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Renzi incontra Napolitano: reggerà il patto sulle riforme?

Incontro al Quirinale fra il Presidente del Consiglio e Giorgio Napolitano: un’ora di colloquio su riforme istituzionali e legge elettorale.
A cura di Redazione
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Nella giornata di oggi sia Matteo Renzi che Giorgio Napolitano parteciperanno alla canonizzazione di papa Giovanni Paolo II e papa Giovanni XXII, che sarà officiata da papa Francesco in una piazza San Pietro affollata di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Ieri invece i due si sono intrattenuti lungamente in un colloquio al Quirinale, per fare il punto del percorso di riforme istituzionali ed elettorali. Del resto la prossima settimana si annuncia decisiva per capire quale è l'orientamento del Parlamento rispetto all'iniziativa del Presidente del Consiglio sulla ridefinizione della composizione e dei ruoli del senato della Repubblica. Così, come racconta l'Ansa, Renzi avrebbe "illustrato al Capo dello Stato, il lavoro per integrare il testo base del governo sul Senato delle Autonomie: lasciando immutati i capisaldi (non elettività, niente indennità, no voto di fiducia e sul bilancio), Renzi ha aperto a modifiche sul numero di senatori in proporzione alle dimensioni delle Regioni, sulla quota dei 21 di nomina quirinalizia e anche su qualche funzione in più per la Camera delle autonomie".

In effetti la questione sembra essersi complicata non poco, anche a causa dell'iniziativa della minoranza del Partito Democratico, che ha presentato un disegno di legge che ha incontrato anche l'apprezzamento del Movimento 5 Stelle (lo stesso Luigi Di Maio ai nostri microfoni ha confermato la volontà di sostenere tale iniziativa). Riassume Civati: "Se si vuole mediare, allargando il consenso a tutte le forze parlamentari, come si è sempre detto a parole di voler fare, si proceda a considerare l’argomento dell’elezione diretta dei senatori (in tutto o in parte). Si otterrebbe un Senato migliore, si potrebbe trovare il consenso di tutto il Parlamento o quasi (da Fi a M5s, passando per i centristi) e si farebbe figura da statista (questa volta per davvero), sia nel metodo che nel merito".

Insomma, restano molte ragioni per pensare che la "prova di forza" di Renzi non avrà luogo, anche in relazione alle ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi, irritato dal presenzialismo del Presidente del Consiglio e certo di un pessimo risultato alle imminenti elezioni europee del 25 maggio.

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