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Renzi chiude Festa Unità: “Non attaccate Raggi. Cambiare l’Italicum? Pronti a discuterne”

Il Presidente del Consiglio interviene dal palco di Catania, per la chiusura della Festa Nazionale de L’Unità. E, in pratica, si ricandida alla segreteria del PD.
A cura di Redazione
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Era molto atteso il discorso del Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Festa de L’Unità in programma a Catania. Un intervento che Renzi apre ringraziando “la Sicilia per l’accoglienza” e spiegando che la scelta di Catania corrisponde al “desiderio di condividere ideali, valori, passioni che vi caratterizza e che noi come Pd vogliamo indicare a tutta Italia”. C'è subito tempo per un invito, anzi "un impegno personale ai militanti del PD", ovvero quello di "non attaccare Virginia Raggi, dimostrando che noi siamo diversi da loro e non scendiamo sul personale, rispettando il voto dei cittadini". Poi una stoccata al Movimento 5 Stelle: "Il Movimento 5 Stelle aveva detto che avrebbe portato trasparenza, ora non fanno più le dirette streaming, avranno finito la connessione. Noi la trasparenza la scriviamo nella Costituzione, con l'articolo 97".

Poi Renzi passa a elencare i successi del Governo, a partire dalla legge sulle unioni civili:

Il secondo riferimento è alla legge sul dopo di noi, centrale nelle strategie di Governo nella lettura del Presidente del Consiglio:

I passaggi successivi sono dedicati alla legge sull'omicidio stradale, alle scelte per contrastare l'evasione fiscale e al tentativo di abbassare le tasse. E, soprattutto, ai numeri sull'occupazione:

Per Renzi, chi "ha in testa il futuro dell'Italia non è chi dice sempre no, non è chi spacca sempre tutto"; tutti quelli che "sono bravi a dire di voler fare, poi non sono in grado di fare […] con noi la macchina è cominciata a ripartire, anche se va ancora troppo piano".

Poi scende nel merito della campagna per il referendum, con una stoccata a quella parte della minoranza del Partito Democratico che ha intenzione di votare no: "È il programma della riforma proposta dai Democratici di Sinistra e poi dall'Ulivo. È il superamento del bicameralismo perfetto, riduzione dei parlamentari, trasformazione del Senato in camera delle autonomie, contenimento dei costi e snellimento delle procedure". E non risparmia una stoccata a D'Alema: "Spesso cerca di fare il simpatico ma non gli riesce, ma in un suo libro, dove lui ci avrà messo solo la firma e sarà stato scritto da Cuperlo e Velardi, voleva una riforma della Costituzione con superamento del bicameralismo e modello di Governo più forte. Quelli come lui sono talmente esperti di passato che vogliono fregarci il futuro, ma questa è la nostra riforma, la riforma della nostra tradizione". E alla minoranza PD dice: "Chi ha i voti li farà valere, lo vedremo al Congresso. Io sono pronto". Il primo ministro non ha evitato un commento sull'Italicum e sulle modifiche auspicate da Giorgio Napolitano: "Pronti a discuterne. C'è bisogno però che gli altri facciano proposte, noi facciamo le nostre".

Dopo un passaggio sulla riforma della scuola, in cui Renzi ammette alcuni errori, ma conferma la bontà del provvedimento e il valore delle assunzioni, la chiusura è dedicata al tema dell'Europa e dell'immigrazione, con Renzi che ribadisce la linea del Governo per quel che concerne le persone che sbarcano sulle nostre coste: "Noi siamo italiani e cerchiamo di salvare tutti"

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