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Riccardo Realfonzo, intervista al Robin Hood di palazzo San Giacomo

Si era dimesso polemicamente dalla giunta guidata dall’ex-sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino. Oggi, Riccardo Realfonzo è stato richiamato da Luigi de Magistris a svolgere il proprio ruolo di assessore al Bilancio con una missione: smantellare il sistema di potere e il clientelismo che negli ultimi quindici anni hanno portato il capoluogo partenopeo sull’orlo della bancarotta finanziaria.
A cura di Alessio Viscardi
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Intervista a Riccardo Realfonzo, assessore al Bilancio del Comune di Napoli

Il sistema delle società partecipate come nucleo centrale del potere della politica a Napoli, il nuovo corso con De Magistris e una nuova visione dell'economia all'insegna del bene comune: ecco il punto di vista del Robin Hood di Palazzo San Giacomo

Se c'è un simbolo dell'era di Luigi de Magistris cominciata con le elezoni comunali di Napoli 2011 è la nomina di Riccardo Realfonzo come assessore al Bilancio. "Scassare la Casta" era il proposito del sindaco-pm, chi meglio del Robin Hood che aveva lottato contro il malaffare della giunta Iervolino – denunciato in un libro autobiografico – poteva riuscirci? Il professor Realfonzo è un accademico, ordinario all'Università del Sannio, ed economista con numerose pubblicazioni a carico. Nel 2006 ha promosso un appello per stabilizzare il rapporto debito pubblico / Pil, mentre per il Governo Prodi è stato membro del comitato "Industria 2015". Nel 2009, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino l'aveva nominato assessore dopo che l'inchiesta Global Service aveva creato molto scalpore e decimato la Giunta comunale. Dopo dodici mesi, Realfonzo si dimetteva in polemica dall'incarico. Editorialista e avversario dell'austerity, è oggi l'uomo chiamato a mettere ordine nella caotica situazione ereditata da quindi anni di clientelismo.

Intervista a Riccardo Realfonzo

Le due esperienze in Giunta

la risposta di Realfonzo

AV: Realfonzo, lei è stato assessore nella Giunta Iervolino e nel suo libro “Robin Hood a palazzo San Giacomo” aveva mosso pesanti critiche al sistema di potere e malaffare che si era creato a Napoli.

RR: Ho fatto parte della giunta Iervolino per poco meno di un anno, dimettendomi perché si era creato un sistema di potere clientelare. La differenza tra le due amministrazioni è enorme, in quella precedente si erano creati gruppi di potere – soprattutto all'interno del Partito Democratico – che agivano principalmente per rafforzare il proprio potere politico. Quella di Luigi de Magistris è un'amministrazione di salvezza cittadina.

La casta delle aziende municipalizzate

Il sistema di potere del PD

AV: Ci può fare qualche esempio di cattiva amministrazione con la quale si è scontrato in passato e in che modo la nuova Giunta sta cercando di superare tali pratiche?

RR: Io apro il mio libro raccontando come attorno al sindaco Iervolino si fosse creato un gruppo di fedelissimi che avevano accesso a tutte le informazioni, mentre tutti gli altri membri della giunta – vi erano anche altri accademici e tecnici come me – venivano tenuti completamente all'oscuro. Questo sistema di potere si era sviluppato attorno alle venti società partecipate del Comune che gestiscono i servizi pubblici locali: trasporti, raccolta rifiuti, manutenzione del verde, servizio idrico, ecc. La loro configurazione di Spa rende molto più difficile controllarle rispetto alle società pubbliche. Questo si rifletteva sulle costituzioni dei cda, che le amministravano non per fornire servizi di qualità, ma per piazzare persone in ruoli chiavi e conferire consulenze d'oro a fini elettorali. Era un sistema completamente marcio, il mio predecessore (l'ex-assessore Enrico Cardillo – ndr) era stato arrestato per l'affare Global Service e dopo due giorni dalle dimissioni dal Comune era stato riassunto come direttore generale della partecipata Stoà. In un altro caso, un membro di un consiglio di amministrazione di una società si era fatto assumere dalla stessa come dirigente, mantenendo il doppio incarico. Tutte cose formalmente e legalmente possibili, ma molto discutibili sul piano politico.

Luigi De Magistris mi ha richiamato per fare pulizia nel sistema delle partecipate e rimettere in ordine i conti del Comune. Abbiamo azzerato tutti i consigli di amministrazione, inserendo tecnici specializzati e invitandoli a una ristrutturazione all'insegna dell'efficenza.

La mancanza di trasparenza napoletana

Quindi anni di oscurità nell'amministrazione

AV: Una delle caratteristiche che hanno contraddistinto gli ultimi quindici anni di governo a Napoli è stata la poca, se non inesistente, trasparenza nella gestione della cosa pubblica. Perché si sono stabiliti poteri tanto forti da oscurare totalmente la vista di ciò che accadeva dietro le quinte?

RR: Perché a Napoli c'è una disoccupazione dilagante, una povertà diffusa e il Comune in modo diretto e indiretto dà lavoro a 21 mila persone. Il potere della politica è enorme, ma il vecchio sistema era davvero arrivato all'esaurimento avendo ormai spremuto totalmente le casse comunali.

Napoli sull'orlo della bancarotta

Il dissesto finanziario ereditato dalla giunta Iervolino

AV: In una sue prime interviste denunciò la situazione disastrosa dei bilanci del Comune di Napoli. Lei parlò di un “comune sull’orlo del dissesto finanziario”, cosa intendeva dire di preciso e come si sta agendo per scongiurare questa eventualità?

RR: Noi abbiamo preso le redini dell'amministrazione in giugno e come primo atto ho fatto effettuare un esame approfondito dei conti. Ne è emerso un Comune sul lastrico, casse vuote e un volume di crediti non riscossi di 3,3 miliardi di euro. Le partecipate erano indebitate con le banche per milioni di euro e vi era una disorganizzazione interna notevole: le pratiche giacevano in modo "irrituale" sulla scrivania del vecchio amministratore e il patto di stabilità era stato sforato per oltre 60 milioni di euro. Una situazione da bancarotta.

In quindici giorni abbiamo dovuto approvare il bilancio comunale con tagli di 150 milioni di euro, che però non hanno inciso sui servizi erogati in città, anzi forse oggi funziona tutto meglio. Questo perché abbiamo tagliato gli sprechi e tutti i costi della politica.
L'emergenza finanziaria è il nodo principale di tutte le difficoltà che affronta la città di Napoli, la stessa crisi dei rifiuti – uno dei maggiori scandali del passato – è in via di risoluzione proprio perché siamo riusciti a migliore il flusso finanziario verso l'Asia e ottenere un prestito dalla Cassa Depositi e Prestiti per la ricapitalizzazione della società di 43 milioni di euro, con i quali si potrà avviare la raccolto differenziata.

Il peso delle manovre finanziarie

I tagli di Tremonti e di Monti a Napoli

AV: Il sindaco de Magistris ha apertamente criticato le misure economiche prese in estate dal Ministro Tremonti e, più recentemente, dal nuovo presidente del Consiglio, Mario Monti. I tagli agli enti locali, in particolare al Comune di Napoli, possono essere quantizzati e quale sarà l’impatto generale sulla città?

RR: Gli interventi del governo Berlusconi hanno messo in ginocchio gli enti locali, l'anno passato abbiamo avuto oltre 100 milioni di tagli al Comune di Napoli. A questi si sommano altri 100 milioni, a cui bisogna aggiungere anche gli ulteriori tagli della manovra Monti. Cercheremo di non far accorgere la popolazione di questi tagli, ma è molto frustrante perché se avessimo avuto le disponibilità finanziarie che hanno avuto i nostri predecessori avremmo potuto fare cose straordinarie.

Beni Comuni e movimenti di protesta

Napoli capofila per acqua pubblica e assessorato ai beni comuni

AV: Negli ultimi mesi il dibattito internazionale si è incentrato sulle proteste dei movimenti contro il capitalismo, da Occupy WallStreet agli Indignados. Filo conduttore è una riscoperta del senso del “bene comune”. Napoli è capofila nella ricezione dei referendum del 2011, con la trasformazione dell’Arin in società senza scopo di lucro e con l’istituzione di un assessorato ai Beni Comuni. Ma in che modo funziona un’economia del bene comune?

RR: In tutta Europa i movimenti prendono piede e richiedono un'economia dei beni comuni e un welfare che tuteli i diritti fondamentali del cittadino. Si tratta della sconfitta dell'Unione Europea nata sul mercato: è l'area mondiale che cresce di meno e in cui il divario sociale cresce di più. Non bisogna demonizzare il privato, che può agire liberamente ma non deve entrare nella sfera dei diritti fondamentali degli individui, in cui non ci deve essere spazio per il profitto. Vado fiero di aver firmato con l'assessore Lucarelli gli atti per la trasformazione dell'Arin in ABC, un'azienda speciale soggetto di diritto pubblico. Noi terremo sotto il controllo pubblico tutti i servizi pubblici fondamentali della città, ma senza creare i vecchi carrozzoni pubblici. Ci vuole rigore nel pubblico per difendere il pubblico.

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