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Renzi ha vinto, anche stavolta

Renzi ha vinto lo stesso. Ha dimostrato che senza di lui non si vince.
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Il Partito Democratico perde Napoli, Torino e Roma ma Renzi ha vinto lo stesso. Il Presidente del Consiglio ha due obiettivi: confermare il suo scranno a Palazzo Chigi e la sua leadership nel PD. Il primo fronte passa per il referendum di ottobre, il secondo per una sorta di tabula rasa della vecchia classe dirigente demokrat. In questa ottica le sconfitte di Giachetti, Fassino e Valente non indeboliscono Matteo Renzi, anzi, lo rafforzano. Rafforzano l'idea che "senza di lui" non si vince. Rafforzano la linea che vede nel "Partito ‘personale' dei moderati" l'unica via per governare. Gli consentono di "entrare con il lanciafiamme" e spazzare via tutti.

Renzi ha voluto vincere a Milano e c'è riuscito. Ha mobilitato gli elettori meneghini conscio che quello sarebbe stato il vero spartiacque. Roma, Napoli e Torino si potevano – e forse dovevano – perdere. Bisognava dimostrare che il PD vince solo quando il minimo comune denominatore è quello di un partito che guarda al centro per lasciare gli estremi agli "altri", ai partiti "liquidi" che possono andare a pescare nell'elettorato deluso. Un elettorato difficile da trattenere, che costerebbe troppo rispetto quello "moderato" che, dopo 8 anni di crisi economica, è desideroso dell'uomo rassicurante che guidi l'Italia fuori dal pantano senza  per questo "scombussolare" i paradigmi esistenti.

Renzi ha lasciato l'elettorato "non-moderato" a M5S e Lega, trasformandoli in spauracchi necessari per compattare le fila del PD intorno alla figura del segretario. Renzi sa che per vincere deve presentarsi come unica leadership possibile. E in questo sbaglia perché confonde autorità con autorevolezza. Confonde il suo ruolo all'esterno del partito con quello all'interno. Se per l'elettorato lui deve essere l'unica alternativa non può esserlo per chi milita. Nella sua deriva autoritaria non ha alimentato una funzionale opposizione interna, l'ha spazzata via. Si è posto allo stesso modo agli iscritti al PD e agli elettori senza rendersi conto che, sebbene i militanti siano un sottoinsieme dei suoi elettori, i due insiemi non possono essere gestiti in maniera simmetrica.

Stasera – nel PD – hanno perso in tanti ma ha vinto uno solo: l'uomo di Rignano sull'Arno che da domani potrà rimodellare il partito a sua immagine e somiglianza perché "solo se si fa come dico io si vince".

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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