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Riaprire le scuole, Azzolina accelera ma le Regioni chiedono un ritorno in classe il 7 gennaio

È ancora braccio di ferro tra governo e Regioni sul nuovo dpcm di dicembre, e in particolare sul ritorno in classe per gli studenti delle scuole superiori. I governatori hanno chiesto ai ministri Boccia e Speranza di prolungare la didattica a distanza almeno fino al prossimo 7 gennaio, cioè dopo le vacanze di Natale.
A cura di Annalisa Cangemi
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La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina ha ribadito anche oggi che il governo sta lavorando per poter riportare tutti gli studenti in classe il prima possibile. Si è parlato di una possibile data, il 9 dicembre, dopo l'Immacolata, anche per andare incontro indicazioni che arrivano dagli esperti del Cts. "Riapriremo quanto prima, è importante farlo. Serve prudenza, dobbiamo essere cauti e prendere delle scelte. La scuola è una priorità per il Paese, ne va del vostro futuro", ha detto oggi su Instagram rispondendo alle domande degli studenti.

Nel governo anche la ministra renziana per la Famiglia, Elena Bonetti, spinge per un rientro il 9: "Continuo a pensare che abbiamo sbagliato a mettere al 100% la Dad nelle superiori, e per questo sto insistendo che il prima possibile si riapra, con un piano organizzato".

Le Regioni premono però per prolungare la didattica a distanza la scuola secondaria di secondo grado – e per le seconde e terze medie nelle zone rosse – a fino al 7 gennaio, quindi dopo le vacanze di Natale. Troppi i problemi logistici ancora irrisolti: manca un piano di scaglionamento degli ingressi, che preveda per esempio lezioni anche pomeridiane, e manca un potenziamento per i mezzi pubblici, sui quali al momento la capienza massima è fissata al 50%, una soglia che andrebbe ritoccata, qualora si decidesse di far tornare fra i banchi i ragazzi delle superiori.

"Le Regioni hanno unanimemente ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni eventuale ripresa della didattica in presenza per chi oggi è ancora in didattica a distanza. Anche perché se si tornasse a scuola intorno al 10 di dicembre si rischia che alcuni focolai o un aumento di contagi vada ad impattare sulle nostre strutture ospedaliere proprio nei giorni tra Natale e Capodanno", ha spiegato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, dopo l'incontro tra i ministri Boccia e Speranza e la Conferenza delle Regioni integrata dai rappresentanti di Anci e le province italiane.

Sulla riapertura delle scuole superiori, "tutte le regioni hanno ritenuto di dire al governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento – ha spiegato Toti -, soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole".

La posizione dell'Emilia-Romagna

Una voce fuori dal coro è quella dell'Emilia-Romagna che chiede di mantenere la didattica a distanza non oltre i vincoli fissati dall'attuale dpcm, e cioè fino al prossimo 3 dicembre. Se l'Emilia-Romagna dovesse rientrare in fascia gialla prima delle vacanze natalizie, è il ragionamento che fa la Regione guidata dal dem Bonaccini, si ritiene coerente il ritorno fra i banchi per la scuola superiore.

Non è sulla linea della riapertura a dicembre neanche il commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, che conferma che le misure "stanno portando i risultati auspicati", ma chiede anche di "evitare un'ulteriore recrudescenza".

Anche secondo i presidi, senza un piano per trasporti e di tracciamento, il rientro in presenza al 100% "non è ipotizzabile". Per il presidente dell'Anp, Antonello Giannelli, le condizioni per il rientro sono un potenziamento del tpl, dei servizi delle Asl e la disponibilità dei supplenti.

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