso – che voleva aprire una serie di nuove discariche in Campania per gestirne gli appalti con i poteri speciali della Protezione Civile – e quella facente capo al coordinatore campagno del partito, Nicola Cosentino – decisamente orientato verso la costruzione degli inceneritori. L'apoteosi del confronto la si è avuta nei giorni di guerra a Terzigno e Boscoreale, quando la popolazione esasperata dalla cattiva gestione della discarica S.A.R.I., aperta nel 2008 dall'appena eletto presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è scesa in piazza per lottare contro gli autocompattatori che ogni notte portavano tonnellate di rifiuti tal-quale all'interno di una cava del Parco Nazionale del Vesuvio.

Gli effetti delle durissime proteste furono numerosi camion incendiati, il pensionamento di Guido Bertolaso e l'impegno del presidente del Consiglio a non aprire la seconda discarica prevista sul territorio, la Cava Vitiello. Assieme a questo provvedimento, furono eliminate dalla legge 26 del 2010 anche altre due discariche previste in Campania.

Dopo i giorni della protesta, Silvio Berlusconi assicurò che avrebbe risolto l'emergenza rifiuti che si era venuta a creare a Napoli e provincia a causa dei mancanti conferimenti nella discarica di Terzigno, che da allora dovrebbe soltato accogliere i rifiuti dei 18 comuni vesuviani che stipularono un accordo proprio con il presidente del Consiglio.

Senza la possibilità di sversare nella S.a.r.i., i rifiuti sono stati portati per mesi nella discarica di Chiaiano, mentre l'inceneritore di Acerra ha continuato a lavorare in sovraccarico – tanto da finire diverse volte in manutenzione. Gli Stir, i centri di tritovagliatura dei rifiuti che dovrebbero separare la frazione organica degli Rsu e produrre del materiale da portare al "termovalorizzatore", sono diventati delle piccole discariche. Una volta saturati anche loro, il colpo di grazia è giunto dal parziale sequestro della discarica di Chiaiano, nell'ambito delle indagini sulle infiltrazioni della camorra negli appalti della sua realizzazione, che sarebbe stata fatta senza rispettare le normative vigenti tanto da rendere carente l'impermeabilizzazione del suolo. L'ipotesi di reato è che ditte legate al clan dei Casalesi abbiano utilizzato sabbia non adatta a creare lo strato di argilla necessario a isolare la falda acquifera sottostate la discarica dalle infiltrazioni di percolato, il liquido altamente inquinante che si produce dai processi di fermentazione della frazione organica dei rifiuti.

rifiuti montagna

Il presidente del Consiglio ha affermato che la magistratura ha sequestrato tre discariche in vista delle elezioni, ma mente: la magistratura non ha sequestrato nemmeno la discarica di Chiaiano, che continua a funzionare nonostante sia prossima alla saturazione totale. Allora perché ci sono i rifiuti in strada alla vigilia delle elezioni 2011? Semplice, perché dal 2008 ad oggi non si è instaurato alcun ciclo dei rifiuti in Campania. Silvio Berlusconi dà la colpa di questa carenza all'amministrazione comunale di Napoli, retta dal sindaco uscente Rosa Russo Iervolino, ma dimentica che da due anni le competenze al riguardo sono della Provincia di Napoli, presieduta dal Pdl Luigi Cesaro – detto "Giggino ‘a purpetta" – che ha creato una società apposita, la SapNa, che dovrebbe prendersi in carico il ciclo integrato dei rifiuti. La società, prima ancora di entrare in funzione, ha fatto registrare spese folli per le casse regionali, ma fino ad oggi non è riuscita ancora a governare l'emergenza.

rifiuti angioino

I rifiuti in strada sono un'arma elettorale formidabile, l'invio dei militari per ripulire le strade è pura coreografia, in quanto non ci sono posti dove portare le tonnellate di immondizia che affogano Napoli. E non ci saranno per molto tempo, perché nessun comune vuole ospitare una discarica e il bando di gara per la realizzazione dell'inceneritore di Napoli est è ancora in alto mare.

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Nel vivo della campagna elettorale, per qualche giorno si è tornati agli anni di piombo. Dopo la comparsa di scritte di minaccia sulle mura della facoltà di Lettere dell'Università di Napoli Federico II, ragazzi dei collettivi di sinistra sono stati accoltellati da militanti fascisti di CasaPound, durante una colluttazione in cui è rimasto coinvolto anche un candidato di centrodestra alla IV Municipalità, Enrico Tarantino, per la lista "Liberi per Lettieri". Nella stessa giornata, gli studenti di sinistra sono scesi in strada, scontrandosi con la polizia che ha usato lacrimogeni per disperderli. Contestualmente, il candidato sindaco Gianni Lettieri è stato duramente contestato da alcuni studenti nei pressi dei Decumani. Il video che mostra la contestazione è stato fatto passare dai media come la testimonianza di un'aggressione fisica, che in realtà è stata soltanto verbale.

Dopo una bomba carta lanciata contro il comitato elettorale di Gianni Lettieri, la tensione sembra essere rientrata. Anche il corteo antifascista che ha sfilato giovedì pomeriggio per le strade del centro non è degenerato in ulteriori scontri. La città, però, non è certo salva. A minacciarla sono le affissioni abusive: migliaia di manifesti elettorali hanno letteralmente tappezzato le mura di tutti i palazzi di Napoli. In alcuni casi si arriva al paradosso: l'emergenza rifiuti incontra l'abusivismo e c'è qualche candidato che trova utile affiggere i propri manifesti su i bidoni della raccolta differenziata.

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