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Renzi: “La parola del 2015 sarà ritmo, senza riforme l’Italia è spacciata”

Nella conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio fa un bilancio dell’attività svolta fino ad adesso e rilancia: “Sono ottimista, il Paese può farcela”.
A cura di Redazione
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C'era grande attesa per la conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio, soprattutto dopo le polemiche degli ultimi giorni per la presentazione dei primi decreti attuativi del Jobs Act, con il "dubbio" sulla sorte dei contratti che riguardano i dipendenti pubblici. Dopo l'introduzione del Presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, Matteo Renzi ha fatto il punto della situazione per quel che riguarda l'incendio del traghetto Norman Atlantic, confermando che le vittime sono 5, ringraziando tutti i soccorritori che hanno lavorato senza soste in queste ore e rinviando per ulteriori aggiornamenti alla conferenza stampa dei ministri Lupi e Pinotti.

Scendendo nel dettaglio, dopo aver ribadito la sua "personalissima opinione" sulla necessità di superare l'ordine dei giornalisti (il paragone è con quanto successo per il Senato), Renzi ha ribadito di essere decisamente ottimista per il prossimo anno, paragonandosi ad Al Pacino nel film "Ogni maledetta domenica", nella parte del motivatore di una squadra che "può farcela". Poi un messaggio chiaro: "La parola del 2015 sarà ritmo, il Paese può farcela". Alle ripetute domande sulla elezione del successore di Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio si è mostrato abbastanza seccato: "Non voglio giocare ad Indovina chi, al momento giusto troveremo la quadra, ma sono altri i problemi del Paese di cui mi occupo".

Poi, rispondendo alle domande sul rapporto fra la crescita e l'azione del Governo, Renzi spiega: "Senza riforme l'Italia è spacciata, noi non vogliamo correre questo rischio. Ma in questo percorso anche l'Europa deve cambiare, per invertire il trend di questi anni". Poi il chiarimento sull'applicabilità del Jobs Act ai dipendenti pubblici: "Ho chiesto io di non mettere la norma che regolasse l'estensione o meno al pubblico delle modifiche, ma solo perché la materia va trattata in maniera organica nella riforma Madia e dunque tra febbraio e marzo se ne occuperà il Parlamento. Io personalmente credo che chi lavora bene, anche nel pubblico, debba essere premiato, chi non lavoro debba essere punito. Ma in generale sulla riforma del lavoro siamo ancora al derby ideologico, mentre noi in 10 mesi abbiamo fatto quello che per anni non si è nemmeno pensato". Sui licenziamenti collettivi, poi spiega: "Ascolteremo il parere delle Commissioni parlamentari, strano che già si parli di referendum quando ancora non abbiamo firmato i decreti attuativi. Intanto io sono sicuro che faremo prima il referendum sulla riforma della Costituzione, al quale tengo molto".

Poi una strana precisazione sui "gufi": "Gufo non è chi critica il mio Governo, ma chi crede che il Paese non possa farcela, chi è pessimista e chi non vive il senso della possibilità e dell'opportunità".

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