Revenge porn, deputate Fi, Pd, LeU e FdI occupano banchi del governo: bocciato emendamento
AGGIORNAMENTO. L'Aula della Camera era impegnata oggi con l'esame del provvedimento che contiene le misure per prevenire le violenza di genere, il ddl Codice rosso. Le deputate del gruppo di Forza Italia, seguite poi dalle deputate FdI, Pd e Leu, alla Camera hanno occupato i banchi del governo dell'Aula di Montecitorio in segno di protesta contro la decisione della maggioranza Lega-M5S di dare parere contrario all'emendamento, che avrebbe introdotto il reato di ‘pornografia non consensuale'. L'emendamento, sostenuto da tutte le altre forze di opposizione, è a firma della deputata Federica Zanella (Forza Italia), ed è scritto sulla falsariga del disegno di legge che la senatrice Elvira Lucia Evangelista ha presentato oggi a Palazzo Madama.
In Aula è scoppiata la bagarre, e non si è arrivati al voto: la seduta è stata sospesa dal presidente della Camera Roberto Fico. Mentre si susseguivano gli interventi a raffica dei deputati di FI per invitare ad approvare l'emendamento in questione, Stefania Prestigiacomo è partita verso i banchi della presidenza. Dietro hanno iniziato a correre, tra le altre, Giusi Bartolozzi, Benedetta Fiorini e Michaela Biancofiore. I lavori dell'Aula riprenderanno martedì prossimo, esattamente dal punto in cui si sono interrotti oggi, ovvero il voto, a scrutinio segreto, sull'emendamento contro il revenge porn.
Lega e M5S bocciano l'emendamento di Laura Boldrini
Un altro emendamento, presentato precedentemente da Laura Boldrini, che avrebbe dovuto introdurre il revenge porn anche nel Codice rosso, la corsia preferenziale per le denunce e i casi di violenza di genere, è stato bocciato alla Camera. Sono mancati in Aula i voti delle forze di governo, Lega e M5S.
L'ex presidente della Camera Laura Boldrini, che presenterà il prossimo 4 aprile la sua proposta di legge contro la ‘pornografia non consensuale' in rete, ha espresso il suo rammarico: "Tutte le forze politiche – Forza Italia, Fratelli d'Italia, gruppo Misto, Leu e Partito democratico – si sono espresse favorevolmente al mio emendamento per l'introduzione del reato sul revenge porn, tranne Lega e cinque Stelle. Sono mancati solo 14 voti" nell'Aula della Camera "E abbiamo perso due grandi occasioni, quella di dare ascolto alle 100.000 persone che hanno firmato la petizione lanciata da Insieme in Rete, I Sentinelli e Bossy. Ma soprattutto abbiamo perso l'occasione di proteggere i nostri giovani da questo odioso fenomeno che colpisce soprattutto le donne. Peccato".
"Su questo tema il Parlamento avrebbe dovuto dare un segnale di unità e responsabilità", ha aggiunto. "Sul revenge porn la nostra posizione è chiara. Serve una legge organica, il cui testo sia frutto del corretto lavoro di ascolto degli stakeholder, come le associazioni, la Polizia Postale, le piattaforme web, gli esperti", ha replicato in una nota il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, Stefano Patuanelli. "Il ddl che abbiamo presentato oggi in Senato è già in discussione in Commissione Giustizia, e il nostro impegno è di approvarlo in tempi brevi ma senza forzature, come sarebbe un semplice emendamento. Lo abbiamo promesso alla signora Maria Teresa Giglio, mamma di Tiziana Cantone. E lo faremo".
A intervenire è stata la stessa Giulia Sarti, primo caso in Italia di deputata vittima di revenge porn: "Ringrazio tutti coloro che in questi giorni hanno espresso reale e sincera vicinanza nei miei riguardi. A tal proposito, in virtù di quel che ho passato, io così come molte altre donne purtroppo, ci tengo a sottolineare che il caso in questione, cosiddetto revenge porn, discusso in queste ore nell'ambito del Codice rosso, non può certo risolversi attraverso l'approvazione di un mero emendamento", ha scritto su Facebook l'ex presidente della commissione Giustizia. "Al contrario, la materia è talmente delicata da richiedere un ampio dibattito non solo parlamentare, bensì giuridico-sociale, volto dapprima a coinvolgere esperti, vittime, famiglie, analisti, giuristi e tutte le varie articolazioni dello Stato competenti come la Polizia postale e delle comunicazioni. È un tema importantissimo, una sua seria regolamentazione non può rischiare di nascere monca".
M5S presenta la legge in Senato
"La mia unica figlia trattata come una prostituta. E devo sopportare quei miserabili ancora impuniti". La mamma di Tiziana Cantone, la giovane che si è tolta la vita nel 2016 dopo che immagini intime che la riguardavano sono state diffuse in rete, ha partecipato alla presentazione del disegno di legge contro il revenge porn, depositato in Senato il 19 febbraio scorso, di cui è prima firmataria Elvira Lucia Evangelista, senatrice M5S. "Non devono più rimanere zone franche, la rete ormai è esattamente come il mondo reale", sottolinea Maria Teresa Giglio, e mentre ricorda quello che è accaduto alla figlia si commuove.
Nella sala Caduti di Nassirya ci sono anche le giornaliste Federica Sciarelli e Selvaggia Lucarelli (quest'ultima il tema lo conosce bene visti gli attacchi che in passato ha dovuto subire in rete), e il sottosegretario all'Istruzione Salvatore Giuliano. La presenza del sottosegretario del Miur non è casuale, perché la legge presentata dal M5S, che ha impresso un'accelerazione nel dibattito sulla ‘pornografia non consensuale' (anche in seguito al grave episodio accaduto ai danni della parlamentare Giulia Sarti), poggia soprattutto sul pilastro della prevenzione e dell'educazione nelle scuole. Nel testo è esplicitata l'introduzione di linee guida da parte del Miur per informare gli studenti e il personale scolastico su questo fenomeno.
"Vogliamo che passi soprattutto questo messaggio: vogliamo perseguire le condotte delle persone, più che le grandi piattaforme – ha spiegato a Fanpage.it Evangelista – invece di sanzionare il mezzo vogliamo che si faccia in primo luogo una battaglia culturale. Siamo stanchi di sentire che episodi di revenge porn, che accadono tutti i giorni, non sono considerati reati e vengono minimizzati dagli utenti. E poi sanzionare il mezzo, o i colossi del web non mette al riparo le vittime: esistono poi chat telegram segrete, dove viene diffuso quotidianamente materiale intimo senza il consenso dei malcapitati. Come avevo promesso ho organizzato un evento coinvolgendo la mamma di Tiziana, e sono contenta che ci troviamo finalmente davanti a una svolta epocale per questi temi. Fino al 2016 era impensabile avere una legge a tutela delle donne colpite dal cyber bullismo".
Il 14 marzo è iniziato l'esame in commissione Giustizia a Palazzo Madama, e lì probabilmente verrà accorpato a un'altra proposta, quella presentata da Forza Italia, da senatore Enrico Aimi, che mira a introdurre l'articolo 612-ter del codice penale, che punisce il reato di diffusione illecita di immagini di carattere sessuale.
Anche il disegno di legge del M5S introduce l'articolo 612-ter del codice penale, e prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni per chiunque divulghi tramite strumenti informatici o telematici immagini o video sessualmente espliciti, senza il permesso dei soggetti interessati, provocando loro stati di ansia, paura e isolamento. Inoltre viene prevista un'aggravante se chi commette il reato è un partner o un ex partner (in questo caso la pena va da 1 a 4 anni). Ulteriore aggravante è rappresentata dal suicidio: se dopo la pubblicazione e diffusione dei video e delle foto la vittima muore la pena sale da 5 a 10 anni. Le piattaforme internet e i gestori dei social network verranno invitati a rimuovere il materiale, oppure oscurarlo e bloccarlo.
La condivisione pubblica di immagini private è un'odiosa prassi in aumento. Il sottosegretario Salvatore Giuliano ha ricordato che "l'11% delle vittime di cyberbullismo ha tentato il suicidio. La percentuale sale per chi ha subito episodi di cyberbullismo e bullismo: in questi casi uno due ha tentato il suicidio". Dagli ultimi dati emersi dalla ricerca condotta dall'Osservatorio Nazionale Adolescenza e da Skuola.net indicano che su 6500 giovani tra i 13 e i 18 anni , circa 1 su 4 (il 24%) almeno una volta ha utilizzato i mezzi digitali per condividere immagini intime (foto e filmati sexy). Il dato allarmante è che il 12% di chi ha fatto sexting ha ricevuto minacce, e ha rischiato di veder diffuse in rete quelle immagini. Quasi la metà dichiara che le immagini intime sono state diffuse per gioco; il 7% parla esplicitamente di vendetta, e quindi rientra nella casistica del revenge porn; per l'11% si è trattato di un ricatto.
E ancora il tema dell'isolamento e della vergogna diventano preponderanti: circa 1 su 3 ha evitato di raccontare in giro l'accaduto (tra le ragazze la percentuale sale, si parla del 37%). Solo il 16% ha chiesto aiuto alla famiglia o agli amici. Più della metà invece, il 53% ha cercato di minimizzare l'episodio (sono soprattutto i maschi a farlo, il 59%).