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Renzi: “Il 5 marzo mi chiamò Franceschini, voleva un accordo Pd-M5S e Di Maio premier”

“Avemmo un dialogo molto civile. Volevano un accordo che partisse da Di Maio premier. Non mettevano veti, anzi si auguravano che portassi la mia esperienza in Italia o all’estero. Manco morto, risposi, io non ci sono, noi non ci siamo”, rivela l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi a Bruno Vespa.
A cura di Charlotte Matteini
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Sono passati mesi dalle elezioni politiche che hanno portato alla formazione dell'alleanza di governo M5S-Lega e a distanza di tempo Matteo Renzi conferma che effettivamente lo scorso 5 marzo, il giorno dopo la disfatta elettorale, alcuni esponenti dem chiesero di intavolare una trattativa con i pentastellati per la formazione di un governo M5S-Pd. In un'intervista rilasciata a Bruno Vespa e diffusa dal giornalista come anticipazione del nuovo libro, Matteo Renzi ha raccontato: "Quando la mattina del 5 marzo mi chiamò Franceschini per dirmi in modo sbrigativo che dovevo andarmene, capii che c'era una parte del Pd che fin dalla notte elettorale immaginava che noi dovessimo metterci d'accordo con i 5 Stelle. C'era un'ala della vecchia sinistra democristiana che si poneva di romanizzare i barbari". 

"Avemmo un dialogo molto civile. Volevano un accordo che partisse da Di Maio premier. Non mettevano veti, anzi si auguravano che portassi la mia esperienza in Italia o all'estero. Manco morto, risposi, io non ci sono, noi non ci siamo", spiega Renzi ricordando i fatti. "Appena vidi che si stava stabilendo una intesa tra Martina e Fico mi accorsi che si era creato un sistema. La strategia era molto chiara: mettevano la pallina dell'accordo su un piano inclinato, non rendendosi conto che nella base del Pd nessuno voleva l'accordo e speravano che fosse troppo tardi per dire no. Questa scelta sarebbe stata una follia e l'ufficializzazione del bipolarismo populista: Lega contro 5 Stelle e noi a fare i portatori d'acqua".

"Eravamo una diga contro il populismo e questa diga è stata corrosa all'interno prima di essere distrutta da fuori. Il fuoco amico più che 5 Stelle ha sconfitto il Pd, chi mi ha fatto la guerra sono stati i miei, sempre. Di Maio e Salvini hanno potuto muoversi in totale libertà e autonomia. Io non ho ricevuto alcun sostegno. E' una cosa sconvolgente", conclude l'ex segretario dem.

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