Revenge porn, proposta di legge M5S ‘copia’ (senza citarla) petizione di ‘Insieme in rete’
Una risposta alla pratica del ‘revenge porn', cioè il fenomeno della diffusione in rete di foto o filmati intimi senza il consenso dei soggetti interessati, è arrivata dal M55, e precisamente con una proposta di legge depositata in Senato, che porta la firma della pentastellata Elvira Lucia Evangelista. Il testo è stato pubblicato anche sulla piattaforma Rousseau, dove potrà essere discussa e modificata dagli utenti fino al prossimo 21 aprile. Questa proposta però non ha tenuto conto di un altro lavoro, che pure è stato condotto in questi mesi, e che parte da una richiesta della società civile.
La condivisione di materiale digitale privato, di contenuto erotico più o meno esplicito, allo scopo di far soldi o semplicemente per attaccare e umiliare le vittime, quasi sempre donne, è stata infatti oggetto di una campagna di sensibilizzazione, condotta dalle associazioni ‘Insieme in rete', ‘Bossy' e ‘Sentinelli'. In pochi mesi è stato raggiunto il traguardo di 100mila firme, raccolte con un appello lanciato Change.org lo scorso 30 novembre, per arrivare in tempi brevi alla presentazione di una legge in Parlamento. Questo testo, frutto di un lavoro tecnico che ha coinvolto psicologi, esperti digitali e giuristi, verrà presentato nei prossimi giorni da Laura Boldrini, ex presidente della Camera. "La notizia della proposta del M5S ci ha sorpreso, l'abbiamo appresa dai giornali. Non ci interessa mettere a tutti i costi il cappello su quest'iniziativa. Al contrario vogliamo che questo lavoro sia il più possibile condiviso anche con gli altri partiti. Per questo chiediamo al M5S di collaborare con noi, sederci a un tavolo, e capire come possono essere migliorate le nostre due proposte – ha detto Vittoria Gheno di ‘Insieme in rete', contattata da Fanpage.it – Anzi sicuramente la proposta del M5S presenta una buona ossatura da cui partire".
A questo punto ci si chiede come mai si sia scelto di non collaborare a priori con chi aveva già portato avanti un progetto, partito ascoltando le istanze dell'opinione pubblica, raccogliendo esperienze e professionalità del campo. Chiaramente più avanti le due proposte potrebbero essere accorpate, per trovare una sintesi. "Ma perché ignorare i risultati di un lavoro costruito con serietà e impegno in questi mesi?", sottolineano i promotori della campagna, precisando di non voler fare della legge una bandiera, ma chiedendo piuttosto di non azzerare i passi avanti fatti fino ad ora nel percorso di messa a punto di una misura seria di contrasto di quella che potrebbe essere meglio definita ‘pornografia non consensuale' o ‘condivisione non consensuale di materiale intimo'.
"La genesi è stata settimane di martellante campagna sui social e più di 100.000 firme raccolte attraverso una petizione su Change.org. Laura Boldrini per prima ha raccolto le istanze di questa mobilitazione, con l’impegno di normare quello che oggi è colpevolmente ignorato. Dopo mesi di lavoro fatto di tavoli tecnici e legami intrecciati con esperti del web, giuristi e psicologi, a sorpresa veniamo a sapere dai giornali che in questi giorni la senatrice del Movimento Cinque stelle, Elvira Lucia Evangelista, ha riprodotto in modo letterale il nostro appello, finendo con il presentare per prima una proposta di legge sullo stesso tema, senza avvertire la necessità di consultarci, affidandola agli iscritti della piattaforma Rousseau", hanno denunciato gli attivisti delle tre associazioni in una nota.
Cosa dice la proposta di legge del M5S sul ‘revenge porn'
Il ‘revenge porn' è una prassi sempre più frequente tra gli utenti del web, e in passato ha portato anche a conseguenze tragiche. Basti pensare al caso di cronaca che ha coinvolto Tiziana Cantone, la giovane napoletana che si è suicidata il 13 settembre 2016, dopo aver denunciato inutilmente la diffusione in rete di un suo video hard, girato dall'ex fidanzato, e diventato poi virale.
La proposta di legge del M5S, suddivisa in tre articoli, prevede una sanzione non solo per chi pubblica immagini o video privati, ma anche chi li diffonde. Nel provvedimento si fa riferimento a pene più severe, nel caso ci sia un rapporto tra autore e vittima, oppure nei casi in cui tali abusi portino la vittima alla morte. Nel caso in cui la vittima arrivi all'auto-soppressione, anche in presenza di una non intenzionalità del colpevole, è prevista la reclusione da cinque a dieci anni. Il testo mira all'introduzione nel codice penale dell'articolo 612-ter, dal titolo "Pubblicazione e diffusione di immagini o video privati sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate".
Per l'utente che pubblica in rete materiale intimo è prevista la reclusione da tre mesi a sei anni. Chi contribuisce a rendere virale il contenuto potrà essere invece sanzionato con una multa da 75 a 250 euro. Se invece foto e filmati vengono messi in rete da un coniuge, da un ex partner, o comunque da una persona legata alla vittima da un legame affettivo, la legge stabilisce il carcere da uno a 4 anni.
La proposta delle associazioni
‘Insieme in rete', insieme a ‘Bossy' e ‘Sentinelli', ha costruito una proposta che poggia su tre pilastri fondamentali: la repressione di questi comportamenti, la tutela delle vittime e l'educazione civica digitale, che dovrebbe coinvolgere anche il Miur. "Con il M5S abbiamo sicuramente in comune gli obiettivi. Proponiamo di poter ampliare e integrare i punti indicati nella proposta dei Cinque Stelle, prevedendo per legge un sostegno psicologico e legale per le vittime. Inoltre secondo noi, oltre a coinvolgere il ministero dell'Istruzione nella stesura di linee guida per l'educazione civica digitale per i giovani, bisognerebbe pensare anche a un investimento sull'educazione di genere", ha spiegato Vittoria Gheno a Fanpage.it.
"Per quanto riguarda invece l'aspetto della repressione l'impianto del M5S è ampiamente condivisibile – ha aggiunto – per noi però è molto importante l'aspetto della ‘riabilitazione', non solo della vittima, ma anche del responsabile di questi atti. E poi vorremmo porre l'accento sulla responsabilizzazione delle piattaforme".