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Renzi difende le unioni civili: “Chi dice che da ora è peggio distorce la realtà”

Il Presidente del Consiglio, nella sua tradizionale eNews parla di Europa, unioni civili e primarie.
A cura di Redazione
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Torna a parlare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, con la sua tradizionale eNews nella quale affronta i principali temi di discussione dell’agenda politica: le primarie in vista delle elezioni amministrative del giugno prossimo, la legge sulle unioni civili e la crisi migranti in Europa orientale.

In particolare, l’attenzione del segretario del PD si concentra sul risultato ottenuto al Senato, con il via libera (con la fiducia) al maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl Cirinnà. Renzi ribadisce la sua soddisfazione per il passaggio della legge, ma spiega:

Siamo abituati alle critiche, ma confesso di essere rimasto molto colpito quando ho visto in un Tg una ragazza omosessuale dire: Oggi è una brutta giornata, perché dopo questa legge sarà peggio di prima. Mi domando fino a che punto possa arrivare il rifiuto della realtà. La legge sulle unioni civili potrà non essere perfetta, ma nessuna legge lo è. Potrà avere dei limiti, è ovvio. Ma segna oggettivamente un grande passo in avanti per i diritti dei cittadini omosessuali e quindi per i diritti degli italiani. Chi dice meglio niente che questa legge vive blindato nella propria ideologia; se invece lo fa – come penso – per ragioni di calcolo politico, auguri.

Dall'altro lato ho letto le dichiarazioni del prof. Gandolfini, tra gli animatori del Family Day, che in una conferenza stampa improvvisata, accompagnato davanti alle telecamere da autorevoli senatori, ha detto che il popolo che lui rappresenta farà di tutto perché al referendum sulla Costituzione – che si occupa di regioni, di Senato, di enti inutili – passi il NO. E tutto questo per mandarmi a casa, avendo io annunciato che se perderò il referendum a differenza di altri politici sarò serio e coerente e non mi aggrapperò a una poltrona di consolazione. Purtroppo è una caratteristica ormai consueta di molti della c.d. società civile (e anche qualche sindacalista): una manifestazione, tre telecamere, due talk e zac, la politica politicante li ingloba subito nel sistema.

Che c'entra la difesa della famiglia con la riforma del Senato? Che c'entrano le coppie omosessuali con la cancellazione del CNEL? Che c'entrano i movimenti religiosi con le competenze regionali su energia e turismo? Nulla. Ma dobbiamo farla pagare a Renzi.

E io con un sorriso accetto la sfida e se mi inviteranno andrò nelle parrocchie, come nelle realtà del volontariato, a dire il perché – a mio giudizio – è giusto che la riforma passi, che la politica dimagrisca, che le Regioni facciano meno ma meglio.

Restano invece molto complesse le questioni internazionali, con la crisi immigrazione che in queste ore sta interessando soprattutto la frontiera fra Grecia e Macedonia. Renzi sceglie però di contestualizzare il problema a livello europeo, legando le questioni. E ricordando che in piedi vi è soprattutto una grande questione europea:

Ho accolto Juncker con la venticinquesima slide – nuova rispetto a quelle che già avete visto e che trovate comunque qui – dedicata alle procedure di infrazione scesa a un livello mai toccato prima (con Monti 104, con Letta 119, con noi siamo a 83): tutto ciò per dimostrare come l'Italia creda nelle regole e le rispetti. Ma il problema dell'Europa oggi è che abbiamo molte regole (che non tutti rispettano) e pochi ideali (che forse non tutti condividono). Questo è il problema. Noi non battiamo i pugni sul tavolo per non rispettare le regole. Noi facciamo proposte concrete perché l'Europa sia più forte e l'Italia più consapevole.

Il mondo ha bisogno di un'Europa che si occupi di cose serie, che rilanci la crescita, che torni protagonista. L'Italia farà la sua parte, senza paura.

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