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Renzi: “Senza riforme non ha senso gente come me al governo”

Il presidente del Consiglio torna a parlare nel giorno della presentazione in Cdm del ddl costituzionale per l’abolizione del Senato. “Colpito dall’atteggiamento di Grasso”, così il premier dopo le polemiche di ieri.
A cura di Susanna Picone
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“O facciamo le riforme o non ha senso che gente come me sia al governo”: così, nel giorno in cui la riforma del Senato approda in Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo a Rtl 102.5, ha ribadito il suo pensiero. “Io penso che quelli che si alzano la mattina per andare a lavorare non ce l'hanno con la politica, ma vorrebbero una politica diversa che avesse il coraggio di fare le cose che servono alla gente, e non quelle che servono alla Casta. Gli italiani – ha insistito Renzi – in questi venti anni hanno fatto un sacco di sacrifici, ma hanno visto crescere il debito perché quei sacrifici non venivano fatti dai politici di Roma”. “Se la classe politica dice che non bisogna cambiare, faranno a meno di me e magari saranno più contenti”, così ancora Renzi, che continua a legare il suo destino politico con le riforme. La riforma del Senato è stata oggetto di polemica, ieri, con il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso. Una polemica che Renzi ha commentato anche sulle colonne del Corriere della Sera. In un’intervista al quotidiano, il premier ha risposto a Grasso e ha ribadito la sua idea di Senato. “Il Senato non vota la fiducia. Non vota le leggi di bilancio. Non è eletto. E non ha indennità: i rappresentati delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni”: sono questi i quattro cardini della riforma targata Matteo Renzi.

“Su questa riforma ho messo tutta la mia credibilità” – Della posizione del presidente Pietro Grasso, che a sua volta aveva spiegato come dovrebbe essere trasformato Palazzo Madama, il premier dice di essere rimasto “molto colpito”. “Su questa riforma ho messo tutta la mia credibilità, se non va in porto, non posso che trarne le conseguenze”, ha spiegato Renzi al Corriere. Su Grasso l’ex sindaco di Firenze ha detto: “Mi colpisce che la seconda carica dello Stato, cui la Costituzione assegna un ruolo di terzietà, intervenga su un dibattito non con una riflessione politica e culturale, ma con una sorta di avvertimento”. “Se Pera o Schifani avessero fatto così – ha aggiunto Renzi – oggi avremmo i girotondi della sinistra contro il ruolo non più imparziale del Senato. L'elezione diretta del Senato è stata scartata dal Pd con le primarie, dalla maggioranza e da Berlusconi nell'accordo del Nazareno. Non so se Forza Italia ora abbia cambiato idea; se è così, ce lo diranno”. Secondo Renzi “non puoi pensare di dire agli italiani: guardate, facciamo tutte le riforme di questo mondo, ma quella della politica la facciamo a metà”. Basta, insomma, con i rinvii. Renzi ha risposto anche alle critiche ricevute da Rodotà e Zagrebelsky. “Non è che una cosa è sbagliata se non la dice Rodotà. Si può essere in disaccordo con i professoroni o presunti tali, con i professionisti dell'appello, senza diventare anticostituzionali”. Perché – ha detto ancora – “io ho giurato sulla Costituzione, non su Rodotà o Zagrebelsky”.

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