Responsabilità civile dei giudici: innovazione, falso problema o attacco alla magistratura? [REPORTAGE]
Si infiamma il dibattito sull'introduzione della responsabilità civile diretta dei magistrati prevista dalla legge Comunitaria che riforma la Giustizia all'esame del Senato e già approvata alla Camera. L'innovazione proposta dal governo Monti, tramite il ministro della Giustizia Paola Severino, non ha incontrato il favore degli addetti ai lavori che hanno manifestato tutte le loro perplessità. Lo stesso Csm si è detto assolutamente contrario e ha chiesto che venga scongiurato l'ipotesi di responsabilità diretta dei magistrati che potrebbero esserne influenzati. A più livelli le toghe hanno fatto fronte comune nel denunciare, con tesi più o meno aggressive, questa possibilità. Magistrati, giuristi ed ex togati si sono detti perplessi per questa eventualità ritenendo sufficiente l'attuale legislazione a riguardo.
A cominciare dal procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia che senza mezzi termini ha definito la nuova legge «un modo per omologare la magistratura e per intimidirla e renderla timorosa nei confronti dell'applicazione della legge». Da sempre il magistrato antimafia, allievo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha paventato un eventuale intervento legislativo come uno strumento del potere per fermare l'azione della magistratura. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Raffaele Cantone che ha definito la responsabilità diretta «una pistola puntata alla tempia dei magistrati che non serve a risolvere i problemi del sistema». Il principale nemico del clan dei Casalesi condivide la definizione con l'attuale combattente al clan casertano.
Antonello Ardituro ha definito la responsabilità civile «una spada di Damocle sulla testa dei magistrati che si occupano delle inchieste più complesse» riferendosi soprattutto alle indagini sui colletti bianchi vicini alla camorra. Non solo magistrati in servizio, ma anche ex magistrati hanno espresso il proprio parere sulla proposta legislativa. E' il caso del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris che si è detto «contrario a questa legge e ci vedo anche un tentativo di intimidire i magistrati che fanno inchieste coraggiose». Un altro ex magistrato, Gherardo Colombo, mente del pool "Mani Pulite”, è preoccupato per le «ricadute sulle dinamiche processuali della legge». Meno critico nei confronti della possibilità di introduzione della responsabilità diretta si è invece dimostrato l'ex ministro della Giustizia del governo Prodi, Luigi Scotti che non vede «un reale pericolo per la magistratura nel caso in cui venga introdotta la responsabilità diretta. Bisogna però fare salva l'autonomia interpretativa dei magistrati ed introdurre come criterio la macroscopica violazione della legge e l'attuale dolo e la colpa grave».