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Renzi chiede lealtà al Pd: “Cambiamo l’Italia, oltre le simpatie personali”

Nella riunione a Montecitorio di deputati e senatori Pd, il premier evita di toccare gli argomenti caldi sui quali la fronda interna al partito lo contesta: Italicum e riforma del Senato. Il suo astuto (e lungo) discorso è un riassunto dei propositi dell’esecutivo per i prossimi mille giorni.
A cura di Andrea Parrella
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Come previsto da qualche giorno Matteo Renzi è intervenuto, in qualità di segretario, alla riunione a Montecitorio dell'assemblea congiunta di deputati e senatori Pd, per illustrare, nello specifico, il percorso dei cosiddetti mille giorni di tempo nei quali l'esecutivo si ripromette di realizzare concretamente tutte le riforme sino ad ora proposte, tra le quali il pacchetto Sblocca Italia, sulle infrastrutture, la questione della Pubblica Amministrazione avviata a maggio, quella del Fisco e del Lavoro, lambendo anche le questioni Giustizia (dove una revisione di costi e tempi è essenziale) e cultura (con la proposta di un sistema di finanziamento pubblico sul modello del 5 per mille). Mille giorni nei quali il premier ha premesso una richiesta sostanziale ai presenti: lealtà. Mossa astuta, quella di Renzi, che sa benissimo come la fronda a lui contraria all'interno del suo partito fosse in realtà uno degli argomenti più delicati della settimana, insieme all'incontro con il M5s di giovedì prossimo.

Renzi elude riforma del Senato e Italicum

Ma è un Renzi che, con altrettanta astuzia, i reali problemi che creano la spaccatura nel partito, Italicum e riforma del Senato, li ha praticamente evitati, non dicendo molto di rilevante in termini politici, ma prodigandosi semmai un riepilogo di progetti e propositi. L'apertura è infatti dedicata ai suoi impegni di quest'estate sul territorio nazionale e i luoghi non sono per nulla casuali, quei pezzi di Italia che rischia seriamente di non farcela: "Sarò a Napoli, a Bagnoli e Scampia, in Calabria a Gioia Tauro, Sarò al Sulcis, a Termini Imerese, è in questi posti che sarò tra agosto e settembre e mi prenderò dei fischi, contestazioni. Ma il 43% ci porta a stare lì, a tentare di dare". Per poi invitare tutti i presenti e gli amministratori locali a far sì che il futuro sia segnato da un migliore utilizzo dei fondi europei (che fine hanno fatto i 100 miliardi di fondi strutturali non sfruttati): "Non possiamo andare ogni volta in Europa e ricevere contestazioni su come non sappiamo usare fondi europei, perché su questo hanno ragione".

I punti per i mille giorni dell'Esecutivo

Per i famosi mille giorni da qui alla fine della legislatura, Renzi delinea i tre vettori sui quali si poggia il percorso di riforma del paese: "Tre progetti specifici per il sistema di rilancio del paese: Milano e l'Expo, Venezia e il progetto dei Grandi Uffizi a Firenze. Tre progetti che non parlano all'Italia, ma al mondo. In Europa ho respirato grande pregiudizio all'estero nei nostri confronti. Forse ignoranza loro, ma anche demerito nostro, questo è sicuro". Per poi sfiorare lontanamente la questione cruciale, quella delle divergenze interne al partito, appellandosi alla responsabilità dei presenti in sala:

Sono qui per chiedervi una mano, il Pd può cambiare questo paese. Se non lo fa il Pd non lo fa nessuno.I mille giorni ci servono per inserire il pacchetto di riforme in un programma che ci dia modo di spiegare all'Europa le riforme strutturali che vogliamo fare. I mille giorni sono una gigantesca operazione di comunicazione che serve ad andare in Europa per proporre un programma di crescita che facciamo non perché serve all'Italia, ma perché serve all'Europa. un'Europa che ha bisogno di cambiare paradigma.

Renzi minimizza lo spazio per la contestazione

Infine, dopo un lungo discorso fatto di tanto fumo, ma pochi argomenti sostanziali, Renzi chiude il suo discorso con i propositi per il futuro ed un altro accenno alle divergenze interne, senza il minimo cedimento all'idea di offrire  il fianco a chi interverrà, dopo di lui, per opporsi:

Pronto a governare il partito anche con chi non la pensi come me, a patto che tutti la si pensi come gli italiani, ovvero che non ci sia un minuto da perdere […] Il passaggio delle riforme non è l'ennesima forzatura di chi vuole consegnare qualcosa da dire ai giornali. Andare a parlare delle riforme con i 5 Stelle dopo quello che hanno detto di noi, delle donne di questo partito, è una gran fatica, ma siamo qui per far ripartire il paese. Continuare a dire che Forza Italia stia in questo dialogo, è fondamentale.

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