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Responsabili di nome e di fatto: arriva la “sfiducia costruttiva”

Dal capogruppo di Iniziativa Responsabile Sardelli arriva una proposta di legge costituzionale che introdurrebbe la cosiddetta “sfiducia costruttiva”, un provvedimento che a suo dire garantirebbe la governabilità.
A cura di Alfonso Biondi
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Iniziativa Responsabile

Responsabili, forse troppo. Luciano Sardelli, capogruppo di Iniziativa responsabile, ha oggi presentato una proposta  di legge costituzionale al fine di introdurre nella Costituzione la cosiddetta "sfiducia costruttiva". La proposta, che consta di un solo articolo, andrebbe a modificare l'articolo 94 della Costituzione. Il testo prevede che il Presidente del Consiglio possa cessare dalla carica qualora il Parlamento in seduta comune approvi una mozione di sfiducia motivata, conetenente l'indicazione del successore, con votazione per appello nominale a maggioranza dei suoi componenti.

Se passasse la proposta, il voto contrario di una o di entrambe le Camere su una proposta non comportebbe le dimissioni dell'esecutivo, come già accade ora (secondo quanto previsto dall'articolo 94). La mozione di sfiducia, invece, deve essere firmata da almeno un terzo dei componenti di ciascuna Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione. La nomina del nuovo presidente del Consiglio da parte del Capo dello Stato comporta automaticamente la revoca di quello precedente e la decadenza dei ministri in carica

Sfiducia costruttiva. Un accostamento che sa tanto di ossimoro, ma che per i Responsabili rappresenta un provvedimento necessario per garantire la governabilità del paese e che per il capogruppo Sardelli andrebbe fatta pefino prima della riforma elettorale. Sardelli ha anche invitato l'opposizione a dire la sua sulla proposta e a contribuire in maniera costruttiva al dibattito.

Insomma i Responsabili escono allo scoperto con una proposta che farà sicuramente discutere e che si colloca in un ristretto lasso di tempo in cui da più parti giungono proposte di modifica della Carta costituzionale.

L'ultimissima in ordine di tempo (e forse anche la più "grossa") è stata quella di Remigio Ceroni il quale, a titolo personale, ha proposto di cambiare l'articolo 1 della Carta, motivando la sua proposta come un gesto che "intende ribadire la centralità del Parlamento troppo spesso mortificata o dal Presidente della Repubblica che firma le leggi o dalla Corte costituzionale che le abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c’è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore". E la Carta non dorme più sonni tranquilli.

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