video suggerito
video suggerito
Opinioni

Renzi, Casaleggio e i troll pagati dal partito: cosa c’è dietro l’ennesimo duello PD – M5S

Durissima replica di Davide Casaleggio a Matteo Renzi, che aveva citato il padre nella sua relazione introduttiva alla Direzione PD: “Ha diffamato la sua memoria”. Ma come stanno realmente le cose?
105 CONDIVISIONI
Immagine

Il sistema dei 5 Stelle è molto, molto, molto interessante, ma è l’esatto opposto di quello che io chiamo valore politico. Da una recente analisi si dimostra come il 50% dei tweet e dei post generati dai simpatizzati 5 Stelle è fatto dall’uno percento della comunità dei 5 Stelle. È come se ci fosse una rete che spinge e che indirizza […] Non entro nel merito della proposta politica, dico solo che quando Gianroberto Casaleggio diceva ‘ciò che è virale è vero’ io feci eNews per dire ‘che follia è questa”, ma non compresi allora il valore terribile di quelle parole. Ciò significa che se prendi una cosa e inizi a ripeterla tutti insieme, diventa vero per una parte delle persone che seguono in modo superficiale la politica”.

È questo il passaggio della lunghissima relazione di Renzi alla Direzione Nazionale del PD che ha scatenato una furiosa polemica con Davide Casaleggio, figlio dello scomparso Gianroberto. Dalle pagine del blog di Grillo, Casaleggio jr ha risposto in maniera durissima, con un post dal titolo “Giù le mani da mio padre”, in cui si legge:

Mio padre è stato diffamato da vivo quasi settimanalmente negli ultimi anni. Lui rispondeva con ironia come quando ha pubblicato il libro "Insultatemi" dove ha raccolto molti degli insulti e delle diffamazioni più originali; e quando la diffamazione era fatta con cattiveria rispondeva con una querela.

Oggi non c'è più e non permetterò che si infanghi la sua memoria con citazioni false o diffamazioni postume.

Oggi il presidente del consiglio lo ha fatto attribuendogli questa citazione falsa in un suo discorso pubblico: "Ciò che è virale è vero, diceva." per poterne poi deridere il pensiero.

Mio padre non ha mai detto una cosa simile, anzi ripeteva sempre il contrario: "Le bugie in Rete hanno le gambe corte".

Nell’intervista citata a sproposito mio padre affermava:

"Esistono gruppi pagati dai partiti per diffondere messaggi virali contro me e Grillo. È la stessa accusa che molti rivolgono a voi. Ma noi non abbiamo bisogno di farlo, perché i nostri messaggi sono virali di per sé, dunque veri, e si diffondono da soli. Quelli degli altri, palesemente falsi, hanno bisogno di un supporto di truppe ascare, pagate magari 5 euro al giorno."

Porterò a termine tutte le querele per diffamazione che mio padre aveva avviato e ne avvierò di nuove se serviranno a tutelare la sua memoria.

La questione vera verte intorno a due questioni, da tempo oggetto di analisi all'interno di entrambi i partiti: lo storytelling e l'attivismo digitale. Su tali piani sta andando in scena un vero e proprio scontro a mezzo social network, fatto di mobilitazioni e contro-mobilitazioni, di propaganda, bufale e debunking, combattuto a colpi di hashtag e dirette Fb, di eNews e post al vetriolo.

La polemica odierna, in fin dei conti, non è che una scaramuccia. Nello specifico, è chiaro che Renzi abbia usato uno stralcio dell'intervista di Casaleggio in maniera strumentale, lasciando sottintendere il parallelismo con il Goebbels de "Una menzogna ripetuta all'infinito diventa la verità”. Una scelta piuttosto discutibile, peraltro inserita in un contesto "non completamente negativo" (un classico della comunicazione renziana, i "finti elogi" dell'avversario). Il gancio è però fornito al segretario del PD dalla gestione disinvolta e allegra delle pagine social ufficiali del Movimento 5 Stelle. Ne scrivevo qualche tempo fa:

I profili istituzionali del Movimento non dialogano, non fanno opinione, non si aprono alla partecipazione, non sono gestiti in maniera "umana": diffondono notizie più o meno attendibili (con le modalità del click baiting, peraltro), forzano la comunicazione di alcuni messaggi, spammano bufale, utilizzano un linguaggio banalotto e tecniche decisamente discutibili (con abbondanza di riferimenti sessisti) speculano su paure e insicurezze, solleticano i bassi istinti, spingono al manicheismo ed esasperano le contrapposizioni

La galassia para-grillina è ancora peggio: qui il confine fra vero, verosimile e improbabile è semplicemente inesistente. E, in alcuni casi (anche quello della Appendino citato da Renzi), si crea un vero e proprio cortocircuito fra pagine fake, account satirici, gruppi complottisti, fan club non ufficiali e via discorrendo. Il punto è che, in molti casi, si tratta di un frullatore impazzito che omogeneizza tutto: proposte di legge, dichiarazioni, bufale, notizie di cronaca, opinioni distorte. Spesso a cascarci sono finanche parlamentari ed eletti, con il risultato di amplificare l'immagine "negativa" del Movimento. Tanto che in più di un caso sono gli stessi attivisti del M5S a stigmatizzare la diffusione di immagini e slogan di questo tipo, e a criticare la gestione dei profili ufficiali.

La leggenda dei troll pagati dal PD è l'apoteosi di questa dimensione della politica. Che trova la sua esemplificazione nell'incredibile viralità avuta da un articolo satirico di Francesco Lanza, ripreso dalla galassia para-grillina e spesso citato come prova inconfutabile dell'esistenza del fantomatico "troll pagato dal PD".

Quanto pesi tutto ciò nella costruzione dell'opinione pubblica, non è dato sapere. Il timore in casa democratica è che invece questo casino influisca e non poco nella definizione del consenso intorno al M5S. Tanto che, da tempo ormai, i democratici si sono organizzati e provano a ribattere colpo su colpo. L'attivismo digitale della community democratica, al netto di alcune esagerazioni rivelatesi controproducenti, è considerato uno dei terreni su cui investire maggiormente in termini di risorse ed energie, anche (soprattutto) a Palazzo Chigi. Debunking, contro-mobilitazioni, tweet storming, "spiegoni" e resoconti dell'attività di Governo sono i canali d'azione privilegiati; linguaggio semplice, infografiche, hashtag parodia e slogan a effetto gli strumenti utilizzati; flame e cambiamenti nell'agenda dei mass media i principali risultati ottenuti (un esempio su tutti, il caso Quarto, diventato "fatto di rilevanza nazionale" con pagine e pagine sui quotidiani, servizi di approfondimento di talk show e telegiornali).

Ecco, solo se la inseriamo in questo contesto, ha senso la polemica Renzi – Casaleggio. Perché poi, Davide sa benissimo che Renzi non volesse oltraggiare la memoria del padre. E Renzi sa benissimo che non è mostrando una foto – fake che recupererà consenso dal bacino del Movimento.

105 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views