Si è concluso il primo Consiglio dei ministri dedicato alla stesura e approvazione del Def, il documento di economia e finanza che definirà gli obiettivi di finanza per i prossimi anni ed imposterà la politica economica del Governo. Si tratta, è bene specificarlo, di un documento di indirizzo, che non ha valore di legge e che deve essere sottoposto prima al giudizio del Parlamento europeo e poi alle due Camere per l'approvazione finale.
Al termine del Consiglio dei ministri è stato lo stesso Presidente del Consiglio a fare il punto della situazione parlando per primo in conferenza stampa. “Non ci sono tagli né aumenti delle tasse”, anticipa Renzi, spiegando che il varo definitivo del Def avverrà nella giornata di venerdì; poi continua: "È finito il tempo in cui i politici chiedevano sacrifici ai cittadini, dal nostro Governo non arriveranno richieste di nuove tasse". Per quel che concerne le clausole di salvaguardia, Renzi spiega che l'obiettivo è quello di "eliminarle totalmente, a partire da quelle messe dal Governo Letta" e che si intende recuperare risorse "anche tramite nuovi tagli ai costi della politica". A fare da traino alla manovra del Governo sarà dunque il tasso di crescita, previsto nell'ordine dello 0,7% quest'anno e all'1,6% per il 2016, mentre il rapporto fra deficit e Pil, come spiega Padoan, resterà sotto il 3% (2,6 e 2,7 nei prossimi due anni): "Questo è un passo fondamentale per creare risorse con l'abbattimento del debito".
Come si legge nel comunicato diffuso dal Governo, alla base della programmazione economico – finanziaria del Governo Renzi vi è la considerazione di un “quadro macro favorevole all’Italia e all’Eurozona: il prezzo dell’energia ha subito un drastico calo e al tempo stesso il rapporto euro/dollaro è più coerente con i fondamentali delle due aree economiche”. Dunque, “in continuità con i principali provvedimenti assunti nei mesi precedenti (il decreto legge 66, la legge di stabilità, l’investment compact)” il Governo conferma l’impegno di un programma “che ha l’obiettivo di migliorare strutturalmente la capacità competitiva del Paese a partire dal capitale umano e dalle infrastrutture”. Ovviamente, “questa strategia si sviluppa entro il vincolo stringente dovuti all’elevato debito pubblico che grava sulle finanze del paese. Questo vincolo trova manifestazione nelle regole comuni adottate nell’ambito dell’Unione europea, che il Governo italiano rispetta integralmente (vincolo del 3% nel rapporto deficit/PIL, saldo strutturale in evoluzione verso il pareggio, regola del debito)”.
Le stime di crescita sono le seguenti:
E gli impegni sono così riassunti:
Per il 2016, infatti, il Governo si impegna a cancellare l’aumento delle tasse contemplato dalle clausole di salvaguardia, per un valore corrispondente a 1 punto di PIL. Questo intervento viene effettuato grazie ai risparmi della revisione della spesa e al beneficio che si registra grazie alla crescita maggiore e alla spesa per interessi sul debito inferiore rispetto alle previsioni precedenti.
Il ricorso alla “clausola delle riforme” prevista dalle linee guida sulla flessibilità delle regole europee pubblicate dalla Commissione a gennaio di quest’anno, consente di contenere l’aggiustamento strutturale a 0,1% del PIL rispetto allo 0,5% altrimenti richiesto dalle regole comuni.
Il debito pubblico si stabilizza nel 2015 e comincia il percorso di riduzione a partire dal 2016. Un percorso che libererà il Paese da un grave fardello. La regola del debito viene quindi rispettata e l’obiettivo viene centrato nel 2018.
Che cos'è il Def, il documento di economia e finanza
Come noto, il Documento di Economia e Finanza è diviso in tre sezioni. La prima, curata direttamente dal Dipartimento del Tesoro indica:
- gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo e gli obiettivi articolati per i sotto settori del conto delle amministrazioni pubbliche;
- l'aggiornamento delle previsioni per l'anno in corso, evidenziando gli eventuali scostamenti rispetto al precedente Programma di stabilità;
- l'evoluzione economico-finanziaria internazionale, per l'anno in corso e per il periodo di riferimento; per l'Italia, le previsioni macroeconomiche, per ciascun anno del periodo di riferimento, con evidenziazione dei contributi alla crescita dei diversi fattori, dell'evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell'andamento dei conti con l'estero;
- le previsioni per i principali aggregati del conto economico delle amministrazioni pubbliche;
- gli obiettivi programmatici, indicati per ciascun anno del periodo di riferimento, in rapporto al prodotto interno lordo, tenuto conto della manovra, per l'indebitamento netto, per il saldo di cassa, al netto e al lordo degli interessi e per il debito delle amministrazioni pubbliche.
La seconda sezione è invece curata dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato e contiene una serie di analisi di carattere più generale:
- il conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno precedente e degli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi programmatici indicati nel DEF;
- e previsioni tendenziali, almeno per il triennio successivo, del saldo di cassa del settore statale e le indicazioni sulle correlate modalità di copertura;
- le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, almeno per il triennio successivo.
La terza sezione, curata dal Tesoro e dal Dipartimento delle politiche europee rappresenta una sorta di fotografia dello stato dell’arte:
- lo stato di avanzamento delle riforme avviate;
- gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
- le priorità del Paese e le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nella prima sezione del DEF
Sono poi previsti alcuni allegati, tra cui le specifiche della ripartizione dei fondi per le singole regioni e una sorta di sunto degli interventi effettuati nelle aree sottoutilizzate (proprio nella giornata di oggi la Svimez ha fornito dati allarmanti sui tagli alle Regioni del Mezzogiorno).