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Rifiuti, “ne produciamo meno e facciamo più differenziata ma paghiamo tasse sempre più alte”

Negli ultimi anni la produzione di rifiuti in Italia è scesa di tre milioni di tonnellate, la raccolta differenziata è aumentata del 20% e i servizi sono peggiorati in molte città, ma la Tari è in continuo aumento. Quest’anno, secondo la Cgia di Mestre, costerà a famiglie e imprese 9,1 miliardi di euro.
A cura di Stefano Rizzuti
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Negli ultimi anni – quelli della crisi economica – la produzione dei rifiuti ha subito una contrazione di tre milioni di tonnellate. La raccolta differenziata è aumentata del 20%. E la qualità del servizio non ha registrato miglioramenti, anzi in alcune aree urbane è addirittura peggiorata. Eppure “continuiamo a pagare di più” la tariffa sui rifiuti. Tanto che quest’anno l’esborso per le famiglie e le imprese italiane sarà di 9,1 miliardi di euro. Sono i dati che emergono da uno studio della Cgia di Mestre che sottolinea, inoltre, come gli aumenti riguardanti le attività produttive saranno il doppio rispetto all'inflazione. Una notizia che arriva dopo quella emersa negli scorsi giorni e riguardante il pagamento gonfiato della Tari a causa di un calcolo sbagliato in molti comuni italiani.

Tra il 2016 e il 2017 i negozi di frutta, i bar, i ristoranti, gli alberghi e le botteghe artigiane subiranno un aumento della tariffa dei rifiuti tra il 2% e il 2,6%. Leggermente più contenuto l’incremento per le famiglie: un nucleo composto da due persone vedrà aumenti del 2%; una famiglia composta da 3 persone dell’1,9% e una di quattro dello 0,2%. Per l’anno in corso l’inflazione è invece prevista in aumento dell’1,3%.

“Continuiamo a pagare di più, nonostante la produzione dei rifiuti abbia subito in questi ultimi anni di crisi una contrazione di tre milioni di tonnellate, l’incidenza della raccolta differenziata sia aumentata di 20 punti percentuali e la qualità del servizio non abbia registrato alcun miglioramento. Anzi, in molte grandi aree urbane del paese è addirittura peggiorata”, secondo quanto denunciato dalla Cgia. Che ricorda, inoltre, come il governo negli ultimi due anni abbia imposto l’obbligo di non aumentare le tasse locali, ma nonostante questo gli amministratori, stando a quanto riporta la Cgia, “si sono difesi tagliando i servizi e aumentando le tariffe”.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della Cgia, spiega: “Fintantoché non arriveremo alla definizione dei nostri standard possiamo affermare con buona approssimazione che con il pagamento della bolletta non copriamo solo i costi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, così come stabilito dal legislatore con l’introduzione della Tari, ma anche le inefficienze e gli sprechi del sistema. Secondo l’Antitrust tra le oltre 10mila società controllate o partecipate dagli enti locali che forniscono servizi pubblici, tra cui anche la raccolta dei rifiuti, il 30% circa sono stabilmente in perdita. Una cattiva gestione che la politica locale non è ancora riuscita a risolvere”.

“Proprio per evitare che il costo di possibili inefficienze gestionali si scarichi sui cittadini – rileva il segretario della Cgia Renato Mason – la legge di stabilità 2014 aveva previsto che, dal 2016, la determinazione delle tariffe avvenisse sulla base dei fabbisogni standard. Il Parlamento, successivamente, ha però prorogato tale disposizione al 2018. Pertanto, bisognerà attendere ancora un po’ affinché le tariffe coprano solo il costo del servizio determinato dai costi standard di riferimento”.

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