Renzi rilancia il Ponte sullo Stretto: “Può creare fino a 100mila posti di lavoro”

Ospite d’onore all’assemblea del gruppo Salini-Impregilo, convocata per celebrare i 110 anni di attività, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è tornato a parlare di uno dei progetti più dibattuti degli ultimi anni: il ponte sullo Stretto di Messina. Nella lettura di Renzi il Governo è pronto a completare l’asse Napoli – Palermo, di cui il ponte costituirebbe parte essenziale. E, rivolgendosi direttamente a Pietro salini, patron del gruppo, ha anticipato: “Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni, noi ci siamo”. Si tratterebbe, “di una operazione utile, che creerebbe fino a 100mila posti di lavoro e ci metterebbe nelle condizioni di togliere l’isolamento della Calabria e avere la Sicilia più vicina”. Il tutto, ha chiosato, nell’ottica di “tornare a progettare il futuro” e di far sì che “la politica torni a indicare una direzione”, che, nel caso specifico, è quella di “continuare le grandi opere”.

Si tratta di un passaggio importante, che richiama le dichiarazioni fatte mesi addietro da Graziano Delrio, secondo cui, il progetto del Ponte andava “valutato seriamente”, pur non rientrando (allora) tra le priorità del Governo. “Se una forza politica o il Parlamento ci invitano a valutare se un domani potremo riaprirlo, noi non diciamo di no”, aveva detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti subito dopo l’approvazione del nuovo codice degli appalti. Un invito raccolto da Area Popolare, la componente che raccoglie Udc e Ncd, che si era mobilitata proponendo un piano per “riprendere il progetto del Ponte”. Ora quella di Renzi sembra ben più di una generica apertura.

Ricordiamo che, a settembre dello scorso anno era stata approvata una mozione con la quale si impegnava il Governo a "ripensare" lo stop al Ponte, ma solo come infrastruttura ferroviaria:

Il Governo si impegna a valutare l'opportunità di una riconsiderazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, come infrastruttura ferroviaria, previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefici, quale possibile elemento di una strategia di riammagliatura del sistema infrastrutturale del Mezzogiorno.