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Ricciardi (M5s) a Fanpage: “Piano Mattei è una sceneggiata, sottratte risorse per l’emergenza climatica”

Il vicepresidente del M5s e capogruppo in Commissione Esteri alla Camera, Riccardo Ricciardi, in un’intervista a Fanpage.it commenta il Piano Mattei presentato da Meloni: “I progetti non li conosce nessuno. Siamo di fronte a una sceneggiata, fatta in pompa magna, nell’Aula del Senato”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Alla vertice Italia-Africa, che si è tenuto lunedì a Palazzo Madama Meloni ha presentato il suo Piano Mattei, senza però fornire dettagli sui progetti. Con cinque miliardi e mezzo di euro come dotazione iniziale, davanti ai rappresentanti delle principali istituzioni mondiali, dall'Onu al Fmi, dei vertici europei e di 46 Stati africani, la premier ha parlato di "successo e di pagina nuova" nei rapporti con il continente africano, una strategia che sul lungo periodo dovrebbe portare a bloccare i flussi migratori verso l'Europa, aiutando le popolazioni africane "a casa loro".

Meloni ha illustrato gli "interventi strategici di medio e lungo periodo", che dovrebbero concentrarsi su 5 pilastri: istruzione e formazione, sanità, agricoltura, acqua ed energia. Si tratterebbe di un Piano "non calato dall'alto", piuttosto incentrato su una "piattaforma programmatica condivisa", fuori da "un'impostazione predatoria o caritatevole", in un rapporto "da pari a pari". Il piano vedrà l'impegno dell'Italia con "tutto il sistema-Paese, a partire dalla cooperazione allo sviluppo e dal settore privato". Proprio per questo lunedì in Senato erano presenti anche i rappresentanti di 12 partecipate italiane, fra cui Enel, Eni, Terna, Cdp, Snam, Leonardo, Fincantieri. Abbiamo chiesto un commento sull'iniziativa al vicepresidente del Movimento 5 Stelle e capogruppo in Commissione Esteri alla Camera Riccardo Ricciardi.

Del Piano Mattei annunciato dal governo Meloni non c’è ancora un testo. Il piano è una scatola vuota?

È ancora peggio, siamo davanti a scatole che sono state svuotate, come il fondo per il clima. La dotazione iniziale sarà di 5,5 miliardi, ma una parte dei fondi sarà presa dal fondo clima, che era stato finanziato per l'emergenza climatica. Il 70% di questo fondo verrà svuotato e messo sul Piano Mattei, senza sapere quale progetti riguarderà. Un'altra parte delle risorse verrà prelevata da fondi per la cooperazione e lo sviluppo, già stanziati. Uno spostamento di risorse che non vuol dire niente. L'Italia tra l'altro spende in cooperazione e sviluppo molto meno di quanto spendono gli altri Paesi, cioè lo 0,26% del Pil, quando il target dovrebbe essere lo 0,7% del Pil. Non c'è stato nessun rifinanziamento dei fondi per la cooperazione e lo sviluppo. Quindi davvero siamo di fronte a una sceneggiata, fatta in pompa magna, nell'Aula del Senato.

È possibile tecnicamente utilizzare le risorse destinate al fondo clima per realizzare hub del gas o si tratta di risorse vincolate? 

Se la Ragioneria generale dello Stato ha dato il via libera vuol dire che sul piano tecnico e contabile non ci sono ostacoli. Ma c'è un piano politico, e da questo punto di vista lo spostamento di risorse è una cosa gravissima, perché ancora una volta si vuole negare l'emergenza climatica. E poi il governo con una mano finanzia dei progetti di Eni e con l'altra la svende, con il piano di privatizzazioni delle partecipate di Stato. Un'operazione che più propagandistica di così non poteva essere.

In alcuni casi sembra che Meloni abbia preso spunto da progetti esistenti, magari un po' rimaneggiati. Vi siete fatti un'idea di cosa sarà esattamente realizzato?

I progetti non li conosce nessuno. A oggi l'unica cosa che abbiamo è il decreto, diventato legge l’11 gennaio con il via libera della Camera, con cui si stabilisce l'esistenza del piano, e in cui si dice a grandi linee cosa si vorrà fare. Non è altro che una dichiarazione d'intenti. Ovviamente si delega tutto a una cabina di regia, presieduta dalla Presidente del Consiglio, che ha l'unico obbligo di riferire al Parlamento una volta l'anno.

Il presidente dell’Unione africana, Moussa Faki, ha detto che avrebbe preferito che i Paesi africani fossero consultati prima. È un’ulteriore prova del bluff dell'esecutivo? 

Meloni l'ha buttata sul ridere, ricordando la figuraccia dello scherzo telefonico dei comici russi, e indicando il presidente dell’Unione africana Faki ha detto ‘Quello vero', per dimostrare che questa volta l'ha riconosciuto. Ma questa operazione ricorda tanto l'accordo con l'Albania sui migranti, una mossa propagandistica. Ursula von der Leyen in questo momento l'appoggia perché le conviene, in vista delle elezioni europee, perché a giugno probabilmente spera di ottenere i voti di Meloni per essere riconfermata. Questo è abbastanza scontato. Ma non c'è un'unità politica europea, nonostante la presenza della presidente della Commissione Ue in Senato, e non esiste una cooperazione vera con gli Stati africani. Per questo il Moussa Faki ha pronunciato quelle parole. Naturalmente i leader africani a invito rispondono, ma dal loro punto di vista hanno già detto che porteranno avanti i loro interessi, e quindi i progetti con la Cina e con la Russia andranno avanti, non avremo con loro un rapporto esclusivo.

Così come è stato presentato, può questo piano bloccare le partenze di migranti, sostanzialmente "aiutando gli africani a casa loro"?

Se pensiamo che un fenomeno così complesso come l'immigrazione possa essere fermato con un trattato fatto a tavolino in un palazzo prestigioso di Roma siamo completamente fuori strada. Ignoriamo sia la storia sia l'attualità. Si devono e si possono fare dei programmi veri di cooperazione con i Paesi di provenienza, ma dobbiamo ricordarci che si tratta di un fenomeno che va a fasi alterne, per ragioni che un singolo governo non può controllare. È tutto fumo negli occhi per far vedere che sul tema dell'immigrazione Meloni sta facendo qualcosa in vista delle europee, perché se si presentasse con i dati degli sbarchi più alti degli ultimi anni, senza muovere un dito, è evidente che avrebbe delle ripercussioni. E quindi la premier vorrà sventolare l'accordo con l'Albania e il Piano Mattei.

Il ministro Lollobrigida non si è espresso sul caso di Ilaria Salis, trascinata in tribunale a Budapest ammanettata e in catene. Pensa che il governo sia in imbarazzo per l'amicizia che lega Meloni a Orban?

Io mi auguro che qui nessuno faccia battute, come quella di Lollobrigida, che sembra quasi minimizzare la questione, dicendo di non aver visto quelle immagini atroci. Spero nessuno voglia fare una polemica strumentale, ma che ci sia invece una presa di coscienza da parte di tutta la politica italiana. C'è una nostra concittadina, in catene, mani e piedi, in un carcere ungherese perché semplicemente perché stava facendo una contestazione in un luogo dove si stava celebrando la resistenza nazista nei confronti dell'esercito sovietico, in occasione del cosiddetto ‘Giorno dell’Onore', il raduno in cui si ricorda la caduta di battaglione nazista per mano dell’Armata Rossa a Budapest. Se avessero vinto i nazisti, che erano quelli che volevano la gente nei campi di concentramento, oggi non avremmo nessun Giorno della Memoria. Sarebbe facile far polemica su Lollobrigida, ma preferisco andare oltre.

Avete presentato un'interrogazione al governo sulla vicenda una settimana fa. Avete ricevuto risposte?

Nel giro di pochi giorni è difficile ottenerle, adesso abbiamo chiesto un'informativa urgente alla premier Meloni, ci aspettiamo venga in Aula a riferire.

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