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Renzi contro Conte: “Non può calpestare la Costituzione e limitare la libertà con un dpcm”

Matteo Renzi promette che non aprirà una crisi di governo durante la pandemia ma attacca duramente Conte per l’utilizzo dello strumento del dpcm per la fase 2: “Un presidente del Consiglio non può con proprio decreto cambiare la Costituzione”. La replica del premier: “C’è libertà di opinione, a me tocca decidere e toccano le responsabilità del caso”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Botta e risposta tra il premier Conte e l'ex premier Matteo Renzi: "Un presidente del Consiglio non può con proprio decreto cambiare la Costituzione". È l'attacco di Renzi al Tg5. "Se ciò che ha fatto Conte lo avesse fatto Berlusconi saremmo tutti in piazza oggi. Servono regole valide per tutti, le mascherine, le distanze, e poi lasciare la libertà alle persone", ha aggiunto.

Questa mattina il senatore di Scandicci aveva sollevato la questione: "Non è pensabile che il presidente del Consiglio, chiunque esso sia, con un decreto può dire chi incontrare e chi no, non si può dare la vita personale al presidente del Consiglio in assenza di un'emergenza".

"Meno male che c'è la libertà d'opinione", ha aggiunto ancora l'ex premier riferendosi alle parole di Conte, che oggi durante la visita ai territori più colpiti dall'emergenza Covid-19 ha risposto a una domanda sulle accuse lanciate dal fondatore di Italia viva sull'uso del dpcm per la fase 2: "Non so: stanotte sono tornato a Roma alle 4. E poi subito a Genova, non ho visto questa dichiarazione… c'è libertà di opinione, a me tocca decidere e toccano le responsabilità del caso", aveva tagliato corto il presidente del Consiglio, ricordando poi che le prerogative del Parlamento sono state sempre rispettate dall'esecutivo.

"Noi siamo dalla sua parte ma non può essere un atto personale del premier, non si può fare con un dpcm. È vero che la salute è importante ma è importante anche la libertà e non può esser messa in discussione da un premier sennò questo costituisce un precedente", ha ribadito Renzi in serata. Ma ha assicurato che non intende aprire la crisi in un momento così delicato: "Voteremo la fiducia sulle misure economiche e non vogliamo aprire crisi in questo momento così difficile. Ma il governo non può calpestare ancora la Costituzione", ha scritto in un tweet.

"In un momento come questo penso sia prioritario dare una mano perché il governo faccia le misure che servono per i bar, i ristoranti, le cassa integrazione. Rispetto al Dpcm, quello annunciato domenica, figuriamoci se vogliamo fare una polemica giuridica. Io mi limito a lanciare un campanello d'allarme perché se il premier fa un Dpcm lo fa da solo", ha spiegato poi a Di Martedì, su La7. "Una considerazione da fare è quella di natura costituzionale. Io penso sia molto importante riconoscere che quello che sta accadendo in queste settimane sulla Costituzione sarà un precedente. Violare o derogare alla Costituzione avrà degli effetti per il dopo", ha aggiunto il leader di Iv.

Il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi aveva ribadito la posizione di Renzi con un post su Facebook: "Sul nuovo Dpcm di Conte sono piovute critiche da tutti, maggioranza e opposizione, guide religiose e associazioni imprenditoriali, commercianti e piccoli imprenditori. Possibile che al premier non venga il dubbio di aver fatto errori? Intanto lo strumento, il Dpcm, che esautora il Parlamento".

Tra le critiche riportate da Anzaldi c'è anche quella di Marta Cartabia, presidente della Consulta, secondo cui "la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali ma offre la bussola anche per navigare per l'alto mare aperto nei tempi di crisi". Ma in serata una nota dell'ufficio stampa della presidente della Corte Costituzionale chiarisce che "È fuorviante e non vera una lettura della relazione di Cartabia riferita a vicende politiche di questi giorni". La relazione della presidente della Corte Costituzionale "è un appuntamento annuale e preparato molto tempo prima", che avrebbe dovuto esser pronunciata il 9 aprile scorso. Viene spiegato inoltre che i contenuti della relazione "ricalcano il pensiero accademico della presidente Cartabia, illustrato anche di recente, nell'intervista alla rivista giuridica ‘Giustizia Insieme' il 27 marzo scorso".

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