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Renzi: “Vogliamo un’Italia che assomigli al Terzo settore”

Intervistato a Lucca in occasione dell’incontro organizzato dal Centro Nazionale del Volontariato, il premier ha commentato la recente approvazione della Riforma del Terzo Settore e ha rivolto un appello agli italiani: “Smettiamola di credere ad un’Italia come al paese in cui le cose non vanno mai bene. Abbiamo un sacco di problemi, vogliamo affrontarli, ma questo è un Paese che ha dei straordinari valori educativi, culturali e associativi”.
A cura di Redazione
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Matteo Renzi e Roberto Giachetti all'Auditorium della Conciliazione

"Per me l’approvazione della legge delega sul Terzo Settore non risolve i veri nodi che sono al centro, perché, lo avete spiegato molto bene, nella tua domanda e nella tua introduzione, la partita si gioca adesso, paradossalmente. È un segnale di grande impatto, di grande forza, ci permette di giocare una partita diversa ma, la partita, inizia ora". Così Matteo Renzi, intervistato a Lucca in occasione dell’incontro organizzato dal Centro Nazionale del Volontariato, ha commentato la recente approvazione della Riforma del Terzo Settore. "Allora – ha aggiunto – perché io ho detto che sono emozionato e commosso? Per due elementi: il primo è di natura personale e il secondo è di natura politica". Il primo si riferisce al fatto che il premier si sente "comunque un boy scout di Rignano", "protempore affidato al Governo del Paese". L'elemento personsale è per Renzi "che per me la politica è una cosa molto seria, molto bella, io sono per ridurre i politici lo dico sempre ma non per ridurre la politica" e "proprio per questo l’idea che simbolicamente nel momento in cui andavo a rappresentare l’Italia al tavolo dei grandi potessi arrivare con una promessa mantenuta al mondo, dal quale anch’io provengo, era un elemento di grande emozione personale".

L'elemento politico, invece, riguarda il fatto che "queste riforme sono state realizzate e questo ci permette di togliere dal tavolo gli argomenti che hanno fatto grande o piccola la discussione politica degli ultimi 20 anni". E nei prossimi, ha proseguito il presidente del Consiglio, "avverrà un cambiamento epocale superiore a quello che internet ha prodotto negli ultimi 20 anni. La globalizzazione l’interconnessione, l’innovazione spinta, cambieranno faccia al modo di fare economia, impresa. La fabbrica 4.0, i robot e l’intelligenza artificiale. In Giappone non soltanto ci hanno portato nella macchina senza autista; ma ci hanno portato a vedere i modelli organizzativi futuri, ci hanno fatto discutere sui modelli in cui una parte di giapponesi inizia a pensare alle proprie badanti fatte da robot che è una cosa che se noi ci raccontiamo facciamo anche fatica ad immaginare. Non ultimo il fatto nella loro cultura l’intelligenza artificiale e la robotica sono considerate in modo diverso rispetto alla nostra cultura: lì sono già un dato di fatto, una realtà". Posto questo, il premier crede "che l’Italia abbia un futuro se riscopre i suoi valori. Che non vuol dire rinchiudersi sulla difensiva, che non vuol dire giocare con il catenaccio, ma vuol dire avere la consapevolezza che se ci sono 4,5 milioni di volontari in Italia, questo è una ricchezza che vale di più di un punto percentuale di crescita del Pil".

"Se mi dicessero – ha aggiunto ancora Renzi – ‘qual è la cosa più importante che ha fatto l’Italia in questi ultimi due anni?'. Qualcuno potrebbe dire niente. Qualcuno potrebbe dire la riforma costituzionale. Che è chiaramente la riforma più importante perché dà o non dà governabilità ed elimina gli inciuci. Qualcuno potrebbe dire il Jobs Act, qualcuno potrebbe dire la riforma del Terzo Settore. Qualcuno la legge sull’autismo, la legge sui diritti civili, che vede opinioni diverse ancora. La legge sul Dopo di noi che dovrà essere approvata tra pochi giorni perché è un altro impegno importante". Ma per il premier "è stato dire ‘un euro in sicurezza per un euro in cultura'. Un euro messo nella polizia di periferia e un euro messo per riaprire una scuola, per riaprire un centro culturale" e, quindi, "la legge sul Terzo Settore, con tutte le difficoltà della delega che dovrà essere approfondita, in modo rapido ed efficiente, dice che noi vogliamo che l’Italia assomigli al Terzo Settore, che abbia dei valori, che si svegli la mattina con positività, che non si rassegni al cinismo e alla paura, alla preoccupazione dell’altro, che sappia gustare la bellezza del confronto e del dialogo e che sappia anche essere giustamente critica e capace di stimolare e di spronare la classe politica e la classe dirigente. Noi vogliamo un’Italia che non consideri il Terzo Settore come quella roba lì, che serve ai volontari per passare un po’ di tempo. Vogliamo un’Italia che sappia ripensare se stessa contribuendo a ripensare l’Europa su quel modello". Questa legge "un grande incoraggiamento" e il 15 giugno "c’è una serie di norme che vanno in votazione e al governo in fase di ultima lettura sui decreti legislativi della legge sulla pubblica amministrazione": "Una, alla quale io tengo molto si chiama SCIA (segnalazione certificata di inizio attività)", poi cambiamenti nella conferenza dei servizi, nella struttura interna, sulla formazione.

Circa la "visione da qui al 2018", Renzi ha spiegato che c'è un "passaggio chiave che è quello del referendum costituzionale", dove si gioca "la partita tra un sistema di governabilità e un sistema di ingovernabilità. Poi c’è tutto l’aspetto della riduzione dei costi della politica, le questioni che più appassionano l’opinione pubblica generale". C'è poi "un appuntamento cruciale che è quello del 25 marzo 2017. A Roma si riuniranno i 28 paesi dell’Unione europea per rilanciare il percorso dell’Unione europea". Poi ci sarà "il G7 e ci saranno più appuntamenti sul G7 con vari temi. Il G7 a livello di capo di governo sarà alla fine di maggio, solo che vogliamo farlo in una cornice che dia attenzione e all’attualità. Lì recupereremo la proposta di un euro in cultura un euro in sicurezza come la proposta fondamentale da fare ai grandi Paesi".

Renzi ha concluso con un appello a "italiane e italiani": "Smettiamola di credere ad un’Italia come al paese in cui le cose non vanno mai bene. Abbiamo un sacco di problemi, vogliamo affrontarli, ma questo è un Paese che ha dei straordinari valori educativi, culturali e associativi . E questi valori fanno dell’Italia un punto di riferimento nell’Italia e nel mondo. Non per merito del governo ma per merito degli italiani, anche di quelli che non se ne accorgono, che magari fanno volontariato a livello personale e non si rendono conto che quell’azione di volontariato sta cambiando la percezione dell’Italia in Europa e nel mondo".

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