Regionali, Nevi a Fanpage: “FI raddoppia consensi in E-R e Umbria. Dalla Chiesa su alluvione? Era critica politica”
La doppia vittoria per il centrosinistra alle elezioni regionali in Umbria e in Emilia-Romagna, con l'elezione di Michele De Pascale e Stefania Proietti, impone una riflessione alla coalizione sconfitta, il centrodestra. Il primo partito del centrodestra è sempre Fratelli d'Italia, e come sottolinea anche il presidente dell'Istituto Piepoli Livio Gigliuto in quest'analisi, la coalizione sembra avere ormai una morfologia molto definita. Il partito della premier Meloni anche in questo caso ha raccolto in Emilia-Romagna il 23,74%, in Umbria il Fdi 19,44%, collocandosi in entrambe le Regioni subito dopo il Partito Democratico. Accanto a Fdi ci sono poi, staccati, i due alleati, Forza Italia e Lega, che confermano in genere le loro percentuali, e che si mantengono più o meno allineate.
Analizzando i risultati di questa tornata elettorale, emerge però un dato: Forza Italia, come hanno sottolineato diversi esponenti azzurri, ha praticamente raddoppiato i consensi e i seggi nelle due Regioni ieri al voto. In Umbria, rispetto alle elezioni europee dello scorso giugno, Forza Italia ha guadagnato l'1,8%, mentre la Lega l'1,3. Se guardiamo alle elezioni regionali del 2020, Forza Italia ha guadagnato 4,2 punti, mentre la Lega è diminuita di 29,3 punti.
Leggermente diverso il quadro in Emilia-Romagna. Qui quasi tutti i partiti hanno perso voti rispetto alle elezioni europee di giugno: nel caso di Forza Italia la perdita è stata esigua, lo 0,5, a fronte di un calo di Fratelli d’Italia di 4,3 punti percentuali, e della Lega, quantificabile nell'1,2. La variazione rispetto alle regionali del 2020 mostra uno scenario completamente diverso: se Fdi è cresciuto, la Lega rispetto al 2020 ha perso 26,7 punti, e Forza Italia ha recuperato 3,1 punti. Ne abbiamo parlato portavoce del partito, Raffaele Nevi, che ha sottolineato come Forza Italia si sia stabilizzata come secondo partito della coalizione di centrodestra.
Al netto della sconfitta elettorale in Emilia-Romagna e Umbria per il centrodestra, per Forza Italia avete registrato un aumento di consensi? Portate a casa tutto sommato un risultato positivo?
Sì, abbiamo avuto un raddoppio di consensi, siamo molto soddisfatti. Segnalo che il più votato di tutti i partiti in tutta l'Umbria è stato il nostro coordinatore regionale, Andrea Romizi, ex sindaco di Perugia. Seconda tra gli eletti di Forza Italia è stata la presidente della provincia di Terni, Laura Pernazza, sindaca di Amelia. Abbiamo raggiunto un livello alto, al di là delle aspettative, perché i sondaggi ci davano all'8,50 circa in Umbria, e invece siamo arrivati a 9,70. Tra l'altro qui la lista era solo con Forza Italia, perché Noi Moderati aveva una lista a parte, e ha preso il 2,87; mentre la lista civica di Tesei aveva al suo interno anche esponenti di Forza Italia, e ha preso il 5%. Da queste elezioni ne esce molto rafforzata l'area moderata, e Forza Italia in particolare.
Siete soddisfatti anche delle percentuali dell'Emilia-Romagna, rispetto alle europee e alle precedenti Regionali?
Alle precedenti Regionali purtroppo avevamo toccato il minimo storico, il 2,56. Questa volta siamo arrivati al 5,62, possiamo dire che siamo ripartiti in Emilia-Romagna, abbiamo riavviato un processo di radicamento territoriale, che in questa Regione è molto complesso, ma ci sono dati incoraggianti. Stiamo cercando di ricostruire anche lì una classe dirigente locale. Siamo contenti perché c'è un trend di crescita ci rassicura per il futuro. Ci stabilizziamo come secondo partito della coalizione, siamo ormai il terzo partito d'Italia. Per un partito che secondo alcuni commentatori era destinato a morire dopo la scomparsa del suo leader e fondatore, mi pare un ottimo risultato, Forza Italia è più solida che mai. Anzi, stiamo recuperando a livello di elezioni territoriali, che per noi sono state sempre un po' ostiche.
Questo è il bilancio per Forza Italia. Cosa è mancato invece al centrodestra per vincere, almeno in una Regione che sembra più contesa, come l'Umbria?
In Umbria l'analisi andrà fatta con più calma. Certamente scontiamo il fatto che nei cinque anni passati al governo abbiamo forse comunicato troppo poco quello che di buono abbiamo fatto. Anche la stessa Donatella Tesei ha ammesso che c'è stato un difetto nella comunicazione, e probabilmente pur di cercare di portare a casa i risultati, che pure ci sono stati, ha sacrificato un po' il rapporto con al gente. A questo aspetto abbiamo dedicato più attenzione solo in campagna elettorale, ma in questa fase sappiamo che la soglia d'attenzione non è molto alta. E poi l'astensione ha favorito certamente il centrosinistra e sfavorito il centrodestra.
Perché?
Quando abbiamo preso il governo nel 2019, l'aspettativa nei confronti del centrodestra era enorme, c'era la voglia di voltare pagina, di cambiare. Poi è arrivato il Covid, le difficoltà nella sanità, che non sono solo dell'Umbria, ma di tutta Italia. Anche a causa della mancanza di comunicazione di cui parlavo prima, i nostri non sono stati motivati ad andare a votare, per cui l'astensionismo ci ha penalizzato.
Secondo lei in Emilia-Romagna è stato un errore il braccio di ferro innescato dal governo nazionale con quello regionale a proposito dei fondi per l'alluvione?
No, secondo me no, non c'entra nulla. In quel caso abbiamo detto la verità, le difficoltà registrate nel post alluvione sono dovute anche all'inerzia rispetto agli investimenti, da parte del governo regionale. Dopodiché sapevamo perfettamente che in Emilia-Romagna il centrosinistra è fortissimo, ma questo lo osserviamo anche in altre Regioni, a parte invertite. Ogni territorio ha la sua storia e le sue dinamiche, che chiaramente incidono sul risultato. E sempre di più nelle elezioni regionali conta la classe dirigente, il radicamento nel territorio.
Lei vede quindi questo risultato come scollegato rispetto al contesto nazionale?
Assolutamente sì.
La parlamentare azzurra Rita Dalla Chiesa ieri se l'è presa con i cittadini dell'Emilia-Romagna che hanno votato per il centrosinistra, pronunciando una frase poco felice: "Alla prossima alluvione se lo ricorderanno". Ha sbagliato?
Ma no, era solo una critica politica. Certamente anche osservatori autorevoli e indipendenti hanno detto che c'è stata una gestione del territorio non proprio all'altezza della situazione. Quindi ci aspettavamo che i cittadini avessero più voglia di cambiamento, anche rispetto a questa vicenda. Rita Dalla Chiesa ha detto semplicemente questo, e le sue parole sono state strumentalizzate. Conoscendola, so perfettamente che il suo intento non era offensivo.
La frase è suonata però come minacciosa.
A me pare sia stata estrapolata da un discorso più ampio. Nelle sue parole non ho visto alcuna mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini colpiti dall'alluvione.
Secondo lei avrebbe fatto la differenza una maggiore presenza dei leader in campagna elettorale? Per esempio la premier Giorgia Meloni non si è vista nel comizio di chiusura in Emilia-Romagna.
I leader nazionali sono stati molto presenti durante la campagna elettorale. Meloni al comizio a Bologna non c'era, ma in Umbria è venuta e abbiamo comunque perso. Il tema è che sono elezioni regionali, l'astensionismo è legato esclusivamente alla dimensione locale.