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Renzi ad Amici: per vedere un giubbotto in pelle il consenso che fa

Il sindaco di Firenze va ad Amici vestito come Danny Zucco. Lo fa nello stesso giorno in cui Bersani incassa quasi ufficialmente l’impossibilità di formare un governo da lui guidato. La campagna elettorale per Renzi è già avviata, forse non si è mai arrestata e qualcuno già si chiede quanti voti conquisterà con operazioni di questo tipo.
A cura di Andrea Parrella
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renzizucco

E' successo l'imponderabile. Cioè chiariamoci, imponderabile perché nessuno s'era mai immaginato di doverlo anche solo immaginare, piuttosto che perché fosse cosa scandalosa. In pratica è successo che un atipico figuro vestito da Danny Zucco, si è presentato ad Amici di Maria De Filippi come fosse un super ospite Hollywoodiano, o magari, giusto per abbassare il tiro, uno dei Pooh, di nero vestito con una giacca di pelle (nera pure quella) smagrente, esattamente come farebbe uno dei Pooh.

Che praticamente questo qui si è presentato nella maniera più sfacciata, senza che la sua presenza avesse un briciolo di senso uno, nemmeno un briciolo di quelli residui sulla tovaglia che ricogli leccandoti la punta dell'indice per farlo aderire al dito. Pare sia stato convincente in quello scampolo di prestazione, come sempre il contrario di inopportuno e spavaldo: insomma pare che sia stato ganzo, come direbbero dalle su' parti. L'unica immagine di un breve spettacolo al quale si potrà assistere solo tra sette lunghissimi giorni (perché il programma è registrato), lo ritrae in questa sinossi visiva di un intero progetto, una campagna che parte da Amici e non si sa dove può arrivare.

Matteo Renzi sceglie di partecipare ad Amici con uno slogan che è la propaggine di quanto diceva quando girava in camper, del tipo che ci sarebbe bisogno i giovani avessero la possibilità di trovare un lavoro perché conoscono qualcosa, non perché conoscono qualcuno. Tutte belle cose quelle della centralità del talento, tutti belli i valori Erasmus, punti base di quel caustico "Adesso" i cui precetti spammava col suo I-Phone da cui ha detto di volersi disintossicare. Tutto bello se non fosse che nella stessa giornata, insieme alla notizia della sua visita di cortesia all'olimpo dei talenti, si azzeravano irrimediabilmente tutte le possibilità di formare un governo per il capo del suo partito; in pratica il giorno in cui, come molti giornali hanno titolato questa mattina, l'Italia si inchina ad una forma bizzarra ma piuttosto lampante di reggenza.

La frase ricorrente è questa: siamo già (di nuovo) in campagna elettorale. Sarebbe molto più soddisfacente esibirsi nel gesto narcisistico di evitare frasi prevedibili, ma Renzi  questa facoltà non la lascia. La realtà è questa, la sua campagna, che ufficiosamente non si è mai arrestata, riprende ufficiosamente dalla più efficace e inaspettata delle tribune politiche, uno di quei luoghi televisivi abitato da una platea che la politica non se l'aspetta, perché forse lì non ce la vuole e che, per questo, colta alla sprovvista la settimana prossima, dopo la puntata, dirà:"Quant'è bravo ‘sto Renzi qua". Chissà quanti consensi valga un giubbotto in pelle..

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