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Renzi: “L’Europa non può dire all’Italia quello che deve fare”

Il Presidente del Consiglio, che oggi è di nuovo a San Rossore per la Route scout, spiega a La Stampa: “Oggi non è l’Europa che deve dire a noi cosa fare”.
A cura di Redazione
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"La frase di Draghi è: se non fa le riforme, l’Italia non è attrattiva per investimenti esteri. Bene: questa è la linea anche mia e di Padoan. Siamo d’accordo, nessun problema. Ma se qualcuno vuole interpretarla e far intendere che l’Europa deve intervenire e dire all’Italia quel che deve fare, allora no, non ci siamo. Oggi non è l’Europa che deve dire a noi cosa fare". È questo probabilmente il passaggio centrale del colloquio fra il Presidente del Consiglio e Federico Geremicca, de La Stampa, nel giorno in cui torna a San Rossore per la sua seconda giornata al raduno scout. Si tratta di una prima chiara risposta alle polemiche sollevate dall'intervento al consiglio direttivo della Banca Centrale Europea di Mario Draghi, durante il quale si era ipotizzato che gli Stati incapaci di fare le riforme "cedessero sovranità" alle istituzioni europee.

Renzi, che pure aveva lasciato intendere di "accettare le critiche" (soprattutto dopo che i dati Istat avevano certificato l'ennesimo arretramento del prodotto interno lordo italiano e l'entrata nella fase di recessione tecnica), ora prova a puntualizzare e a ribattere nel merito: "Il Pd ha vinto le elezioni, è il partito che ha preso più voti in Europa, io e il governo siamo usciti più forti dal test di maggio e non abbiamo bisogno di spinte da Bruxelles: minimamente. Sono gli Stati, anzi, a dover indicare alla Commissione via e ricette per venir fuori dalle secche". Insomma, nessun arretramento rispetto alle linee programmatiche elaborate in queste settimane e ribadite durante il discorso di presentazione del semestre italiano di Presidenza dell'Unione Europea. Anche perché, come ribadito da San Rossore, restano alcuni elementi positivi, sia politici (l'avvio del percorso di riforme istituzionali), sia economici (i "108mila posti di lavoro in due mesi"). Segnali che allontanano lo spettro di elezioni anticipate, chiude Renzi: "Credo di esser l’ultimo ad aver paura del voto perché personalmente mi converrebbe, porterei tante persone a me vicine in Parlamento. Ma quella avviata non è una battaglia che devono vincere i renziani: la deve vincere il Paese".

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