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Renzi incontra Roberto Cavalli a Milano. Ma davvero l’Italia deve ripartire da qui?

Esce oggi per i tipi di Mondadori l’autobiografia dello stilista fiorentino Roberto Cavalli. Alla presentazione del libro, tenutasi domenica scorsa in Piazza Duomo a Milano, un relatore d’eccezione: il Sindaco di Firenze Matteo Renzi.
A cura di Andrea Esposito
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La Mondadori, come scrisse Francesco Merlo, è stata il fonte battesimale di chiunque in Italia abbia creduto di capire il mondo attraverso i libri, almeno fino a una decina di anni fa. Oggi, tra necessità di bilancio e dazi politici (ha pubblicato i titoli più imbarazzanti di Alfano, Sacconi, Bondi, Lupi, Brunetta, Cicchitto) l’editore di Thomas Mann, Sartre e Montale si è ridotto a investire solo su progetti che fanno notizia (e quindi vendono) ma che non hanno alcun peso culturale.

Ultimo arrivato, infatti, nelle scuderie di Segrate è l’autobiografia dello stilista fiorentino Roberto Cavalli, simbolicamente intitolata “Just me”. Ma l’operazione di marketing non si esaurisce qui. All’evento di presentazione, svoltosi domenica nella libreria di Piazza Duomo a Milano, c’era un relatore d’eccezione, il sindaco di Firenze Matteo Renzi che, in perfetto stile Seconda Repubblica, non ha perso occasione per lanciare un bello slogan all’universo mondo: “Politici, datevi alla moda”.

Ora non si tratta né di moralismo né di antipatia verso il “povero” Cavalli ma di opportunità. Ci convince poco, infatti, il facile ragionamento di Renzi “la moda è un settore strategico che vale 60 miliardi di euro” e “dobbiamo aiutare le nuove generazioni a imparare da esempi come quello di Cavalli”. Perché non promuovere, allora, le start-up che in Italia riescono a farcela nonostante la crisi? Quelle sì che avrebbero bisogno di maggiore visibilità e sostegno.

Diciamo pure che si tratta dell’ennesimo gioco delle parti, di posizionamenti strategici, di messaggi subliminali rivolti agli elettori che non stanno “a sinistra” e che s’innesta nella parabola iniziata con la partecipazione ad “Amici” e alle contestate cene con Briatore e co.

Ripeto, non si tratta di moralismo ma di opportunità. In tempi così duri, dove le possibilità di manovra sono tanto limitate (in ambito culturale come politico) approfittare di operazioni calcolate e furbette che strizzano l’occhio esclusivamente alle vendite è mortificante oltre che inutile (se come obiettivo ci poniamo realmente quello di “dare esempio”).

Servirebbe un po’ di coraggio, uno slancio maggiore anche da parte di Mondadori per non appiattirsi sempre sugli stessi mantra: Mercato-mercato-mercato, proponendo magari qualcosa di più della storia, peraltro triste e toccante, della famiglia di Roberto Cavalli, vale a dire, di un uomo che sulle macerie della guerra ha realizzato il sogno di diventare un “self made brand”.

A conti fatti, colui che ha la pretesa di “rottamare” la vecchia politica, facendosi portatore del nuovo, scade già negli antichi vizi dei nostri governanti che tra i vari errori, non hanno saputo cogliere il punto di svolta della nostra epoca: il tempo dei collettivi, dei “team” e non degli uomini soli e vincenti. Infatti se c’è una lezione che questa crisi ci ha dato e, ahinoi, ci sta ancora dando è che le piccole eccellenti imprese italiane non sono fatte di “capitani coraggiosi”, di uomini soli al comando, ma di gruppi di lavoro che insieme portano avanti una tradizione. E questo vale ancor di più per le nuove start-up che competono nel mondo, fondate sulla “condivisione” di progetti, più che su sogni individuali (vedi Arduino).

Ci piacerebbe dunque svegliarci, post crisi, in un paese rifondato, più che rinnovato. Poiché l’elemento di “novitas” sbandierato da più parti non ci sembra altro che il solito verso da Gattopardo, che tutto vuol cambiare affinché le cose restino uguali. Rifondare, invece, vuol dire ripartire da dove ci si era fermati, soprattutto da scelte culturali coraggiose, per ritrovare quei riferimenti e quelle eccellenze, come la Mondadori, che oggi si sono smarrite sulla via del Mercato.

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