Renzi fa i conti: “Grazie a noi 50 miliardi di tasse in meno in cinque anni”
L’annuncio di Matteo Renzi sull’impegno di riduzione delle tasse per i prossimi anni da parte del Governo è sicuramente il “fatto” politico del momento. Da destra a sinistra sono piovute critiche ed accuse nei confronti del Presidente del Consiglio, da molti paragonato a Silvio Berlusconi e tacciato di “propaganda elettorale continua”. Dopo l’intervento all’assemblea nazionale del Partito Democratico di Milano, però, Renzi ha ribadito, con un breve post pubblicato sul suo profilo facebook, la roadmap degli sgravi fiscali, disegnando un percorso complessivo che vedrà un taglio delle imposte di circa 50 miliardi di euro.
Il Presidente del Consiglio parte da ciò che il Governo ha già fatto: gli 80 euro al mese per circa 10 milioni di contribuenti, varato nel 2014 e già confermato per l’anno in corso. A ciò va aggiunta l’eliminazione del costo del lavoro dall’Irap (misura inserita nella finanziaria ed attualmente in vigore), oltre che la decontribuzione per le nuove assunzioni. Questa è la base da cui Renzi intende partire per mettere in campo le prossime misure di alleggerimento del carico fiscale: lo stop all’Imu e alla Tasi sulla prima casa, che dovrebbe arrivare già nel 2016 e dunque essere inserita nella prossima finanziaria (alla quale sta già lavorando il ministro Padoan), l’abbassamento dell’Ires nel 2017 (sulla misura Renzi ha promesso ulteriori dettagli nei prossimi giorni), il ritocco delle aliquote Irpef e l’intervento sulle pensioni minime (interventi che dovrebbero essere calendarizzati nel 2018 e potrebbero essere gli ultimi della legislatura in corso).
Tutto ciò non sarà fatto azionando la leva del deficit e chiedendo una deroga ai parametri europei (come pure molti opinionisti ed analisti avevano suggerito nei giorni scorsi); Renzi infatti ha precisato che gli interventi saranno effettuati “mantenendo il rispetto dei parametri di Maastricht e del 3%, per una questione di serietà con i mercati e con l'Europa”. Quanto alle accuse nel merito delle scelte, piovute anche dalla minoranza del suo partito, il Presidente del Consiglio è chiaro: “È uno shock fiscale che rottama l'idea del PD come partito delle tasse e che vuole restituire fiducia agli italiani e competitività all'Italia”. La chiosa è invece sempre la stessa: “Lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo, lo faremo assieme a chi vuole bene all'Italia, con buona pace dei gufi e dei disfattisti”.