Riccardo Bossi indagato per truffa sul Rdc, il fratello Renzo: “La giustizia deve fare il suo corso”
"Non ho rapporti con mio fratello Riccardo da anni, e sono il primo a dire che la giustizia deve fare il suo corso, in caso di reati commessi da chiunque". Così Renzo Bossi, secondogenito di Umberto Bossi, ha commentato la situazione del fratello maggiore Riccardo, indagato per una presunta truffa legata al reddito di cittadinanza. I due sono nati da matrimoni diversi di Umberto Bossi: Riccardo è figlio di Gigliola Guidali, mentre Renzo di Manuela Marrone. Secondo gli inquirenti, Riccardo avrebbe preso per 43 mesi il Rdc, tra il 2020 e il 2023, ricevendo ingiustamente 280 euro al mese, per una somma totale di circa 12mila euro. In questo periodo avrebbe dichiarato di vivere in affitto in un immobile dal quale invece era stato sfrattato nel 2019.
Renzo Bossi ha preso le distanze dal fratello, e ha anche detto di non aver mai ricevuto il reddito di cittadinanza. Un articolo di Repubblica aveva riportato che tra il 2020 e il 2021 anche Renzo avesse preso il sussidio, ma lui ha smentito: "Io non ho mai fatto alcuna richiesta per avere il reddito di cittadinanza e quindi non ho mai ricevuto un euro di sostegno. È una cosa che non mi riguarda, visto che lavoro da anni con le mie aziende".
L'ex ‘Trota' ha aggiunto: "Ci troviamo di fronte a un articolo diffamatorio che, guarda caso, viene pubblicato alla vigilia di un voto importante come quello dell'Abruzzo, tirandomi dentro a una vicenda che non mi riguarda affatto, motivo per cui ho già dato mandato al mio legale di procedere per diffamazione". Poi ha criticato la scelta di cancellare il reddito di cittadinanza: "Ha pure messo in difficoltà tanti Comuni che ora si trovano a fronteggiare situazioni di disagio di molti cittadini".
Per quanto riguarda Riccardo Bossi, per il momento ha deciso di non commentare le indagini che lo riguardano, né con la stampa né con gli inquirenti. Ci sono ancora circa due settimane di tempo per depositare delle memorie difensive, e dopodiché la Procura di Varese chiederà il rinvio a giudizio e il giudice per le indagini preliminari valuterà se ci sono gli elementi per andare a processo.
A quanto risulta, Bossi sarebbe indagato per false attestazioni, perché nei documenti necessari per calcolare l'Isee avrebbe dichiarato di vivere in affitto, e quindi di dover pagare un canone mensile. Si sarebbe trattato di un immobile a Busto Arsizio, da cui però sarebbe stato sfrattato per morosità già nel 2019, anche se lo sgombero sarebbe avvenuto solo nel 2022.
La contestazione quindi non è che tutto il reddito di cittadinanza ricevuto fosse illegittimo, ma solo la parte relativa all'affitto. Dunque 280 euro al mese, che, come detto, portano a circa 12.040 euro nei tre anni e mezzo considerati dalla Procura. Se il reato fosse quello effettivamente contestato dai pm, il rischio sarebbe di una pena in carcere fino a sei anni.