"Call him a comedian, a clown or a showman but Beppe Grillo is the juiciest piece of Italian political news for a while". Comincia in questo modo l'editoriale di Beppe Severgnini sul Financial Times oggetto di una durissima critica da parte di Beppe Grillo dalle pagine del suo blog. In particolare sono alcuni passaggi del columnist ad aver fatto sobbalzare Grillo:
"Grillo ha soluzioni semplicistiche a problemi complessi, dall'energia alle questioni finanziarie (propone di cancellare il debito e uscire dall'Euro). […] Attitudine da showman, empatia, comunicazione unidirezionale e serrato controllo del suo partito: vi ricorda qualcuno? Silvio Berlusconi certamente, anche se escludendo la "passione per le donne". Oppure Umberto Bossi ma senza gli scandali finanziari che hanno tormentato la Lega Nord […] Andando indietro allora, il comico sembra incontrare una figura più oscura e più pericolosa: Benito Mussolini. Ma davvero abbiamo un debole per figure di capi "larger than life"? La risposta è Sì; e non siamo i soli."
Severgnini continua individuando i canoni del "populismo 2.0" e riscontrndo similitudini del particolare momento dell'Italia con Grecia, Germania ed altri Paesi europei; e tra l'altro mostrandosi del tutto "comprensivo" verso la "più succosa novità della politica italiana", sostenuta da "a lot of well-educate people". Parole che hanno provocato, come dicevamo, la reazione stizzita di Grillo che in una lettera indirizzata (e pubblicata) al Financial Times accusa:
L'articolo è un attacco deliberato a un movimento democratico che rappresento. Il M5S non ha "soluzioni semplicistiche a problemi complessi", ma un programma completo discusso in Rete per mesi e pubblicato on line. […] o sono stato comparato a Benito Mussolini, un dittatore. Questo per me è offensivo. Il M5S è accusato di essere "populismo 2.0". E' esattamente l'opposto. Il M5S ha come obiettivo lo sviluppo di una vera democrazia e consentire ai cittadini di essere coinvolti in ogni decisione che li riguarda senza l'intermediazione dei partiti. Lo spirito del M5S può essere riassunto in due parole; trasparenza e partecipazione, entrambi possibili grazie alla diffusione di Internet.
Quello che Grillo non concepisce però è proprio il dissenso. Perché passi la precisazione su un accostamento che ritiene del tutto improprio, ma il Movimento 5 Stelle dovrebbe cominciare a comprendere la necessità del confronto, della dialettica "garante di crescita e miglioramento", la valenza delle critiche, specie se tutto sommato ben argomentate e "costruttive". E magari anche ammettere alcuni nodi non del tutto sciolti, senza riproporre in eterno il solito paragone con i vecchi partiti (la logica del meno peggio ha sempre vita breve, dovrebbe ben saperlo Grillo). A cominciare dal tanto sbandierato "programma del Movimento 5 Stelle", che più che di difese acritiche avrebbe bisogno di una revisione sensata, di un ampliamento considerevole (mancano pezzi e contributi essenziali, inutile negarlo) e di un costante cambiamento che tenga conto dell'evoluzione stessa del Movimento. Per continuare poi con l'abbandono di quella visione isolazionista, figlia certamente dell'ostracismo (iniziale) dei media e dei pregiudizi dei mezzi di informazione, ma ora inadeguata a rappresentare così tanti italiani. E senza dimenticare la necessità di chiarire alcune posizioni su temi di grande rilevanza, insomma, quella piattaforma ideologica che non può essere semplicemente considerata come "residuo novecentesco" (e su questo ci sarebbe davvero molto da discutere). Insomma, Grillo non sarà Mussolini, ma non si atteggi a "profeta del Terzo Millennio", non ne abbiamo davvero bisogno…