La vittoria di Rosario Crocetta alle elezioni regionali in Sicilia e il boom del Movimento 5 Stelle e del suo candidato Giancarlo Cancelleri: è questo in estrema sintesi il bilancio del cruciale test elettorale delle elezioni regionali in Sicilia. Ma da un punto di vista strettamente "politico" il test siciliano presenta una serie di implicazioni e "controindicazioni" che meritano un'attenzione particolare. Proviamo insomma a vedere nel dettaglio cosa è successo in Sicilia e cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni.
Il boom dell'astensionismo e l'indifferenza al potere – Lo dicevamo qualche settimana fa e (sinceramente) speravamo di sbagliarci: più che pronti a mobilitarsi e determinati a riconquistare un ruolo attivo, gli italiani sembrano sfiduciati, "rabbiosamente indifferenti" e talmente disillusi da non riuscire più nemmeno ad immaginare un Paese migliore. E il dato dell'astensionismo in Sicilia sembra essere una chiara epifania di questo sentimento. Che è tanto più significativo perché riguarda un territorio che pure aveva visto negli ultimi mesi la massiccia partecipazione popolare alla protesta dei forconi ("fenomeno" del quale avevamo già rimarcato le mille contraddizioni, evidenziate dal flop di Mariano Ferro e della sua lista). Solo per capirci, se le regionali fossero state un referendum, non avremmo raggiunto il quorum: questo è il dato con cui i partiti, tutti, dovrebbero confrontarsi.
Il crollo del Popolo della Libertà e le angosce di Angelino Alfano – Non ci giriamo intorno: queste elezioni sono la pietra tombale delle residue ambizioni di Angelino Alfano di guidare in prima persona il centrodestra alle prossime elezioni politiche. Malgrado La Russa ed altri contestino una simile analisi, è innegabile che il segretario del Popolo della Libertà aveva investito molto in Nello Musumeci e nella possibilità almeno di "tenere botta" nella consultazione casalinga. Invece, nella terra del 61 a 0, il Pdl supera di poco il 12%, con Musumeci che a stento arriverà al 25%. Difficile, anzi impossibile, pensare che un simile tracollo resti senza conseguenze per chi ha gestito le strategie negli ultimi anni. E appellarsi al partito del non voto può essere "scusa da talk show", ma regge ben poco ai piani alti del PDL.
Vince il Partito Democratico, con l'UDC e senza SEL ed IDV – "C'è la forza della nostra proposta. Da queste elezioni noi ricaveremo un messaggio: tocca a Crocetta, ma tocca anche al PD di portare avanti con forza la richiesta di cambiamento". Fa bene Bersani ad essere soddisfatto, così come Crocetta ha tutte le ragioni per parlare di risultato storico. Però il risultato siciliano può rimettere anche in discussione quello che sembrava un cammino già tracciato alle politiche del 2013: nell'isola il PD vince con l'UDC e con l'opposizione di IDV, Fds ma soprattutto Sel, promessa sposa alla consultazione elettorale della primavera del 2013. In tal senso già è cominciato il lavoro dei pontieri sia in casa democratica che in casa centrista: circostanza che, a poche settimane dalle delicatissime primarie, potrebbe provocare fratture e polemiche in parte dell'elettorato del centrosinistra.
Trionfo a 5 Stelle, il capolavoro di Beppe Grillo – Non inganni il tentativo di sminuire la portata del risultato del Movimento messo in atto in queste ore, perché quello di Cancelleri è un risultato storico, impossibile da prevedere soltanto 6 mesi fa. Un capolavoro che porta la firma di Beppe Grillo, l'unico leader politico impegnato "anima e corpo" (è proprio il caso di dirlo, dopo la controversa traversata dello Stretto) in una campagna elettorale che ha riportato in piazza migliaia di persone. Una mossa studiata nei minimi dettagli, che ha messo in scacco la politica tradizionale e che ci aiuta a rilanciare una domanda di senso (pur essendo tra i "critici" di alcune gestioni a 5 stelle): per quanto ancora i partiti continueranno a snobbare Beppe Grillo ed il Movimento 5 Stelle? Per quanto ancora la politica continuerà a considerare come un fenomeno di costume un'esperienza comunque complessa ed articolata?
Crocetta, il Governatore senza maggioranza – Il risultato finale, al termine dello scrutinio, era però già scritto in larga parte: un Governatore senza maggioranza politica, costretto a raggiungere accordi "sanguinosi" o a ripercorrere sentieri già battuti in passato. Un percorso ad ostacoli che rispecchia anche i limiti di una legge elettorale e l'eterna incapacità di sintesi di posizioni diverse, che è il vero tallone d'Achille a sinistra. L'ex Sindaco di Gela dunque, rischia di governare 5 anni con la spada di Damocle dell'assenza dei numeri all'Ars: scene già viste e riviste, un grande classico della seconda Repubblica. Insomma, la gestione Crocetta non è ancora cominciata, ma la partita è tutt'altro che chiusa.