“Ridare i soldi all’Inps è come ammettere tutto”: la telefonata del compagno che mette in difficoltà Santanchè
La Procura di Milano ha allargato le indagini su Visibilia, la società che faceva riferimento all'attuale ministra del Turismo Daniela Santanchè, sia per quanto riguarda la gestione economica che per il caso della dipendente messa in cassa Covid a zero ore a sua insaputa. Da una parte, sono stati depositati nuovi atti che hanno portato a chiedere l'azione di responsabilità verso gli attuali amministratori di Visibilia, e non solo quelli vecchi (tra cui c'erano Daniela Santanchè e il suo compagno Dimitri Kunz). Ma soprattutto, è emerso che anche un altro dipendente sarebbe stato messo in cassa integrazione a zero ore senza saperlo – e quindi continuando a lavorare – mentre la Guardia Finanza ha ottenuto le trascrizioni di una telefonata tra la dipendente già nota, Federica Bottiglione, e Dimitri Kunz.
Cosa aveva detto Santanchè sul caso della dipendente in cassa integrazione
Federica Bottiglione, sulla cui vicenda la Procura ha aperto un fascicolo a luglio, avrebbe registrato una telefonata con Dimitri Kunz di sua iniziativa, senza renderlo noto a Kunz stesso. Avrebbe poi consegnato l'audio della telefonata alla Guardia di Finanza, e la trascrizione sarebbe stata depositata dalla Procura. Il caso non vede indagata la ministra Daniela Santanchè, che durante il suo intervento in Senato a luglio ne aveva comunque parlato: aveva sostenuto che la dipendente non avesse "mai messo piede in Visibilia durante la cassa integrazione", e che nonostante questo la società avesse preferito "sanare la situazione".
Su questo è poi arrivata una smentita dell'Inps, secondo cui "non risultano regolarizzazioni o richieste approvate". La telefonata tra Bottiglione e Kunz contribuirebbe, secondo quanto emerso finora, a mettere in dubbio le affermazioni della ministra. Come riportato da Repubblica, infatti, nella telefonata avvenuta il 12 novembre 2021 – il mese in cui è terminata la cassa integrazione Covid per la dipendente – ci sarebbe un confronto tra la dipendente e l'amministratore.
La telefonata tra Kunz e Bottiglione
Nelle trascrizioni della telefonata che sono state pubblicate sui giornali, Bottiglione afferma di essere andata a un Caf per mettersi in regola. Il consulente l'avrebbe messa in guardia: "Mi ha detto…praticamente io sto commettendo un illecito e mi ha detto ‘lei deve smettere di lavorare, quindi mandi una pec all’azienda…'". La dipendente chiede poi a Kunz: "Io mi metto a posto.. sei d’accordo?", e lui replica: "No, no, non sono assolutamente d’accordo".
Nel seguito della conversazione, risulta che Kunz rimproveri Bottiglione per essersi rivolta a un consulente del lavoro: "Bastava una telefonata con me e avremo risolto… in grande, in grande serenità, voglio dire… è una cosa che gestiamo normalmente… Cioè non vai al Caf… cioè col rapporto che abbiamo". La dipendente dice poi di aver informato della situazione il responsabile tesoreria del gruppo Visibilia , che ne era già a conoscenza, e chiede a Kunz: "Agisce liberamente, senza informarvi di quello che fa?". La risposta: "Nooo, assolutamente no..", e Bottiglione insiste: "E allora? Lui mi ha detto che tu sapevi…".
A questo punto, seguendo gli stralci della conversazione resi pubblici, Kunz prova a convincere Bottiglione: "Scusami Federica… ma a te ti arrivava invece la cassa integrazione… quindi sai esattamente a che tipo…", ma viene interrotto: “Allora Dimitri, la cassa praticamente non è che te la mandano tutti i mesi, ti arriva ex post sei mesi dopo, tre mesi dopo, cinque mesi dopo… io le buste paga le ricevo cinque mesi dopo. Io ho vissuto nell'inconsapevolezza della mia situazione".
Qui arriva un passaggio che per la Procura sarebbe fondamentale. Kunz afferma: "Federica scusami… adesso, è chiaro che non è che possiamo renderli all’Inps perché sarebbe come ammettere… Non lo puoi fare Federica, sennò metti nei casini tutti". Non specifica quale sarebbe l'ammissione. "Non me ne importa nulla, io voglio stare a posto", risponde la dipendente. "L'unico modo per essere a posto e non fare casino Fede, perché se fai casino, fai un macello. […] Se ti autodenunci e poi dopo anche l’azienda, anche noi dobbiamo difenderci… cioè, poi dopo ci mettiamo l’uno contro l’altro".