Qualcuno su Facebook ha pubblicato fotografie di Barack Obama, di Tony Blair, perfino di Vladimir Putin col gelato, per giustificarlo. Ma il "così fan tutti" non regge, non va, non è cosa. Hai voglia di twittare, di riempire di slide e di "narrazioni" fin troppo benevole di giornali passati in pochi mesi da "cani da guardia" a "cagnolini da passeggio" della democrazia italiana. Matteo Renzi col cono in mano a Palazzo Chigi fa (quasi) tornare alla mente il Silvio Berlusconi dei fastosi buffet ai giornalisti con tanto di battutine e complimentoni. È inconcepibile per il capo di un governo piazzarsi con un gelato in mano nel cortile di Palazzo Chigi, la sede del governo italiano, in una scenetta ad uso e consumo delle telecamere. Il tutto per cosa, poi? Mica il premier è in un momento privato, con la famiglia, con gli amici. Macché. È una trovata mediatica, un atto politico. La sceneggiata è per rispondere ad un fotomontaggio del giornale inglese Economist che lo vede ritratto insieme al cancelliere tedesco Angela Merkel, al presidente della Bce Mario Draghi e al presidente francese Francois Hollande, munito di gelato a bordo della barca dell'euro in procinto di affondare. Angela Merkel che avrebbe dovuto fare, dunque? Chiamare i giornalisti a Berlino e farsi fotografare al timone di una barchetta in un lago tedesco?
Silvio Berlusconi, nel corso degli anni attaccato costantemente e duramente dall'Economist con numerosi articoli e copertine al vetriolo, detestava il magazine inglese. Lo citò perfino in giudizio (perdendo). Matteo Renzi sfruculiato appena, cos'è che fa? Si stizzisce e si piazza col gelatino davanti nell'androne della sede di governo. Prestando il fianco perfino alle imbarazzanti e inevitabili precisazioni a mezzo agenzia del giorno dopo. "Chiarimenti" del tipo: «il costo del gelato offerto ieri da Matteo Renzi nel cortile di Palazzo Chigi per rispondere alla copertina dell'Economist è stato a carico del premier». «Ho voluto scherzare. Ho letto il taglio e il tono di alcuni commenti, offesi perché l'Italia è stata insultata» si è giustificato il presidente del Consiglio. Un Paese in deflazione e con alle porte riforme-mannaia e una finanziaria lacrime e sangue si aspetta serietà e capacità di rispondere ai giornali con fatti concreti, non con servizi fotografici. C'è bisogno di Sergio Marchionne per ricordare al presidente e al suo governo che il «sistema è immobile» e che l'Italia è «tutta da ricostruire»? O per lui e per noi è pronto un cono gelato al gusto gufo?